Negli anni e con gli anni

Libero è un giovane come tutti i ragazzi: sventato e profondo, ribelle ma avvinto con radici indissolubili a una società e a dei valori in cui riconosce il significato del proprio esistere. Vincenzo Barca, diritto di amare.
Redazione

 

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Vincenzo Barca, negli anni e con gli anni

Libero Pignata, giovane Ufficiale di Artiglieria in servizio a Trento, seguendo l’originaria tradizione calabrese, si prepara a festeggiare il Santo Natale in un Trentino caratterizzato da un’abbondante nevicata. Di tanto in tanto guarda con tenerezza la moglie Neviana, veneta dal colorito bianco. rosato, indaffarata a stirare la montagna di panni appena raccolta dallo stenditoio. Entrambi non perdono di vista la figlioletta Marzia, una graziosa creatura di poco più d’un anno, tutta presa a rincorrere, carponi sul pavimento, un topolino meccanico, il suo giocattolo preferito.
La piccola, un frugoletto dagli occhi neri, con l’argento vivo addosso, manifesta una incontenibile gioia di vivere. Fuori, intanto, la neve continua a cadere a larghe falde. E nella imbiancata oasi del Trentino la vita scorre senza affanni.
I rumori ovattati rallentano il ritmo del quotidiano e dettano pause di riflessione tali da rendere possibile accogliere, con la necessaria predisposizione, l’insieme dei ricordi misti ai problemi di vita e di lavoro.
La momentanea tregua, se da un lato allontana dalla proiezione del progresso, dall’altro permette di ritrovare nel ricordo spezzoni dei nostri comportamenti di animali sociali aprendo una questione che per propria natura non può essere chiusa.

Il Capitano Pignata è pensoso. Gomiti appoggiati sul davanzale e mento sulle nocche, segue il volo del passero alla ricerca di cibo. Gesti ripetitivi, che gli riportano alla mente il paese natio, Cirò Marina, la gente. Luoghi e fatti si proiettano come per magia sul manto nevoso, proprio come sequenze d’immagini sul grande schermo, mettendo a nudo il fenomeno dell’emigrazione, che dissanguò il Meridione d’Italia e che vide molti figli, i disadattati, perdersi sotto i portici del centro ad elemosinare le fantomatiche “cento lire”, misera chiave per l’Eden della vita industriale, per rifugiarsi poi sulle panchine dei giardini, nelle piazze o nei portoni ingombri di siringhe e disperazione.

Albeggia. Cirò Marina, un tempo Borgo Alice, paese calabrese sulla costa ionica, pare sgranchirsi al primo vagito del giorno.
All’orizzonte del mare, le luci delle lampare impallidiscono al cospetto del globo, infuocato, che scrollatosi di dosso le ultime gocce salate inizia l’ascesa nel cielo, realizzando affreschi inimitabili. E’ la marina s’incendia.

Sotto il ritmico sforzo sui remi dell’incartapecorito lupo di mare, le “gravide” barche, attese con impazienza da rivuciari ( coloro che comprano il pesce dalle barche) e curiosi, scivolando su scie di luci guadagnano la riva. Mentre il silenzio dell’arenile, rotto dal cigolo dell’argano e dal roco grido del gabbiano, dà il via al nuovo giorno. Inizia così, sul palcoscenico della marina e con gl’inconsapevoli attori di sempre, la rappresentazione del mattutino.

Nella ruga ( vicinato) di Piazza Rossa, in una casa prospiciente il mare, Libero, primogenito di Annibale Pignata e Laura Cannata sta svegliandosi. Ancora intorpidito dal sonno alza la tesa dal cuscino e si guarda attorno come per accertarsi che nulla sia cambiato. Poi, scivolato pigramente dalle lenzuola,infila le ciabatte, si avvicina alla finestra che dà sulla strada e la spalanca. Una piacevole refolo di vento gli accarezza il lungo ciuffo nero.

<< Ti amo terra mia!>> esclama.
L’espressione delicata del suo viso levigato, bruno, ben si accosta al taglio dei grandi occhi castani, sempre in movimento, che tradiscono uno sguardo inquieto, indagatore ma tanto tenero da mostrare l’anima e rispecchiare l’intima rivoluzione.

….. tratto da “ negli anni e con gli anni” ( Diritto di amare) di Vincenzo Barca, Ed. Arca 2006,  Pag. 134 euro 12,00 – ISBN 88-88203-31-1

 

    Redazione
 (08/05/2015)

 

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