Malaparte, Compagno di viaggio

Inedito, Il Compagno di viaggio . L’accusa,  eroismo di pochi e mediocrità dei  futuri padroni. Qui, in particolare Curzio Malaparte s’identifica con il dramma del soldato bergamasca Calusia, sopravvissuto al suo tenente.
Redazione

 

Questo non è Kaputt, e nemmeno La pelle.  Eppure Il compagno di viaggio ( pagine 98, euro 13,50 ) l’inedito di Malaparte in uscita per l’editore Excelsior, e di cui pubblichiamo uno straccio, porta lo stigma dell’Arcitaliano. Ci sono la guerra, l’esperienze della disfatta, la vocazione agli eccessi, l’avversione per << i ladri, veri nemici dell’Italia>>, in cui è rappresentata la classe politica ( democristiana ) dominante negli anni  cinquanta.

Insomma, Il compagno di viaggio, romanzo breve iniziato nel 1946, interrotto e poi ripreso nel ’55 con l’intendo di trarne un film che non sarà mai completato, si può forse considerare l’ultimo lavoro dello scrittore.

Il racconto a tratti appena abbozzato – tanto da lasciare intravedere  il filo della trama – si può leggere come il compendio di una vita spesa letterariamente e in modo contraddittorio, fra adesione e ripulsa del fascismo, avvicinamento finale al comunismo, incapacità di accettare il volto grigio e quotidiano della democrazia. Qui, in particolare Curzio Malaparte s’identifica con il dramma del soldato bergamasca Calusia, sopravvissuto al suo tenente.

L’ufficiale è caduto combattendo gli inglesi in Calabria, e Calusia è deciso a mantenere la parola data al superiore: risalirà fino a Napoli portando con sé le spoglie del morto, costì quel che costì, inflessibilmente determinato a espletare l’incarico, restituendo  la vittima alla famiglia. Il suo percorso, nell’attraversare l’Italia disastrata del  ‘43 assume la cadenza di una processione sacra, scandita dalla tappe di una crescita personale.

Alla fine, la Napoli che si offrirà al soldato Calusia somiglierà a quella tragica e più tipicamente malapartiana dei romanzi maggiori, dove l’umiliazione dei vinti si confonde con quella dei vincitori.

di  Dario Fertilio –  Dal quotidiano Corriere della Sera del 26.11.2007

 

    Redazione
 (12/09/2015)

 

ViaCialdini è su www.facebook.com/viacialdini e su Twitter: @ViaCialdini