Sul Piacere e sul Dolore

Sul Piacere e sul Dolore. La società occidentale non ritiene conveniente manifestare il dolore è buona norma, viverlo in solitudine in determinati luoghi.

di Antonella Iozzo

Sul Piacere e sul DoloreSul Piacere e sul Dolore. Felicità cercata, ostentata, vista come empireo metafisico dell’ascesa al potere sociale, economico, politico e culturale. Felicità urlata dai manifesti pubblicitari , dichiarata da status – symbol poco credibili e molto osannati, sponsorizzata da TV e riviste. Un’ossessiva ricerca del tanto sognato eldorado per sfuggire alla somatizzazione di un malessere latente, tipico dell’Occidente.  

Ma quale interpretazione diamo, oggi alla felicità ed al suo contrario? Quanto le dottrine del consumismo e del materialismo più spinto incidono sulla società attuale? Stefania Consigliere con il suo nuovo lavoro “ Sul piacere e sul dolore – Sintomi della mancanza di felicità” edito da Derive Approdi, mette a nudo tutti gli aspetti,correlati fra loro, sullo stato di salute dell’occidente. Partendo da un’attenta analisi etimologica e semantica dei termini piacere e dolore, sviluppa i relativi concetti individuandone il significato, dai confini molto labili,  e le diverse interpretazioni attribuitagli, fin dai tempi di Cartesio al più recente linguaggio di superficie.

Nella realtà quotidiana il concetto di dolore, subordinato ad uno stato fisiologico di malessere è riconosciuto mentre rimane ancora volutamente ignorato il dolore dell’anima quasi fosse una colpa. Tipico esempio è la depressione  accuratamente occultata perché deve rimanere sullo sfondo, più facilmente approvata se ha aspetti psico-somatici.

La società occidentale non ritiene conveniente manifestare il dolore è buona norma, invece, viverlo in solitudine in determinati luoghi, sottraendosi alla vista e al contatto.  A sua volta il piacere, la cui mancanza causa dolore, assume la funzione, nonché il significato di anestetico, da qui la logica conseguenza sulla sfera psico-emoziale che tanto determina il nostro comportamento. 

Il piacere ci rivela delle insospettate sorprese, dai risvolti arcaici. La modernità e il materialismo attuale, non hanno influenzato poi tanto, la nostra mentalità tradizionale, (soprattutto quella mediterranea) , pronta a gestire lo stato di piacere con un atteggiamento che preclude alla sua manifestazione, per paura dell’invidia altrui, intesa questa, come fonte di distruzione del tanto sospirato godimento.

Questo è uno dei tanti atteggiamenti che conferma la fragilità di una realtà ancorata a dei principi, non visibili totalmente, i quali influenzano ed identificano oltre all’aspetto sociale,  il suo linguaggio semantico. Il discorso cambia totalmente con il fenomeno della spettacolarizzazione finalizzato alla felicità e al dolore da cataclisma , troviamo qui, aspetti favolistici nel primo caso e di vittimismo collettivo nel secondo.
L’evento in cui tutti ci riconosciamo identifica lo stato d’animo pubblico con quello privato evidenziandone i sintomi e  i meccanismi in una visione globale della costruzione dei presupposti necessari per l’esplorazione del dolore e del piacere nelle sue varie forme.

L’autrice leggendo tra le righe di una contemporaneità quotidiana che si srotola negli eventi e nei fatti, evidenzia il bisogno spasmodico del piacere. La sua ricerca è vista  come condizione necessaria per allontanarsi più che da un senso, da uno stato di svuotamento, riconoscibile oggi, in tutta la sua potenza attrattiva e illusoria. L’eccessivo benessere, la corsa sfrenata all’abbondanza, l’accumulo del bene materiale inizialmente visti come elementi fondamentali per essere felici e immuni dalla sofferenza, rivelano il loro lato più oscuro procurando uno    sfaldamento dei valori nettamente in contrasto con l’aurea dorata e rassicurante che trabocca dai target imposti.

Mancanza di felicità non vuol dire essere infelici, anche se converge verso uno stato di fondo che produce insicurezza e un << vuoto in tensione >>.  Il libro raffigura un quadro completo dove lo sfondo è rappresentato dalla vita di ognuno di noi, i punti di fuga convergono verso un’analisi etica e conoscitiva, il soggetto si sviluppa dalle radici  sotto il velo dell’astrazione,  le sfumature sono inspirate da un lavoro di scavo nelle varie letterature da quelle filosofiche a quelle umanistiche e scientifiche.

L’utilità dell’opera emerge dalla critica costruttiva di alcune forme del presente, indagate con gli strumenti concettuali e le argomentazioni portate avanti nel corso della  stesura. Ci vengono così, consegnati gli strumenti necessari per interrogarsi e riflettere sulla possibilità di creare gli spazi,  le basi, ma soprattutto le condizioni psico – intellettive atte a ricreare una condizione di agio, un’apertura verso un cambiamento dello stato attuale che conferisca al dolore la sua voce più autentica e alla felicità la forza e la bellezza della verità.

Sul piacere e sul dolore
Sintomi della mancanza di felicità
di Stefania Consigliere  Ed. Derive Approdi, ED. 2004
Pag. 272, euro 16.50- ISBN 88-888738-56- 8

 

 di Antonella Iozzo  ©Riproduzione riservata
                 (25/04/2015)

 

 

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