Teresa Armenti, la ricchezza della vita

Teresa Armenti è autrice di vari saggi, versi poetici e omaggi alla sua terra. Ho trascorso molte serate ad ascoltare mio padre quando raccontava il suo passato. 
di Michele Luongo 

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Teresa Armenti

Per Teresa Armenti, la ricchezza della vita sta nella saggezza e nei valori che ha trasmesso sempre con entusiasmo e dedizione ai suoi studenti in terra lucana. Uno stile di vita che ha trasportato nella scrittura, Teresa Armenti , infatti,  è autrice di vari saggi , versi poetici e omaggi alla sua terra essendo appassionata di storia e tradizioni popolari .

Cos’è che spinge Teresa Armenti alla scrittura ?
Il desiderio di liberazione, di comunicazione, di guardarsi dentro, il gusto della scoperta, la passione verso il passato, l’autoironia.

La letteratura non nasce dal vuoto,  quanta ricchezza c’è nella terra Lucana ?
La Lucania è una regione ricca di un paesaggio incontaminato, rupestre, che incanta in tutte le stagioni. Non ci si annoia mai. Ogni angolo nasconde un segreto e suscita emozioni.

<< Il cielo  si tinge di rosa / un rosa pallido e lieve / diventa canarino / poi diventa iacintino / a mano a mano violetto … >>,  sono i versi di una sua poesia  “ Colori lucani ”,  oggi  c’è armonia nei colori del Sud ?  
I pozzi petroliferi, purtroppo, hanno inquinato l’ambiente e, chissà, ho il sospetto che nel mio territorio siano nascoste anche scorie radioattive, altrimenti non si può spiegare l’alta incidenza di morti per tumori. C’è, poi, l’inquinamento “politico” che ci turba molto e non ci fa vivere sonni tranquilli, come una volta. A Castelsaraceno, comunque, si può ancora contemplare una notte stellata ed assistere alla consegna del sole alla luna, se si ha l’animo sgombro da pensieri tristi.

Con l’insegnamento lei  ha avuto la possibilità di stare a stretto contatto con i giovani . Secondo lei la Scuola conosce le attuali problematiche adolescenziali ? 
Io ho insegnato per 35 anni ed ho cercato di stabilire sempre un canale di comunicazione con gli alunni, un’intesa, di creare stimoli opportuni per basare l’attività educativa e didattica sulla fiducia reciproca, sul dialogo, elementi essenziali per un insegnamento efficace. 

Ogni ragazzo è stato considerato una persona, unica, irripetibile, con potenzialità da far venire alla luce, dando a ciascuno l’opportunità di esprimersi in base alle proprie possibilità, rispettando i ritmi di apprendimento. C’è da dire, comunque, che l’adolescenza è un periodo difficile, con i cambiamenti d’umore, i malesseri, la contestazione verso le istituzioni, la ricerca della propria  identità. I ragazzi sono pieni di contraddizioni: precoci sotto molti aspetti, infantili, quasi indifesi e addirittura fragili sotto altri. Non controllano sufficientemente le loro emozioni, non hanno il senso della misura, ma tendono ad esagerare; di conseguenza , non hanno ancora rispetto delle regole e delle leggi, anche perché non hanno timore dell’autorità sia istituzionale che familiare.

La Scuola si trova di fronte ad alunni che sono l’espressione della società consumistica, di fronte alla generazione definita degli “abbastanza”, che non conosce il senso del limite, pretende ottimi risultati senza l’applicazione adeguata; una generazione che pare abbia una emotività molto più potente ed uno spazio di riflessione molto più modesta.

Se si insegna, però, con amore e professionalità e si attende con pazienza sulla soglia, vigilando delicatamente ed entrando nel mondo degli alunni solo quando é permesso, si riescono a conoscere le varie problematiche ed a risolverle in un certo modo. Bisogna, però, fare i conti con i modelli esterni di riferimento, come “Ronaldo”, le “top-model”, le “dive” dello spettacolo, i cui valori sono bellezza e ricchezza.

Gli adolescenti di oggi hanno bisogno di punti fermi di riferimento, di testimonianze, anche di severità e puntualità. Devono saper scegliere ed interpretare i numerosi messaggi da cui sono bombardati. Nella società dello zapping, preferiscono passare velocemente da una parte all’altra, senza soffermarsi. Il lasciar correre, il permissivismo sono dannosi e non aiutano nella formazione. I mass-media diffondono, purtroppo, notizie sempre più allarmanti sulla Scuola.

Io sono convinta che, tolti alcuni aspetti negativi, la Scuola italiana conosce le problematiche adolescenziali e si adopera in tutti i modi per risolverle. Ci sono tanti bravi docenti che, in silenzio, assolvono alla loro “missione”, lavorando tra i banchi con gli alunni, sostenendoli, incoraggiandoli, aiutandoli nella loro crescita non solo culturale, ma anche umana e sociale; essi devono, comunque, fare i conti con le problematiche della politica che si insinua dappertutto, con i “progetti” e “progettini” da realizzare e con una riforma delle Scuole Superiori che stenta a decollare. Per me, la Scuola non è un’azienda, ma una preziosa ed insostituibile istituzione che ha i suoi percorsi, le sue corsie preferenziali, i suoi sistemi di valutazione.

C’è ancora quel legame Scuola – famiglia ?
Direi che molto spesso c’è conflitto, che a volte si trasforma in aggressività. La Famiglia è cambiata; è diventata super protettiva nei confronti dei figli; non sa più educare; i ruoli si sono capovolti. Anche la Scuola è in crisi; a volte avvengono episodi raccapriccianti.

Lei è impegnata in associazioni culturali. Il Sud quale difficoltà incontra nel fare emergere la cultura ?
Molteplici sono le difficoltà. Devo dire che il Sud spesso è ingrato con i suoi figli, non li sostiene né li incoraggia, ma li lascia in una profonda solitudine. Spesso le iniziative culturali, che vengono portate avanti a fatica, non durano a lungo.

Nell’introduzione del bellissimo romanzo “ Mio padre racconta il Novecento” , lei scrive : << Ho deciso di mettermi vicino a lui ed ascoltarlo attentamente mentre racconta il suo passato, il suo Novecento >>, è una frase bellissima, racchiude la ricchezza dell’essere umano, nel sapere ascoltare tramandare ,  ci vuole  trasmettere la sua emozione  nel raccontare la storia di suo padre ? .
Ho trascorso molte serate ad ascoltare mio padre quando raccontava il suo passato. Devo dire che ho messo da parte gli altri impegni e mi sono dedicata completamente a lui. E’ stato un periodo  emozionante ed entusiasmante. Ho apprezzato maggiormente la sua vita ed ho capito i suoi silenzi ed il suo modo di vedere. Mi sono avvicinata maggiormente a lui ed è crollato man mano quel muro di incomunicabilità che spesso si erge tra genitori e figli. La rigidità è scomparsa ed ha lasciato il posto ad una tenera comprensione.

Il messaggio religioso è parte di Teresa Armenti, ogni anno  ha dedicato dei versi  di speranza e di amore ai suoi conoscenti. La raccolta  “Aliti d’Amore” né la testimonianza , cos’è il Natale per Teresa Armenti ?
Il Natale per me è un bisogno di manifestarmi, di inginocchiarmi davanti al Dio fatto Bambino, di contemplarlo e mandare un messaggio di Amore alle persone che ho incontrato durante la mia vita, ma soprattutto ai sofferenti. Oggi abbiamo tutti bisogno di Amore, quello vero. Solo Gesù Bambino ce lo può dare.

Da Castelsaraceno a …, un foglio bianco, cosa ci scrive ?
Castelsaraceno, terra di magia lucana, invita tutti a percorrere i suoi sentieri, a raggiungere le vette dell’Alpi e del Raparo, a scoprire gli angoli suggestivi, ad intrattenersi in piazza con la gente loquace, che racconta leggende di tesori nascosti, fatti di briganti e storielle divertenti.

Scrivere per raccontare , raccontarsi scrivendo  cosa ci riserva il futuro letterario di Teresa Armenti  ?
Per il momento sono impegnata, insieme a un gruppo di amiche/amici, nella redazione del periodico locale “Il Paese – tra pensieri e azioni”.
Vorrei dare in stampa una raccolta di poesie in dialetto castellano.
Sto curando il vocabolario del dialetto castellano, che richiede tempo e pazienza.
Vorrei inoltre continuare, insieme alla mia amica Ida Iannella, la ricerca storica locale sul brigantaggio e sui Saraceni.

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (23/04/2008)

 

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