Statuto speciale delle regioni, quale futuro

Quale futuro per le Regioni a Statuto speciale alla luce della Riforma costituzionale? A Roma La Presidente Chiara Avanzo con i Presidenti Rossi e Kompatscher e al vicepresidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Roberto Bizzo. Il nuovo Senato dovrà essere interprete dei nuovi confini tra apparato statale e competenza regionale.  
Redazione

 

Rossi_Kompatscher
Rossi e Kompatscher

Regioni a Statuto speciale.  La Presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Chiara Avanzo, intervenendo al Seminario per la presentazione del rapporto conclusivo dell’indagine conoscitiva sulle autonomie speciali organizzato dalla Commissione parlamentare per gli affari regionali, a Montecitorio: “Il diritto all’Autonomia è anche un dovere nei confronti dello Stato, di essere sempre attivi nei processi solidali e di sussidiarietà. Anche in quest’ottica sono convinta che si debba dare fiducia a coloro che hanno dimostrato di saper ben amministrare e gestire le competenze loro assegnate” ed ha aggiunto: “Il futuro delle Autonomie è il futuro della nostra stessa Nazione. Esse rappresentano una conquista della nostra democrazia, lo strumento con il quale sono state riconosciute le peculiarità dei territori e valorizzata quella pluralità culturale che rappresenta la vera ricchezza del nostro Paese”.   Così la Presidente del Consiglio regionale, Chiara Avanzo, intervenuta al seminario “Il futuro delle Regioni a Statuto speciale, alla luce della Riforma costituzionale”,

Al Seminario, presieduto dall’onorevole Gianpiero D’Alia, sono intervenuti il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi; il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher e il vicepresidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Roberto Bizzo. Inoltre erano presenti anche i Presidenti dei Consigli e delle Regioni a Statuto speciale: Friuli Venezia Giulia, Valle D’Aosta, Sicilia e Sardegna.

Il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi ha ringraziato la Commissione per il lavoro fatto: “La via possibile è solo quella di un rinnovato, chiaro patto tra noi e lo Stato. Le Autonomie speciali sono uno strumento di sviluppo e non un freno”. Rossi ha parlato di “una autonomia riconoscibile, basata su caratteristiche peculiari; consolidata su basi storiche e giuridiche; operativa, perché deve disporre delle competenze necessarie, prima di tutto nel senso giuridico, ma anche di abilità per tradurre le buone intenzioni in adatti concreti”. Ha fatto anche riferimento al dovere solidale delle autonomie, perché le Regioni e le Province autonome “devono farsi carico, nei limiti del giusto e del possibile, delle necessità degli altri territori”.  
Infine ha parlato di una Autonomia “aperta al confronto e alla contaminazione anche di altre economie e mercati”: “L’istanza autonomistica non è strumento di difesa, ma strumento di attacco per affermare un proprio ruolo”. “Noi dobbiamo preservare identità e radici, ma coniugandole con il futuro”. “Autonomia è semplificazione del rapporto governati-governanti. Non è il residuo di un mondo ottocentesco. Autonomia è soprattutto quello che possiamo dare”.

Il Presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher è entrato nel merito tecnico della relazione conclusiva, analizzando le criticità rilevate sulle Commissioni paritetiche. In merito all’aggiornamento degli Statuti, ha parlato della necessità di differenziare tra le diverse realtà. “Le ragioni che hanno portato alla creazione di uno Statuto speciale, anzi specialissimo – per citare il Presidente emerito Giorgio Napolitano – sono valide per noi allora come oggi”.

Mentre Roberto Bizzo Vice presidente del Consilio provinciale di  Bolzano, ha sottolineato l’importanza del principio dell’intesa e ha rinnovato la necessità di avere risposte certe nei tempi da parte dello Stato. “Il compito dell’autonomia non è quello di difendersi, ma di lanciare alta la sfida, spendendo meno e facendo prima quello che fa lo Stato centrale”.

Per la Vicepresidente della Camera, on. Marina Sereni, Autonomia significa valorizzazione delle diversità nel contesto unitario nazionale. Di “battistrada per le Regioni a Statuto ordinario” ha parlato il Direttore dell’ISSiRFA, Stelio Mangiameli, che ha sottolineato l’importanza del lavoro fatto dalle Speciali ed ha evidenziato i limiti che la burocrazia statale impone alle Commissioni paritetiche, auspicando un maggiore ricorso allo strumento pattizio regolamentato.

Sul ruolo della Corte dei Conti ha posto l’accento il Presidente, Raffaele Squitieri, che ha sottolineato il valore del controllo che avviene annualmente.

“Le norme di attuazione vanno prese sul serio” ha detto il Presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, “Specialità non significa singolarità. La Specialità è qualcosa che ha a che fare con le peculiarità del territorio, ma deve portarsi con un quadro ben fermo che solo la revisione degli Statuti può dare”.

Di “cantiere aperto e grande opportunità per le Regioni a Statuto speciale” ha parlato la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. Sulle particolari condizioni insulari di Sicilia e Sardegna si sono soffermati i rispettivi Presidenti, evidenziando l’importanza dell’Autonomia per le loro realtà. Soprattutto la Vicepresidente della Regione Sicolia ha voluto indicare le Autonomie che funzionano come un “faro” per il lavoro di altre Regioni.

Di necessità di vigilare ha invece parlato il presidente del Consiglio regionale della Valle D’Aosta, “per scongiurare minacce che ancora possono incombere”.

Le conclusioni sono state affidate al sottosegretario Gianclaudio Bressa, che ha ringraziato i commissari “per aver restituito serietà e razionalità attorno ad un tema per troppo tempo caratterizzato da un modesto chiacchiericcio”. Sulla Riforma costituzionale ha detto che introduce il principio pattizio, immaginando delle nuove procedure che possano armonizzare i rapporti tra le Regioni e lo Stato.

Lo strumento delle Norme di attuazione è raffinatissimo, ma deve essere razionalizzato. La domanda deve essere: come affinare il sistema, come rendere le norme di attuazione più efficaci”. Ha parlato anche di una norma comune ai cinque statuti, che possa imporre un tempo certo per la risposta, tre mesi, da parte dello Stato.

“Più politica e meno diritto” – ha concluso – “Nel momento in cui ci sarà una Camera delle Regioni e delle Autonomie, il nuovo Senato potrà imparare molto dalle speciali. Le divisioni troppo rigide e artificiali, rischiano di essere qualcosa che può soffocare. Il nuovo Senato dovrà essere interprete dei nuovi confini tra apparato statale e competenza regionale. Sfida affascinate che le Speciali hanno già in parte affrontato”.  (  www.lavocedelnordest.eu  )

 

    Redazione
 (29/01/2016)

 

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