Terreni arativi, si agevoli il recupero

Terreni Arativi e  cambio destinazione d’uso, si semplifichi la burocrazia e si agevoli il loro recupero anche economicamente. Si faciliti senza balzelli l’occupazione giovanile in Agricoltura.
di Claudio Civettini              

 

terreni-aratriviTerreni arativi. Se l’agricoltura e coloro che vi si dedicano hanno sempre costituito – per ragioni talmente evidenti che non è neppure il caso di ricordare – una risorsa di cui beneficia una intera comunità, meno noto ma egualmente significativo, se non di più, è il progressivo ritorno dei giovani a svolgere il lavoro di contadino con un bagaglio culturale invidiabile e con una determinazione da assecondare; e dire che si tratta di un fenomeno esteso e in crescita.  
Dal Piemonte alla Sicilia orientale, infatti, non sono pochi i giovani che, in piena crisi economica, hanno scelto di riscoprire gli antichi mestieri dell’agricoltura e dell’allevamento, unendo tradizione e innovazione, lavoro e rispetto dell’ambiente.
Un fenomeno, questo, già oggetto di accurati approfondimenti (cfr. Contadini per scelta, Jaca Book, 2013) e a quale il Trentino non è certo estraneo. Anche per questo andrebbero incentivati e sostenuti i contadini così come i giovani che intendono, riscoprendo il lavoro della terra, ricuperare terreni arativi – e dunque dichiarati coltivabili – che magari, causa incuria o scarsa manutenzione, sono stati soggetti a imboschimento. Agevolando tale recupero, infatti, non soltanto si generano o si accrescono lavoro ed occupazione, ma si favorisce una sana e quanto mai utile valorizzazione dei terreni.

Eppure, ad oggi, pare che non solo il recupero dei terreni arativi non coltivati non sia agevolato, ma sembra risultare perfino scoraggiato da un percorso burocratico – che tocca alle persone interessate – labirintico e, soprattutto, economicamente molto oneroso.

Si parla infatti di una procedura, una volta ultimata che arriverebbe a costare dai 700 fino anche ai 1.000 Euro. Ora, non ci vuole molto per comprendere come tutto ciò sia estremamente penalizzante costituendo, per l’appunto, un evidente disincentivo al recupero dei terreni arativi non coltivabili o al ricorso di inevitabili abusi, da parte di coloro che ad esso sarebbero interessati.

Terreni arativi. Di qui non solo l’opportunità bensì la necessità che, al fine di prevedere uno snellimento di siffatti iter burocratici, l’Amministrazione provinciale si attivasse, interfacciandosi con il catasto terreni, al fine di rendere questi per l’appunto non solo più lineari e semplici, ma anche più economici pur prevedendo per i soggetti interessati, chiaramente, il dovere di segnalare alle autorità competenti la presenza di piante che potessero avere un qualche interesse o una qualche rilevanza nei terreni oggetto di recupero.

E’ importante sottolineare come, se la Giunta provinciale si attivasse in tal senso, non andrebbe a generare alcun tipo di meccanismi di favoritismo nei confronti di qualsivoglia categoria professionale né incoraggerebbe alcuna forma di abuso, ma semplicemente finirebbe con il sostenere in modo concreto e senza dubbio efficace la tendenza – come si diceva poc’anzi – al recupero dei terreni registrati come arativi, con tutti i benefici in termini occupazionali ma anche di piena valorizzazione del territorio che tutto ciò può comportare.

 

     Claudio Civettini              
Consigliere provinciale/regionale
    CIVICA TRENTINA

 

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