I fratelli Garibaldi sul fronte dolomitico

Le imprese belliche dei fratelli Garibaldi sul fronte dolomitico, nel corso della prima guerra mondiale. La vetta, il tricolore, la propaganda. In occasione della conferenza è stato istituito un Annullo speciale.
di Achille Ragazzoni

 

Fratelli-garibaldi
i fratelli Garibaldi

“I fratelli Garibaldi sul fronte Dolomitico” è il titolo della conferenza tenuta sabato a Bolzano, presso il Circolo Militare Unificato, dove sono state rievocate le imprese belliche dei cinque nipoti dell’Eroe dei Due Mondi sulle Dolomiti nel corso della prima guerra mondiale. 

Una breve escursione storica sull’azione militare dei fratelli Garibaldi, si parte dal fronte delle Argonne nel 1914  (l’Italia non era ancora entrata in guerra) , che vide sei fratelli Garibaldi  impegnati a combattere sul fronte francese (due di loro, Bruno e Costante, caddero in combattimento), nel 1915, con l’Italia entrata ufficialmente in guerra, troviamo Peppino Garibaldi, col grado di tenente colonnello, nel 52° Reggimento Fanteria Alpi e come sottoposti ha i fratelli Ezio, Sante, Ricciotti e Menotti (giunto dall’Australia, non aveva partecipato all’impresa delle Argonne).

Il Reggimento è impiegato sul fronte dolomitico, nella Val Cordevole, al confine tra Trentino, Alto Adige e Bellunese. Le battaglie che li vedono impegnati si svolgono soprattutto attorno al Col di Lana, la cui conquista costerà molto sangue e moltissimi sacrifici.

Peppino riuscirà a piantare il Tricolore sulla vetta e questo fatto verrà molto usato dalla nostra propaganda (l’impiego di tutti i fratelli Garibaldi in un Reggimento che era stato fondato dal loro illustre nonno, corrispondeva, appunto, anche alle esigenze della propaganda).

I volontari, e solo loro, potevano portare una camicia rossa sotto la giubba, ma le leggi di allora non permettevano l’impiego di più di 250 volontari per reggimento, quindi i volontari, che furono molti di più (la gran parte proveniva dal movimento giovanile del Partito Repubblicano e da movimenti mazziniani dissidenti, gli altri dal movimento giovanile dell’Associazione Nazionalista) furono distribuiti anche tra altri reggimenti.

Nel corso della guerra Peppino arriverà a comandare tutta la Brigata Alpi e alla fine della guerra verrà promosso Generale di Brigata, ma rifiutò l’opportunità, che gli venne offerta, di continuare la carriera militare. Il fratello Ezio, che sul fronte dolomitico verrà seriamente ferito, entrerà nella Milizia diventandone Console Generale ed inserirà il movimento dei reduci garibaldini nelle istituzioni fasciste, pur conservando grande e coraggiosa libertà di giudizio (per esempio alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni si scaglierà con veemenza contro le leggi razziali).

Durante la conferenza, è stato aperto un ufficio postale distaccato che ha obliterato la corrispondenza in partenza e le commissioni filateliche con un annullo speciale figurato creato per l’occasione e raffigurante Peppino Garibaldi.

 

  di Achille Ragazzoni
     (30/03/2015)

 

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