Memorie di Adriano. Merguerite Yourcenar, pseudonimo per Marguerite Cleenewerck de Crayencour. La mia vita non era meno misteriosa per loro, e non desideravano affatto conoscerla… lo spirito del gioco esigeva quei travestimenti incessanti, quegli eccessi nelle confessioni e nei rimproveri.
Redazione
In quell’epoca mi si rimproverò qualche adulterio con le patrizie. Due o tre di questi legami tanto biasimati durarono, più o meno, sino agli inizi del mio principato. Roma, incline alla dissolutezza, non ha mai approvato l’amore in coloro che governano: ne ha saputo qualcosa Marc’antonio e Tito. Le mie avventure erano più modeste; ma, dati i costumi che abbiamo, non vedo come avrebbe fatto volentieri a entrare in intimità con le donne un uomo che le cortigiane hanno disgustato sempre, e che già era seccato a morte del matrimonio.
I miei nemici, primo tra tutti quel detestabile Serviano, il mio vecchio cognato – al quale l’aver trenta anni più di me consentiva di usarmi le sollecitudini del pedagogo unitamente a quelle della spia – pretendevano che in quegli amori c’entrassero ambizioni e curiosità più della passione vera e propria; che l’intimità con le mogli mi introduceva a poco a poco nei segreti politici dei mariti, e che le confidenze delle amanti equivalevano per me ai rapporti di polizia di cui mi dilettai in seguito. E’ ben varo che ogni legame di qualche durata finiva per preoccuparmi quasi inevitabilmente l’amicizia di un marito, gracile o corpulento, pretenzioso o timido, quasi sempre cieco; ma per solito ne cavavo scarso diletto e meno ancora profitto.
Anzi, devo pur confessare che certi racconti indiscreti che le mie amanti mi sussurravano nel talamo, finivano per destare in me una simpatia per quei mariti tanto derisi e così incompresi.
Quei legami, piacevoli se con donne esperte, diventavano conturbanti se erano belle. Studiavo le arti; mi familiarizzavo con le statue; imparavo a conoscere meglio la Venere di Cnido o la Leda tremante sotto il peso del cigno. Era il mondo di Tibullo e di Properzio: malinconia, ardori un po’ manierati, ma che stordivano come una melodia frigia, baci furtivi sulle scale, sciarpe fluttuanti sui seni, commiati all’alba, e serti di fiori lasciati sulle soglie.
Di quelle donne ignoravo quasi tutto: la parte che mi donavano della loro esistenza stava tra due porte socchiuse; l’amore, di cui parlavano continuamente, a volte mi sembrava fatuo come una delle loro ghirlande, un gioiello alla moda, un accessorio costoso e fragile; e sospettavo che si dessero la passione insieme al rossetto.
La mia vita non era meno misteriosa per loro, e non desideravano affatto conoscerla, preferivano sognarla a modo loro. Finivo per comprendere che lo spirito del gioco esigeva quei travestimenti incessanti, quegli eccessi nelle confessioni e nei rimproveri, che il piacere a volte ostentato e a volte dissimulato, si attendeva da me una risposta già prevista, e la bella in lacrime si torceva le mani come sulla scena.
… dalle “ Memorie di Adriano “di Merguerite Yourcenar. Biblioteca di Repubblica 2002
Redazione
(18/03/2015)
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