Foucault, l’impazienza della libertà

Non credo che l’unico punto di resistenza possibile al potere politico – inteso come stato di dominio – stia nel rapporto di sé con sé. Dico che la governabilità implica il rapporto di sé con sé… Il modo di determinare la condotta degli altri assume forme molte differenti, suscita appetiti e desideri.

Redazione

 

Michel Foucault ( 1926 -1984 ) è stato filosofo, archeologo dei saperi, saggista letterario, professore al college de France e autore di opere di importanza fondamentale per il pensiero contemporaneo.

Quando Sartre parla del potere come male supremo sembra alludere alla realtà del potere come dominio; probabilmente, so questo punto lei è d’accordo con Sartre.
Si, credo che queste nozioni siano state definite male e che non si sappia bene di cosa si parli. Io stesso non sono sicuro di averne parlato chiaramente, né di aver utilizzato le parole giuste, quando ho incominciato ad interessarmi al problema del potere. Adesso ho una visione molto più chiara di tutto ciò; mi sembra che si debbano distinguere le relazioni di potere in quanto giochi strategici tra le libertà – giochi strategici che fanno si gli uni cerchino di determinare la condotta degli altri e gli altri rispondano cercando di non lasciar determinare la propria condotta o di determinare, allora volta la condotta degli altri – dagli stati di dominio, che sono quelli che ordinariamente vengono definiti come il potere . E, tra i due, tra i giochi di potere e gli stati di dominio, ci sono le tecnologie di governo, attribuendo a questo termine un senso molto ampio – e la maniera in cui si governa la propria moglie, i propri figli, come anche la maniera si governa un’istituzione. L’analisi di queste tecniche è necessaria, perché, molto spesso e attraverso questo genere di tecniche che gli stati di dominio vengono stabiliti e mantenuti. Nella mia analisi del potere, ci sono tre livelli: le relazioni strategiche, le tecniche di governo e gli stati di dominio.

In un passo dei suoi corsi sull’ermeneutica del soggetto, le dice che il primo punto utile di resistenza al potere politico sta nel rapporto di sé con sé .
Non credo che l’unico punto di resistenza possibile al potere politico – inteso come stato di dominio – stia nel rapporto di sé con sé. Dico che la governalità implica il rapporto di sé con sé, il che significa precisamente che, con la nozione di governalità, mi riferisco all’insieme delle pratiche attraverso cui si può costituir, definire, organizzare, strumentalizzare le strategie che l’individui, nella loro libertà possono avere tra di loro. Sono individui liberi che cercano di controllare, di determinare, di delimitare la libertà degli altri e, per fare questo, dispongono di alcuni strumenti per governare gli altri. Tutto ciò poggia dunque sulla libertà, sul rapporto di sé con sé e sul rapporto con l’altro. Ma, se si cerca di analizzare il potere, invece che a partire dalla libertà, dalle strategie e dalla governalità, appartiene dall’istituzione politica, allora il soggetto può essere concepito come soggetto di diritto. Si ha un soggetto che era dotato di diritto o che non lo era  e che, attraverso le istituzioni della società politica, ha ricevuto o ha perduto dei diritti: in tal modo, si torna a una concezione giuridica del soggetto. Credo che la nozione di governalità permetta, invece, di far valere la libertà del soggetto e il rapporto con gli altri, cioè quello che costituisce la materia stessa dell’etica. 

Lei pensa che la filosofia abbia qualcosa da dire sul perché di questa tendenza a voler determinare la condotta dell’altro ?
Il modo di determinare la condotta degli altri assume forme molte differenti, suscita appetiti e desideri di densità molto diversa a seconda della società. Non conosco per niente l’antropologia, ma si può immaginare che esistono delle società in cui il modo di guidare il comportamento degli altri è regolato a priori talmente bene che tutti i giochi sono, in qualche modo, fatti. Viceversa in una società come la nostra – questo è molto evidente ,  per esempio nelle relazioni familiari, nelle relazioni sessuali o affettive – i giochi possono essere moltissimi e, di conseguenza, la voglia di determinare i comportamenti degli altri è assai più grande. Più le persone sono libere le une nei confronti delle altre, più la voglia di determinare il comportamento degli altri è grande. Più il gioco è aperto, più risulta attraente e  affascinante.

Pensa che la filosofia abbia il compito di avvertire dei pericoli del potere?
Questo compito è sempre stato una grande funzione della filosofia. Nel suo versante critico – intendo critico in senso lato – , la filosofia è proprio ciò che rimette in discussione tutti i fenomeni di dominio, a qualunque livello e in qualunque forma essi si presentino – politici, economici, sessuali e istituzionali. Questa funzione critica della filosofia deriva, fino a un certo punto, dall’imperativo socratico: “occupati di te stesso”, cioè “fonda te stesso in libertà, attraverso la padronanza di te”.

Michel Foucault, Antologia  – L’impazienza della libertà, A cura di Vincenzo Sorrentino, Saggi Universali economica Feltrinelli – 2005

 

    Redazione
 (13/08/2016)

 

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