Anche il girotondo diventava una cerimonia

Ambarabà cicci coccò. Non avevano neanche niente da leggere. Per noi c’erano gli album e i libri di avventure, per loro dei libriccini piccolissimi con la storia di Semplicina o di Lodoletta che andava bene si o no alle elementari. Poi niente.
di Luca Goldoni

 

Anche il girotondo, diventava una cerimoniaDa piccoli eravamo razzisti, le femmine erano esseri inferiori, solo raramente erano ammesse ai nostri giochi. Anche perché i nostri giochi bellicosi richiedevano inventiva, immaginazione, mentre le bambine si accontentavano dei loro, stupidissimi, fatti di riverenze, di regole, di filastrocche. Per esempio i sassi o i noccioli di pesca li facevano saltare riprendendoli abilmente al volo nella mano, invece di tirarli con la fionda; e anche con la palla, non sapevano far goal di testa o di rigore ma lanciavano a mano contro il muro, facendo complicate piroette prima di riacchiapparla. Oppure saltavano la corda velocemente con le treccine e el sottane che sembravano restare sospese per aria, ma che divertimento era?

Anche il girotondo, fatto da loro, diventava una cerimonia, con archi, passaggi sotto e salamecchi: Quando la passa/la bella pecorina/che quando la cammina/la fa bè bè/zucchero e caffè. E quell’altra come faceva?

Rinoceronte/che passa sotto il ponte/che salta (eseguire) / che balla( eseguire)/ che gioca alla palla / che fa i complimenti ( carezza)/ che sta sull’attenti ( eseguire) / che dice buongiorno ( inchino)/ girandosi attorno ( eseguire).

Non avevano neanche niente da leggere. Per noi c’erano gli album e i libri di avventure, per loro dei libriccini piccolissimi con la storia di Semplicina o di Lodoletta che andava bene si o no alle elementari. Poi niente.

I libri di Salgari erano per i maschi, quelli d’amore era troppo presto. E loro crescevano, ma era sempre tropo presto.

Anche nei volumetti della biblioteca rosa, a sentir le mamme, c’erano cose che più tardi si imparano e meglio è. Li avrebbero epurati, purgati strappando via quelle pagine  dove si leggeva: << e finalmente salva, essa si abbandonò nelle braccia del bel cavaliere>>. Ufficialmente una ragazza non sapeva niente, almeno fino al matrimonio e quando cantava Bambina innamorata, arrivata a << stanotte di ho baciata >> doveva fare << tiarira ta tairita >>.

Le femmine facevano rabbia perché venivano sempre a scuola con le orecchie e le unghie pulite, sapevano ridere e copiare in classe senza farsi scoprire, non erano nemmeno capaci di inventarsi dei soprannomi, stavano delle ore davanti allo specchio per decidere tra il nastro blu e uno giallo. Alcune di esse ripudiavano la loro condizione di smorfiose e venivano a giocare con noi. E allora bisognava litigare perché non si accontentavano del ruolo di infermiere o di moglie del cow-boy, ma volevano fare Tom Mix. 

Tratto da: “Fiero l’occhio svelto il passo” di Luca Goldoni – Enzo Sermasi, Ed – Arnoldo Mondadori – Club degli Editori – 1980

 

    Redazione
  (29/04/2015)

 

 

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