Cave Apuane

Cave Apuane. Da Cardoso ad Arni Stazzema; Dall’Altissimo a Seravezza, a Massa e a Carrara. Le cave e l’estrazione non sono solo parte dell’economia del nostra Comunità, ma anche di quella sociale.
di Maurizio Verona 

Cave ApuaneLe cave sono una parte importante per il Comune di Stazzema, inserita in quella più ampia che riguarda un intero Comprensorio: si tratta di un qualcosa di “profondo”, dato atto che le ricchezze più grandi si trovano nei bacini estrattivi dei marmi e delle pietre, come dei metalli.

È una storia che risale addirittura, secondo alcuni, agli Etruschi e sicuramente al periodo Romano, e così dedicare una mostra alle cave significa, a Stazzema, ripercorrere la vicenda dei nostri borghi e dei nostri avi.

Storie che appartengono al passato per quanto riguarda le cave di diversi materiali tra cui quelle del marmo bianco delle Apuane, ma anche delle pietre dello stazzemese impiegate nell’edilizia come materiali di gran pregio. O, ancora i marmi mischi, screziati e variegati, noti anche col nome di brecce presenti nelle nostre zone e utilizzati come pietre ornamentali, durissimi e molto belli, scoperti all’epoca di Cosimo I sotto Stazzema, riferite alle cave del Piastraio e a quelle del Rondone.

Questa mostra “Cave Apuane. Da Cardoso ad Arni di Stazzema, dall’Altissimo a Seravezza, a Massa e a Carrara” a cura di Lodovico Gierut, recupera tale pezzo storico del nostro Comune, sia quello dell’intero Comprensorio con oltre duecento opere pittoriche, grafiche, scultoree e fotografiche variamente esposte di tantissimi artisti quasi tutti viventi e più o meno noti, che cercano spiegare il ruolo delle cave in una comunità come la nostra; non manca un video di autori del passato dedicato a Pietro Annigoni, Marcello Tommasi, Riccardo Tommasi Ferroni, Lorenzo Viani, Alfredo Catarsini, Eugenio Pieraccini, Giuseppe Viner, Filadelfo Simi e altri ancora.

Le cave e l’estrazione non sono solo parte dell’economia del nostra Comunità, ma anche di quella sociale: l’espansione e contrazione demografica dei nostri paesi hanno risentito della presenza e della fortuna delle attività estrattive e così dedicare una esposizione alle cave significa parlare di noi stessi, dei nostri nonni, delle fatiche immani che hanno compiuto. Sulla via delle cave è nato il Santuario della Madonna del Piastraio cui i cavatori si rivolgevano per domandare una grazia, o semplicemente per chiedere di poter tornare di nuovo a casa, la sera.

Non si tratta di un qualcosa declinato solo al trascorso: molte cave hanno chiuso la propria attività, ma altre sono ancora in funzione e continuano a fornire a molte famiglie la ragione economica; alcuni paesi hanno scelto oltre due secoli fa di mettere insieme i diversi lotti acquistati dalle famiglie locali perché restassero in comune, come se la divisione del territorio non fosse mai avvenuta.

Solo nel ‘900 quello spirito comunitario si è perentoriamente trasformato in una opportunità di lavoro per l’intera zona di Stazzema che ha scelto di lavorare libera e di costruire un futuro per i propri abitanti. In questi ultimi anni vi è un rifiorire di interesse per le esperienze dei beni comunitari e del lavoro, tutti insieme.

Oggi, fortunatamente, vi sono regole più ferree per la sicurezza e sulla tutela dell’ambiente, ma le cave non possono essere derubricate ad una attività passata, sebbene possano a ragione essere considerate anche parte di un sistema turistico che sarebbe necessario valorizzare. Passato, presente e futuro di un territorio, ecco cosa sono per noi le cave!
(www.gierut.it  )

 

Lodovico Gierut “Cave Apuane”
Da Cardoso ad Arni di Stazzena, dall’Altissimo a Seravezza
a Massa e a Carrara
 2016 Edizioni Comitato Archivio, artistico-documentario Gierut
Marina di Pietrasanta (Lu)  – ISBN 978-88-96148-30-3
Catalogo della Mostra tenutasi presso il Palazzo della Cultura in Cardoso di Stazzena (Lucca) dal 3 al 18 settembre 2016

 

 Prefazione di Maurizio Verona
   Sindaco di Stazzema 
        (19/11/2020)

 

 

 

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