Harding, l’ultimo inverno, natura imprevedibile

Paul Harding, “L’ultimo inverno”, un dramma che era quasi in sintonia con quella natura imprevedibile. Mentre le funzioni vitali lo abbandonano, George ritrova Howard così come non aveva mai permesso a se stesso di immaginarlo.
Redazione

 

Paul-Harding--l_ultimo_invernoChi non è rimasto almeno una volta incantato dal mondo misterioso dei venditori ambulanti, dai loro carretti così carichi di oggetti semplici, ingegnosi, meccanici, che essi sapevano riparare grazie a un’arte tramandata da tempo immemorabile? È questo il mondo da cui proviene George Washington Crosby; è questo il mondo a cui ritorna mentre, steso su un letto d’ospedale al centro del soggiorno della sua casa nel New England, si prepara a concludere la sua vita circondato dai famigliari e accompagnato dal tintinnio dei suoi orologi cui per anni si è dedicato come meticoloso restauratore. Meravigliosi meccanismi di tutte le epoche e fogge che sono stati a lungo il legame, negato ma indissolubile, con il mondo della sua infanzia e di suo padre Howard, un uomo silenzioso, sognante, poetico, il quale stentatamente manteneva quattro figli e una moglie insoddisfatta girovagando con il suo carro pieno di mercanzie tra i boschi del Maine.

Il carro arrivava insieme al suo solitario guidatore a offrire spazzole, polvere dentifricia, calze di nylon, crema da barba, lucido da scarpe, manici di scopa, pentole, e persino gioielli da quattro soldi a donne rudi e senza più sogni, a uomini che finivano troppo presto le loro scorte di gin e sigarette, a eremiti in un mondo dominato dalle stagioni, dal sole e dal gelo, dagli alberi, dai laghi e dai ruscelli, da leggende e da poche parole.

Mentre le funzioni vitali lo abbandonano, George ritrova Howard così come non aveva mai permesso a se stesso di immaginarlo, e di quell’uomo simile a un veggente rivede anche i segni dell’incurabile e misteriosa malattia: l’epilessia. Un dramma che era quasi in sintonia con quella natura imprevedibile e spesso impetuosa in cui il venditore ambulante viveva immerso: un eccesso di energia, di elettricità lo colpiva così come il fulmine colpisce il bosco, e lo lasciava stordito e sanguinante dopo angosciosi minuti trascorsi sul pavimento a scalciare, rovesciare le lampade, sbattere la testa sulle assi, mentre i denti mordevano un bastoncino. Oppure le dita del figlio, di George adolescente che in seguito, per anni, non aveva più saputo se odiare o amare quel padre folle, ma che ora finalmente riesce a incontrare, e solamente ad amare.

L’ultimo inverno è un romanzo d’esordio di rara potenza espressiva, dominato da un linguaggio plasmato dalla penna di un grande scrittore, un romanzo sull’America di ieri e di oggi che parla dell’amore tra un padre e un figlio, della fierezza della natura, del ricordo e della fantasia.

Paul Harding “L’ultimo inverno” Ed. Neri Pozza, MIlano,2011,  Pagine 224,  Euro 15,50, ISBN 978-88-545-0456-1 –  ( www.neripozza.it  )

 

    Redazione
 (11/11/2016)

 

 

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