Fecondazione artificiale ad Arco… e i risvolti etici ?

Arco, nuovo reparto per la fecondazione artificiale. Una grave offesa alla dignità umana, con rischi anche per la coppia. Medicalmente Assistita, un neologismo dietro il quale si nasconde una scienza che non si prende cura del problema dell’infertilità. La Provincia si impegni sul fronte della cura della sterilità. 
di Mauro Sarra

 

Fecondazione artificiale ad Arco… e i risvolti etici ?Salutata dalle autorità provinciali e non solo con certo giubilo, l’inaugurazione, ad Arco, del nuovo reparto per la fecondazione artificiale si presenta in realtà come un evento dai risvolti etici drammatici. Addirittura 1000 fecondazioni annue sono previste dai fautori della cosiddetta Procreazione Medicalmente Assistita, un neologismo dietro il quale si nasconde una scienza che non si prende cura del problema dell’infertilità, ma sostituendosi artificialmente alla coppia, lo trascura e lo bypassa.

L’aspetto ancora più allarmante di questa nuova realtà, tuttavia, riguarda la possibilità di praticare, accanto all’omologa, anche la tecnica eterologa, cioè con un ‘donatore’ di materia genetica esterno alla coppia. Ciò, nonostante siano conosciuti tutti i risvolti negativi che comporterà.

Anzitutto per l’embrione umano, di fatto trattato – nella fecondazione – come mero prodotto da laboratorio e quindi privato di quella dignità umana per il riconoscimento della quale, già nel lontano 1988, 400 docenti universitari tra cui 16 rettori firmarono una petizione rivolta al Parlamento europeo. L’eterologa, poi, aggrava le cose, come attestano ricerche dimostranti che i figli concepiti in questo modo scontino, rispetto agli altri, maggiore insicurezza psicologica e il 53% di essi risulti disturbato quando si parla della genealogia, rispetto al 29% dei figli adottati (cfr.: My daddy’s name is donor, Institute for American Values, New York 2010).

Senza dimenticare gli effetti della Pma sugli aspiranti genitori: essendo un processo lungo e costoso, spesso fallimentare, sovente ingenera tensioni nella coppia. Il più frequente dei casi vede il coniuge non genetico, cioè quello che è ricorso a seme o ovulo non suo, per esempio in un periodo di difficoltà con la moglie o col figlio, affermare riferito a quest’ultimo: «Tu non sei mio figlio!»; oppure rinfacciare al coniuge di aver voluto a tutti i costi un figlio che ora, lui o lei, non sente davvero suo. Ma può accadere anche il contrario: può essere il figlio che rinnega il genitore adottivo, non riconoscendo in lui il proprio patrimonio genetico, il proprio aspetto: «Cosa vuoi da me, che non sei neppure mia madre (o mio padre)?».

Queste ed altre possibili complicazioni evidenziano, per il Movimento per la Vita di Trento, l’urgenza che la PAT attui un serio ripensamento circa le tecniche di fecondazione assistita per imboccare con convinzione la via della vera cura della sterilità di coppia sulla scia, ad esempio, dell’Istituto Scientifico Internazionale di ricerca sulla fertilità e infertilità del Policlinico Gemelli di Roma. Un centro d’eccellenza che, attraverso un approccio rispettoso della coppia e della vita nascente e grazie all’ausilio dell’innovativa microchirurgia tubarica, rimuove concretamente le cause della sterilità. Un percorso, questo, assai meno costoso sia in termini di vite umane (si ricordi che la Pma comporta sempre lo scarto e il sacrificio di embrioni) sia in termini economici. Per tutti. (  http://www.mpv.org/ )

 

   Movimento per la Vita Trento
 Presidente Mauro Sarra
     ( 21/05/2018 )

 

 

 

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