Giardini Vaticani con il contributo del Trentino

Il contributo del Trentino ai Giardini Vaticani: dal censimento alla cura del verde nel cuore della Santa Sede. La visita del governatore Ugo Rossi assieme ai responsabili del Servizio foreste e fauna.
Redazione

 

Giardini-vaticani-uliviGiardini Vaticani: un patrimonio arboreo di straordinario valore, fatto di 2027 alberi appartenenti a 63 generi botanici e a 102 specie diverse. Il Trentino, forte delle sue competenze in materia – e non potrebbe essere altrimenti, considerato che la sua superficie è coperta per il 60% di boschi – si è messo al servizio anche di questa importante realtà. Il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma, fra il settembre e il novembre 2015, ha provveduto al rilievo dei dati necessari per creare, un catasto digitale di tutti gli alberi dei Giardini della Santa Sede Successivamente, nel febbraio e marzo 2016, i tecnici della Provincia hanno effettuato uno studio sistematico con metodologia V.T.A. (Visual tree assessment) integrata con prove strumentali su circa 600 piante dislocate in 8 diverse aree del parco, per valutarne lo “stato di salute”ma sopratutto il grado di sicurezza e pianificare eventuali interventi, come la potatura delle chiome, la legatura dinamica e in qualche caso la sostituzione degli alberi più compromessi.

Infine, il 27 aprile scorso, a corredo degli interventi sul patrimonio arboreo, il Servizio provinciale, assieme alle maestranze dei Giardini vaticani, ha provveduto alla nuova semina di miscele fiorite in un’area dedicata ad una collezione di ulivi; l’ultimo intervento ancora in fase di proposta ma che si spera potrà essere attuato, consisterà nella realizzazione di un’area ex-novo dei Giardini dedicata al genere “rosa”.

“Un intervento complesso, che mette assieme competenze antiche e saperi nuovi, propri dell’era digitale, che ci riempie di legittimo orgoglio – sottolinea il governatore Ugo Rossi, che ha visitato ieri i Giardini Vaticani – . Siamo molto felici di questa collaborazione con la Santa Sede, che prosegue anche grazie al supporto di Dino Leonesi, e che si pone peraltro nel solco di un’amicizia ormai di lunga data, che ha ne legno trentino uno dei suoi elementi costitutivi, anche simbolici: basti pensare al presepe trentino portato più volte in Vaticano, anche nel Natale 2015, e che quest’anno sarà allestito a Betlemme”.

Dopo la visita ai Giardini Vaticani la delegazione ha avuto un incontro ufficiale con il segretario generale del Governatorato, monsignor Fernando Vergez, in occasione del quale il progetto della mappatura dei Giardini Vaticani è stato ufficialmente consegnato. Si è anche parlato delle ipotesi di lavoro per i prossimi due anni – il progetto infatti è triennale – con il passaggio dalla fase della mappatura e dei test a quella più operativa, con la presa in cura delle piante ed alcuni abbattimenti mirati.

Ma come è nato questo rapporto fra il Servizio Foreste e Fauna della Provincia e la Giardineria vaticana? Esso rientra nella più ampia amicizia sviluppata nel tempo fra il Trentino e la Santa Sede, sul solco delle indimenticabili visite di papa Woytila, a Trento e anche in Adamello, e che ha portato anche ad allestire il presepio in piazza san Pietro, o il palco di Tor Vergata per il Giubileo del 2000, o ancora a donare, sempre per le festività natalizie, un abete rosso della valle di Fiemme. “Su questo terreno – spiega Rossi – si innestano le competenze maturate dai nostri servizi, che in questo campo specifico sono davvero molte e che siamo orgogliosi di mettere a disposizione della Santa Sede e della giardineria vaticana”.

L’impegno ora si è spostato sul versante del Giardini Vaticani. Il Visual Tree Assessment, utilizzato per l’effettuazione del censimento degli oltre duemila alberi presenti al loro interno, è una metodologia di indagine, riconosciuta in molti paesi, che viene eseguita per la valutazione delle condizioni strutturali di ciascuna pianta. L’obiettivo è identificare eventuali sintomi esterni che l’albero evidenzia in presenza di anomalie a carico del legno interno. In questo modo, è possibile riconoscere, in maniera non invasiva e anche in assenza di lesioni o buchi sul tronco della pianta (o di altre tracce di un decadimento in corso, come ad esempio la presenza di funghi del legno) eventuali malattie o difetti all’interno dell’albero, che potrebbero comprometterne l’esistenza futura e persino, in qualche caso, suggerire il suo abbattimento.

Un vasto campione di alberi è stato inoltre sottoposto a test di stabilità, effettuati con l’impiego di un resistografo (si misura la resistenza della pianta alla penetrazione con una punta rotante), mediante trazione controllata (con l’ausilio di una fune si sottopone l’albero a trazione), e con metodologia Sim (un software simula gli effetti dell’azione del vento, di intensità e direzioni diverse).

Gli alberi sono stati quindi riclassificati in base alla loro classe di pericolosità o di “propensione al cedimento” (al fatto cioè di essere più o meno stabilmente piantati a terra). La classificazione va da A (la più alta) a D. Solo un numero molto esiguo di piante è rientrato in quest’ultima categoria.

Al termine dei test è stato anche consigliato di intervenire su circa 250 piante con interventi di potatura, nella gran parte dei casi ordinaria. (mp) ( www.ufficiostampa.provincia.tn.it )

 

    Redazione
 (20/06/2016)

 

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