Orchestra e canto, magnifico concerto al Verbier Festival. L’ Orchestra, diretta da Valery Gergiev, il coro, i cantanti Emily Magee, Miina-Liisa Värelä, Evelyn Herlitzius, Gerhard Siegel, Bogdan Baciu, John Lundgren, in una straordinaria interpretazione per “La Donna senza ombra” di Richard Strauss, su libretto di Hugo von Hofmannsthal.
di Michele Luongo
Orchestra e canto, magnifico concerto. Nell’ambito della 26a Edizione del Verbier Festival, lo scorso lunedì 22 luglio, nella Salle Des Combins di Verbier, località turistica Svizzera, è andata in scena l’Opera di Richard Strauss (1864 – 1849) Die Frau Ohne Schaten (Le Femme sans ombre), su libretto di Hugo von Hofmannsthal.
La Verbier Festival Orchestra è al completo, diretta da Valery Gergiev, con il coro del Festival Academy. L’avvio è preciso e intenso, i cantanti: il Tenore Gerhard Siegel, l’Imperatore, il Soprano Emily Magee, l’imperatrice, il Mezzo Soprano Evelyn Herlitzius, la nutrice, il Baritono -basso John Lundgren, è Barak, e il Soprano Miina-Liisa Värelä, la moglie di Barak, coinvolgono il pubblico che sin dalle prime batture si capisce di essere di fronte a una grande opera.
La Donna senza ombra è una fiaba con la quale Strauss e Hofmannsthal, hanno messo in risalto il valore della fecondazione, ponendo a centro dell’attenzione la Donna. Una leggenda che vede l’imperatore a caccia e colpisce con una freccia una gazzella, ferita si trasforma in una bellissima fanciulla, e ne diviene sua sposa. Ma conserva il suo stato magico, la particolarità di non avere ombra.
Trascorrono tempi felici, tutte le notti si posseggono, ma la sposa essendo senz’ombra rimane infeconda. C’è una maledizione che la costringe a trovare un’ombra prima della fine della dodicesima luna, altrimenti suo marito si trasformerà in pietra. L’Imperatrice e la nutrice partono alla ricerca dell’ombra e giungono alla capanna di Barack, un tintore, che vive con i tre fratelli: uno cieco di un occhio, uno storpio, uno gobbo, e sua moglie anche lei senza figli. L’Imperatrice e la nutrice col l’intento di acquistare l’ombra, si offrono come schiave, e, quando Barak è a lavoro, tentano la moglie facendole apparire uno splendido giovane, ma lei non si lascia andare. L’imperatore diventa di pietra, e Barak con la moglie sono rinchiusi.
L’imperatrice e la moglie di Barak superano delle difficili prove interiori. Il sacrificio, la passione, la riflessione che le porta immancabilmente alla crescita, al riconoscimento del vero affetto, del vero amore. Così l’imperatrice getta ombra, è feconda, e l’imperatore torna a vivere.
Orchestra e canto, magnifico concerto al Verbier Festival. Più di quattro ore di spettacolo, l’inizio, puntuale, alle ore 18,00, per l’opera in tre atti “Die Frau Ohne Schaten” (Le Femme sans ombre). Pubblico attento, giornata caldissima ed è proprio il direttore Valery Gergiev, in un bagno di sudore a fare da testimone, alla fine del primo atto.
Una gran bell’opera, tutti bravi, dalla Verbier Festival Orchestra, diretta da Valery Gergiev ai cantanti Emily Magee, Miina-Liisa Värelä, Evelyn Herlitzius, Gerhard Siegel, Bogdan Baciu, John Lundgren, Barak, il coro, un straordinario insieme che hanno rilasciato un susseguirsi di emozioni.
L’Orchestra puntuale è in perfetta sintonia con il canto che sottolinea la grande espressività dei protagonisti, dal Tenore Gerhard Siegel, nella parte dell’imperatore, al Soprano Emily Magee nella parte dell’imperatrice, al Mezzo Soprano Evelyn Herlitzius, nella parte della nutrice, al Soprano Miina-Liisa Värelä, nella parte della moglie di Barak. Al Baritono -basso John Lundgren, nella parte di Barak, con una eccellente presenza scenica, solo con la loro presenza tra gli orchestrali, senza artifici scenografici.
Orchestra e canto, tre donne, Miina-Liisa Värelä, Evelyn Herlitzius, Emily Magee, semplicemente meravigliose, straordinarie, la loro è stata una superlativa interpretazione con una intensa emotività hanno incantato il pubblico con voci pulite, profonde, capaci di fare vivere il momento lirico, drammatico con superbe estensioni. Un quadro d’insieme, a più voci, a tre, a sei, con la direzione di Valery Gergiev, limpida e precisa che diviene un tutt’uno, per una magnifica espressione musicale e un canto sublime.
E il pubblico è in piedi, dalla prima all’ultima fila che sottolinea con lunghi e scroscianti appalusi, sette minuti, per un straordinario concerto. Una sola parola: Bravi!
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di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
(01/08/2019)
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