Al Verbier Festival un grande Gabòr Takács-Nagy

Abbiamo partecipato a un magnifico concerto, la direzione di Gabòr Takács-Nagy, è superlativa, le sue mani sembrano abbracciare ogni musicista, accarezzare ogni strumento, a fine concerto  invita tutti i musicisti sulla passerella del palco, ad uno ad uno gli stringe la mano.
di Michele Luongo 

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Gabòr Takács Nagy

Verbier (CH) – Al Verbier Festival la natura è uno spettacolo predominante e la musica non lo è da meno. Poco minuti prima del concerto alla Salle des Combins, l’inizio della pioggia sembra scandire il tempo; sul palco la Verbier Festival Chamber Orchestra con la direzione di Gabòr Takács-Nagy,  per la Sinfonia n. 94 in Sol Maggiore “The Surprise” di Franz Joseph Haydn.

E’ immediato il dialogo della direzione con gli orchestrali che rilasciano uno straordinario Adagio cantabile di carattere danzante, ma quasi ad anticipare il secondo movimento con “la sorpresa”  l’improvviso colpo di  timpano , la poggia è scrosciante con lampi e tuoni, il maestro Gabòr Takács-Nagy con grande rispetto del pubblico sospende l’esecuzione del concerto. E quando la pioggia raggiunge il tempo della quiete, il concerto riprende variazioni di temi impreziositi dalle improvvise pause e false riprese interpretate con finezza da un eccellente complesso orchestrale.

Giusto il tempo per sistemare il piano e sul palco Andràs Schiff per il Concerto per piano e orchestra n.3 di Béla Bartók. Tre tempi Allegretto, Adagio religioso, Allegro vivace, Schiff ha leggerezza e armonia con i tasti è virtuoso, pulito, deciso e con la direzione di Takács-Nagy instaura un felice dialogo tra il piano e  l’orchestra che si sviluppa in un perfetto gioco di melodia. Il pianoforte con un corale di accordi solenni in un’evoluzione imponente cui lentamente partecipa tutta l’orchestra per finire con l’Allegro vivace per un sublime fermento ritmico. Per i protagonisti sono lunghi e intensi gli applausi. 

La seconda parte del concerto è dedicata a Ludwig van Beethoven con l’esecuzione della Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68 “Pastorale”. La Pastorale è la più eccentrica ed enigmatica tra le Sinfonie di Beethoven. Una sinfonia che ci fa sentire la natura: lo scorrere dei ruscelli, il canto degli uccelli, il soffio del vento, ma soprattutto nel finale ci riporta al sussulto della coscienza umana. La direzione di Gabòr Takács-Nagy, è superlativa, senza bacchetta, le sue mani sembrano abbracciare ogni musicista, accarezzare ogni strumento, tutto l’impianto orchestrale è uno splendido corpo sonoro, i fiati e gli archi, il timbro e il ritmo, e una delicata leggerezza, un’emozione che coinvolge tutta la Salle des Combins. Pubblico in piedi con intensi e scanditi applausi che richiamo più volte il maestro sul palco. Takács-Nagy,  invita tutti i musicisti sulla passerella del palco, ad uno ad uno gli stringe la mano e tutti insieme salutano più volte, con un inchino, il pubblico sempre in piedi continua ad applaudire, intanto fuori quasi per magia anche il tempo conclude la sua sinfonia.

Senza alcun dubbio abbiamo assistito o meglio partecipato a un magnifico concerto con grandi protagonisti: la Verbier Festival Chamber Orchestra, Gabòr Takács-Nagy, Andràs Schiff,  Franz Joseph Haydn, Béla Bartók,  e l’anima di Ludwig van Beethoven.

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (27/07/2015)

 

 

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