Di Caprio è Belfort a Wall Street

Di Caprio, The Wolf of Wall Street . Il “troppo” disgusta, ti lascia il vuoto e della figura femminile emerge la strumentalizzazione dell’oggetto “donna”. 
di Michele Luongo 

Di Caprio è Belfort a Wall StreetC’erano tutte le premesse, il regista Martin Scorzese, l’attore Leonardo Di Caprio, la durata: un ora e ottanta minuti, il fascino del mondo della borsa, dell’economia, gli spot pubblicitari tutto faceva presagire un’ interessante visione di The Wolf of Wall Street.

Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Jordan Belfort, un broker di successo nella storia di Wall Street, fondatore della Stratton Oakmont, ingannava gli investitori con azioni fraudolente. La Straton riuscì a fatturare più di un miliardo di dollari. Nel suo periodo aveva sviluppato uno stile di vita: feste, droga e alcol. Belfort, nel 1998 fu incriminato dall’ FBI per frode e riciclaggio. Collaborò con la giustizia, furono risarcite le vittime e le sue proprietà confiscate. Durante la reclusione l’idea di scrivere un libro sulla sua storia, da qui l’opera cinematografica
The Wolf of Wall Street. 

Ed è importante la regia di Scorzese per una messinscena maestosa, esplosiva: sesso, droga, alcool e dollari. Di fatti per la maggior parte del film si ha un’ubriacatura di sesso, alcol e droga , incontri con perdita di ogni etica morale se non quella della sfrenata ricchezza. E il “troppo” si sa, disgusta, ti lascia il vuoto ( come i volti degli spettatori al termine del film), oserei dire anche spregiativo verso la figura femminile, dove emerge la strumentalizzazione dell’oggetto “donna”. Dobbiamo attendere gli ultimi venti minuti per uscire dall’illusione orgiastica e trovare il buon film, troppo poco. 

Per la parte buona: la recitazione di Leonardo Di Caprio nel personaggio di Jordan Belfort, e di Margot Robbie in quelli di Naomi Lapaglia, che riesce alla fine a dare dignità alla donna riscoprendo proprio il ruolo di madre.

Con una minore attenzione al sesso e alla droga e un maggiore interesse al racconto dei meccanismi dei broker e di Wall Street, forse si sarebbe usciti dall‘incoscienza del vuoto e regalato uno straordinario film.

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (24/01/2014)

 

 

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