Mozart, Idomeneo al Massimo di Palermo

Eleganza neoclassica per “Idomeneo”  al Teatro Massimo di Palermo Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart, la regia di Luigi Pizzi. Il bianco domina anche nel tempio stilizzato che incornicia l’azione e in tutti gli elementi di corredo
di Lucio Tufano 

 

Eleganza neoclassica per “Idomeneo” al Teatro Massimo di Palermo. Per la prima volta la grande opera seria che rivela lo straordinario talento drammatico di Mozart e inaugura la stagione dei suoi capolavori teatrali. Scene, costumi e regia, che vengono da Ancona, recano la firma di Pier Luigi Pizzi.

Onde immobili

Il mare è una presenza forte e minacciosa nell’Idomeneo, e bene ha fatto Pizzi a renderlo protagonista del suo raffinato spettacolo. Flutti imponenti e candidi si rincorrono al centro della scena. A renderli più minacciosi è la posizione elevata, come a sottolineare il senso di minaccia incombente che proviene dall’elemento liquido, avido di olocausti.

Ma le dinamicissime onde sono in realtà immobili, raggelate, fotografate nell’istante in cui si gonfiano prima di precipitare rovinosamente e travolgere uomini, cose e destini con la loro terribile energia. Il candore poroso delle spume, che sembra declinare il calligrafismo di Hokusai in versione tridimensionale, fa da sfondo alle apparizioni di Nettuno e al periclitare delle navicelle, metafore galleggianti della condizione umana in balia del fato.

In bianco e nero

Il bianco domina anche nel tempio stilizzato che incornicia l’azione e in tutti gli elementi di corredo, come il grande muro centrale e i gradini (insidiosi a più di un interprete). Neri o grigi quasi tutti gli abiti, con l’eccezione di Elettra, avvolta dai riflessi metallici di un violazzurro livido come le sonorità delle sue due arie estreme. Solo alla fine, quando il nume è placato e la serenità e l’amore possono trionfare, il bianco contagia coro e comparse.

Le calcolate invenzioni, che recano evidenti i tratti del più perfetto e ortodosso stile pizziano, puntano sulla monumentalità, alla quale sacrificano talvolta l’incisività del movimento collettivo (ad esempio nei momenti cerimoniali) e del gesto individuale. L’effetto complessivo, però, è di grande coerenza linguistica, oltre che di indubbia bellezza. Un difetto, a volerlo trovare, è la sensibile opacizzazione della voce dei cantanti quando cantano in sede elevata e arretrata, con sbalzi cospicui nelle dinamiche rispetto alla posizione di proscenio.

Varietà e coesione

Elegante quanto la regia è la lettura della partitura fornita dal talentoso Daniel Cohen, che indaga con precisione analitica le variegate e spesso sorprendenti combinazioni timbriche immaginate da Mozart ma al contempo restituisce tutta l’intensità dei momenti più appassionati o concitati. A parte qualche indugio nei recitativi accompagnati, la sua bacchetta è puntuale ma mai meccanica, così da garantire l’equilibrio interno di ciascun atto nell’avvicendarsi delle congiunture drammatiche.

Bravi i quattro cantanti principali. René Barbera è un tenore di grande potenza ma anche di disinvolta agilità, e quest’ultima qualità gli consente di tratteggiare con esattezza – nonostante qualche irruenza di troppo – il profilo sonoro di Idomeneo. Espressione e virtuosismo non difettano a Carmela Remigio, che perciò si cala con maestria nei panni della trepidante Ilia. Aya Wakizono la affianca con sicurezza e bel colore nel ruolo di Idamante, delineato con sapiente chiaroscuro. La furia di Elettra trova un’interprete perfetta in Eleonora Buratto, che però sa toccare anche corde più morbide nell’aria del secondo atto. Tra i comprimari merita una segnalazione Carlos Natale, che conferisce la giusta ieraticità al gran sacerdote di Nettuno.

Il coro, chiamato in causa spesso e volentieri da Mozart in questa partitura che strizza l’occhio alla melodrammaturgia francese, appare talvolta un po’ in affanno ma fornisce una prova complessivamente soddisfacente.

L’allestimento palermitano rinuncia all’ampia coda coreutica del terzo atto, sicché la conclusione lieta dell’azione appare un po’ frettolosa. Il pubblico della prima segue con attenzione e saluta con entusiasmo tutti gli artisti. (  https://www.teatro.it  )

 

   di Lucio Tufano
    (29/04/2019)

 

 

 

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