Il maestro di cappella di Cimarosa e Gianni Schicchi di Puccini

Il maestro di cappella di Cimarosa e Gianni Schicchi di Puccini, un magistrale lavoro di squadra al Filarmonico di Verona, spettacolo arguto, spiritoso, dal ritmo vorticoso
di Gilberto Mion

Il maestro di cappella di Cimarosa e Gianni Schicchi di Puccini
Il maestro di cappella di Gianni Schicchi

Il maestro di cappella: un magistrale lavoro di squadra al Filarmonico di Verona. Buona idea, unire insieme due capolavori a mezzo tra pungente satira e sapido umorismo. Il maestro di cappella di Cimarosa e Gianni Schicchi di Puccini – e metterli a far da sigla finale alla stagione del Teatro Filarmonico di Verona.

Il primo – una sorta di cantata comica per basso – a mimare la disastrosa prova d’orchestra di un compositore pasticcione, è affidato all’ammiccante e leggera regia di Marina Bianchi. Ambientazione nel salone d’una aristocratica dimora settecentesca disegnata da Michele Olcese, dove tra arredi lussuosi il padrone di casa prova un’aria “in stil sublime” accoglie gli amici e li sollecita alla danza. E dove, con le sue digressioni musicali, porta all’esasperazione i poveri orchestrali presto inclini a darsela a gambe.

Tante figure in scena, tutte ben rese

Lo vediamo reso al meglio da un trascinante Alessandro Luongo, brillante baritono nato in quel di Pisa, il quale diventa poi primo attore dell’atto unico pucciniano, rendendo – non solo nella spumeggiante e squillante vocalità, ma anche nella sapida parlata toscana – uno Schicchi ammiccante, beffardo, scenicamente irresistibile. Smilzo e spilungone, tra l’altro, in contrasto con il panciuto lestofante che solitamente ci viene proposto.

Intorno a lui una distribuzione di parti costruita con accorto dosaggio: la tenera Lauretta di Barbara Massaro e lo spavaldo Rinuccio di Matteo Mazzaro, e poi Ugo Tarquini (Gherardo), Elisabetta Zizzo (Nella), Leonardo Vargas Aguilar (Gherardino), Dario Giorgelé (Betto), Mario Luperi (Simone), Roberto Accurso (Marco), Alice Marini (Cesca), Alessandro Busi (Spinelloccio/Ser Amantio), Maurizio Pantò (Pinellino), Alessandro Reschitz (Guccio). Un magistrale lavoro di squadra, senza dubbio.

Una promessa del podio

Il merito è anche della bacchetta impugnata dal giovane direttore veronese Alessandro Bonato: nella sua concertazione c’è destrezza di gesto, piena capacità di reggere il gioco corale delle voci, consapevole approfondimento e buona profondità di campo. Risultato, nel dipanarsi della partitura pucciniana emerge una narrazione vivida e briosa. Nella pagina di Cimarosa stava in scena con i suoi strumentisti, parrucca incipriata e livrea bianca, a frenare le intemperanze del borioso musicastro.

Mentre l’allestimento scenico del Maestro è realizzato in casa, quello di Gianni Schicchi proviene dal Regio di Torino. Nella teatralissima regia di Vittorio Borrelli, qui ripresa da Matteo Anselmi, siamo posti di fronte ad uno spettacolo arguto, spiritoso, dal ritmo vorticoso. Calato in un’ambientazione che qualcosa deve alle farse di Eduardo Scarpetta, come si intuisce anche dalla scenografia a quattro mani di Saverio Santoliquido e Claudia Boasso, e dai costumi ottocenteschi di Laura Viglione.  (  https://www.teatro.it/  )

 

 di Gilberto Mion
  (13/06/2019)

 

 

 

ViaCialdini è su www.facebook.com/viacialdini e su Twitter: @ViaCialdini