I Dittatori

Le risate della festa si confondono, nella mente del poeta, con le voci fatte tacere per sempre. L’odio si è formato squama su squama,colpo su colpo, nell’acqua terribile della palude.

di Pablo Neruda

 

E’ rimasto un odore tra i canneti:

un misto di sangue e carne, un penetrante

petalo nauseabondo.

Tra le palme da cocco le tombe sono piene

di ossa demolite, di ammutoliti rantoli.

Il delicato satrapo conversa

tra coppe, colletti e cordoni d’oro.

Il piccolo palazzo luccica come un orologio d’oro.

e le felpate e rapide risate

attraversano a volte i corridoi

e si riuniscono alle voci morte

e alle bocche azzurre sotterrate di fresco.

Il dolore è celato, simile ad una pianta

il cui seme cade senza tregua al suolo

e fa crescere al buio le grandi foglie cieche.

L’odio si è formato squama su squama,

colpo su colpo, nell’acqua terribile della palude,

con un muso pieno di melma e di silenzio.

E’ una poesia di denuncia politica, sebbene non si denunci una situazione determinata. Viene evocato un ambiente tropicale ( produzione di zucchero, di cocco), dominato da un feroce tiranello ( satrapo) che di notte folleggia insieme alla sua piccola corte di oligarchi e generali. Le risate della festa si confondono, nella mente del poeta, con le voci fatte tacere per sempre.

 

I Dittatori di Pablo Neruda – Dalla raccolta Poesie 8 1924 – 1964 – Bur Poesia- Biblioteca Universale Rizzoli – 1988- ISBN 8817166774.

    Redazione
 (05/05/2015)

 

 

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