Fabio è ingenuo. Il mare dove non si tocca

Fabio ha una decina di nonni, non solo quattro come gli altri bambini: il fatto è che i molti fratelli di suo nonno sono rimasti scapoli, tutti. Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi.
Redazione

 

Fabio è ingenuo. Il mare dove non si toccaFabio Genovesi, scrittore toscano dalla prosa colloquiale, simpatica, colorata, si affida nel suo nuovo romanzo alla memoria della propria infanzia. Fabio è un bambino sensibile, singolare, diciamo pure strano. Ama raccontare storie perché ha udito molte storie. Ha il dono dell’affabulatore.

Vive in una tribù familiare in Versilia, a due passi dal mare, nei primi anni ’80, quando l’Italia vinceva i mondiali di Spagna e dalle radio uscivano le canzoni di Julio Iglesias. E’ l’unico ragazzino del gruppo di consanguinei, tutti raccolti in un quartiere di campi, orti e case, appartato, chiamato Villaggio Mancini dal cognome del casato.

Fabio ha una decina di nonni, non solo quattro come gli altri bambini: il fatto è che i molti fratelli di suo nonno sono rimasti scapoli, tutti. Morto il nonno vero, loro, che di fatto sono soltanto prozii, dicono a Fabio che loro sono i nonni suoi e lo adottano come amato nipotino, al quale insegnano a cacciare, a pescare, a bighellonare. E gli raccontano storie strane e balzane, strambe. Fabio sta molto con loro e poco con i compagni di scuola, di cui ignora i giochi e anche le malizie.

Lui ama le storie, s’è detto. Al punto che quando l’unico televisore “del villaggio Mancini” si guasta (è quello della nonna vedova, che è la vera capa della famiglia) il parentado riunito mette Fabio seduto sul mobile del televisore, gambette a penzoloni, e gli dice di raccontare le sue storie. E lui si lancia, rievoca, ripete, inventa, colora.

Fabio ama il suo papà, idraulico tuttofare, uomo silenzioso che assomiglia sputato al cantante Little Tony (forse è lui, sotto mentite spoglie). Il papà gli insegna a nuotare, ma non nell’acqua dove si tocca. No, più al largo, nel mare aperto, dove non si tocca e si ha il terrore di affondare. E così che si imparano le cose della vita, è così che quando ci sembra di sprofondare e perdersi, di non stare a galla, poi di colpo ce la facciamo, resistiamo, abbiamo imparato.

Fabio è ingenuo, tardivo rispetto ai compagni nello scoprire le asprezze della vita e anche le prime pulsioni sessuali. E’ goffo, spesso candido. Ma possiede anche la geniale intuizione, che hanno certi bimbi, della traccia del bene e del male, del segno di una moralità autentica di cui ha il presentimento.

Conosce l’incanto della meraviglia e la disillusione, la malinconia e i gonfi palpiti dell’affetto per il papà, per la mamma che cerca di risparmiargli, modificando un poco la verità, i gusti amari della vita. Quanto sia affabulatore anche il Fabio adulto –lo scrittore– lo scopriamo nella immaginazione vivida, con botti clamorosi e ilari o grotteschi o quasi surreali, da “realismo magico” sudamericano traslocato in Versilia, della sua narrazione, in una avvolgente tessitura di avvenimenti stupefacenti, sorprese, allegrie, esagerazioni. Il tutto nella scia picaresca dei ricordi (e della bufale) che i quasi nonni raccontano con dovizia carnosa di dettagli.

Accadono cose divertenti e pasticciate (esilarante la costruzione del magnifico presepe nella chiesa da parte di tutta la comunità), fra tenerezza e comicità, piccoli dolori e sofferenza, cuori buoni in azione. Fabio si innamora anche di una strana ragazzina vestita da coccinella (“vado sempre in giro vestita così”, gli dice puntuta la ragazza, “salvo che a carnevale”).

La prosa di Genovesi è scoppiettante, colloquiale, complice con il lettore, comica e commovente, piena di scintille orali e di riflessioni infantili ingenue e al tempo stesso profondissime. Nei tocchi di meraviglia, tristezza, incanto, curiosità e candore del ragazzino Fabio ritroviamo i tocchi della nostra infanzia.

Un romanzo bello, che seduce. Che dà respiro al bene, seppure con qualche tentazione buonista. Ma raccontare il male è più facile, certe ferite brutte attirano da sole, raccontare il bene scansando la retorica è più difficile. Ecco, Fabio Genovesi, narrando l’infanzia di un ragazzino vivo e vero (lui stesso) ha raccontato bene il bene.
Mondadori –  (  http://circolodeilibri.ch/  )

Fabio Genovesi “Il mare dove non si tocca”
Ed. Mondadori, 2017
324 pagine, Euro 19,00 – ISBN: 9788804680857

 

    Redazione
 (18/01/2018)

 

 

 

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