Parole del Cristo in Croce per una musica universale

Parole del Cristo in Croce per una musica universale. Nel silenzio, le ultime sette parole di Cristo sulla croce. Un’opera che va oltre il messaggio spirituale. Una grande Verbier Festival Chamber Orchestra, un grande Gábor Takács-Nagy. Poi, l’eleganza András Schiff al pianoforte.  
di Michele Luongo  

Parole del Cristo in Croce per una musica universale
Verbier Festival Chamber Orchestra, dirige Gábor Takács-Nagy

Parole del Cristo in Croce, grandi emozioni al Verbier Festival, e per i 25 anni l’ennesima conferma di uno dei maggiori festival internazionali. C’è un’atmosfera da grande serata alla Salle des Combins, sul palco adornato da fiori: orchidee bianche, rosa e viola, con lo sfondo blu e, la scritta Verbier Festival, prende posto la Verbier Festival Chamber Orchestra, è il concerto di lunedì 30 luglio, dirige Gábor Takács-Nagy. In programma Joseph Haydn  “Les sept dernières paroles du Christ en croix Hob. XX/1: A” (Le ultime sette parole di Cristo sulla croce Hob. XX / 1:A ).

L’opera ebbe origine nella chiesa di Santa Cueva di Cadice in Spagna, e creata nel 1787  a Vienna da Haydn. Un’opera che va oltre il messaggio spirituale, attraversa ogni confine.  La Verbier Festival Chamber  Orchestra con Gábor Takács-Nagy si vuole commemorare le vittime della Prima Grande Guerra Mondiale. Una scelta non facile, di grande profondità, durante l’esecuzione, sette persone in lingue diverse, intervallano le sette sonate ed ognuna rilascia un breve messaggio, che solcano le ferite della storia.

Sette sonate, intense, riflessive sulle sette frasi pronunciate da Cristo sulla Croce. E’ un’introduzione decisa quella dell’Orchestra, e si parte con la prima sonata sulla frase: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” quasi un intimo accompagnamento alla meditazione. Dialogo del sentimento con i violini e violoncelli per la seconda sonata sulla frase: “In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso”.

Un’esposizione orchestrale che con la guida Gábor Takács-Nagy, abbraccia e rilascia in ogni nota la passione del tema, è la terza sonata, sulla terza frase: “Donna, ecco tuo figlio”. Lirismo tenero e disperato, toccante con il Largo e Cantabile della quarta sonata, sulla quarta frase: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.  La quinta frase: “Ho sete!”, il sentimento dell’accettazione, una melodia tra gli archi dei violini, che coinvolge i musicisti e il pubblico, che continua con il clarinetto, il flauto nella sesta frase: “Tutto è compiuto”.

La settima voce è del direttore Gábor Takács-Nagy, un’intensa e sentita partecipazione, poi ritorna al podio per dirigere la settimana sonata sull’ultima frase: “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito”. Siamo al finale “ Il Terremoto”, ingresso deciso dell’orchestra, con tagli degli archi un imponente finale che invita alla riflessione. Gábor Takács-Nagy, seguito dal primo violino e dall’orchestra, lascia il palco, per le commemorazioni non c’è spazio per gli applausi. Grande Gábor Takács-Nagy, Grande la Verbier Festival Chamber  Orchestra.

Musicisti straordinari, precisi, in perfetto equilibrio strumentale, la direzione di Gábor Takács-Nagy è pulita, decisa, ha coinvolto ogni musicista, ogni strumento e con le sue mani che volteggiano con grazia, sembrava accompagnare ogni nota, ogni espressione, una’esecuzione d’impeccabile interpretazione musicale.

Parole del Cristo in Croce per una musica universale
Verbier Festival Chamber Orchestra, Gábor Takács-Nagy, András Schiff

La seconda parte del programma vede in scena il solista András Schiff, per il “Concerto per piano e orchestra N°4 in sol maggiore op 58” di Ludwing Van Beethoven, con la Verbier Festival Chamber  Orchestra diretta da  Gábor Takács-Nagy.

András Schiff è al pianoforte, un Bösendorfer, ed è proprio lui ad iniziare, come vuole la caratteristica dell’opera, linearità e precisione negli accordi, un piacevole romanticismo che è ripreso e ripetuto dall’orchestra. Schiff suona senza spartito, ha grande maestria, le dita hanno movimenti ora aggraziati ora decisi ma di estrema pulizia sonora. Il terzo movimento “Rondo: Vivace”, che vede le trombe e i timpani, fino adesso silenziosi, il pianoforte si alterna al caldo suono del clarinetto e al lirismo dell’oboe. Solista e Orchestra divengono un insieme che rilasciano una ricchezza espressiva che conquista gli intensi applausi del pubblico che richiamano più volte sul palco András Schiff e Gábor Takács-Nagy.

András Schiff concede il bis, il suono è morbido, limpido, elegante, è il suo stile. Ancora applausi, ed ancora una volta una magnifica interpretazione dell’Orchestra diretta da Gábor Takács-Nagy, che non lascia spazio, richiede sempre il massimo. (  https://www.verbierfestival.com/  )

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (06/08/2018)

 

 

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