Straniero, dal Teatro la voce della solitudine

Straniero, emarginazione, solitudine: Emigrante, una produzione ariaTeatro con  Denis Fontanari e Andrepietro Anselmi che ci accompagnano nella riflessione di un tempo che non ha tempo nel valore della dignità umana.
di Michele Luongo

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Teatro Comunale dl Pergine Valsugana, Emigranti

Al Teatro Comunale di Pergine Valsugana è andato in scena Emigranti del drammaturgo polacco Slawomir Mrozek, prodotto dalla Compagnia ariaTeatro, con la regia di Giuseppe Amato e gli attori Denis Fontanari e Andrepietro Anselmi.  Lo spettacolo, un’ora e venti, senza pausa, con un pubblico seduto a semicerchio a contatto diretto, quasi parte di una scenografia essenziale che riproduce un misero “alloggio”, privo di finestre, una cantina, dove “vivono” due emigranti, un intellettuale e un operaio, volutamente senza nome, costretti a dividere  l’umiliante condizione.

Due emigrante in una qualsiasi città stranierà, perché l’emigrante è sempre uno straniero, passano la notte dell’ultimo dell’anno a raccontarsi della loro vita, delle proprie origini. Sono differenti in un classico spaccato sociale: l’intellettuale e il proletario, ma uniti dalla necessità della condizione di emigrante.

Personaggi quasi fermi sulla scena, pochi movimenti, significativi, Denis Fontanari, l’intellettuale, ha padronanza del ruolo, la sua parola e provocatoria, scuote. Andrepietro Anselmi, l’operaio, è nel personaggio, l’esuberanza si scontra con il silenzio interiore. Con una forte espressione comunicativa i due attori, incalzano in uno straordinario dialogo facendo emergere il chiaro scuro dei loro pensieri in un tempo che non ha tempo per la dirompente solitudine dell’essere umano.

Straniero, emigranti, emarginazione, solitudine, cosi quasi nuvole concettuali si materializzano in una visita alla stazione dei treni e il sogno di una donna elegante, o sulla presenza assenza delle mosche, e di quel poco di cibo che si nasconde, come i soldi  in segno di un riscatto che, invece, senza rendersene conto, ci imprigiona trasportandoci nell’assurdo egoismo.

L’interpretazione di Denis Fontanari e Andrepietro Anselmi, è stata intensa, sopra le righe Fontanari nel tessere i tempi dell’opera, Anselmi per la straordinaria espressività. Insieme ci hanno regalato momenti di pura riflessione. L’”Emigrante” sembra essere senza tempo, una rinnovata attualità della condizione umana che ci richiama con insistenza al valore della “Dignità” propria della Dichiarazione Universale dei Diritti. Dovrebbe fare riflettere molto, soprattutto, a chi detiene il potere, perché fin quando l’uomo sarà “costretto” ad emigrare per lavoro, per fuggire dalle oppressioni, dalla fame e dalle guerre, in cerca di libertà ed uguaglianza, per queste sconfitte dell’essere umano, non vi sarà mai moneta che potrà ripagare la tolta Dignità degli emigranti, ieri, oggi, domani.  
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di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (08/03/2016)

 

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