Europa, i nostri parlamentari i più pagati

Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa. Risorsa dimenticata. Non abbiamo allineato i parametri fiscali, i costi per le materie prime, il costo del lavoro e nemmeno gli stipendi politici, l’idea di una Unione Europea resta sospesa nel limbo dell’ideologia e della discordanza di trattamento.
Redazione

 

 

 

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I nostri parlamentari i più pagati in Europa

Abbassare le tasse tagliando servizi al sociale e in mancanza di una politica industriale. La continua ricerca di fondi spinge la Federcontribuenti a rivalutare l’incompleto lavoro svolto dalla Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa per i deputati e senatori, per i membri di altri organi di rilievo costituzionale, per i componenti gli organi di vertice di Autorità e Agenzie e per le figure delle rispettive amministrazioni e delle amministrazioni centrali dello Stato. Era il 2011 (art. 1, dl 6 luglio 2011, n. 98, convertito con legge 15 luglio 2011, n. 111). Per la Commissione son mancati parametri ufficiali e a distanza di anni nessun provvedimento è stato preso. Se portassimo la discussione direttamente in Consiglio Europeo?
Non abbiamo allineato i parametri fiscali, i costi per le materie prime, il costo del lavoro e nemmeno gli stipendi politici, l’idea di una Unione Europea resta sospesa nel limbo dell’ideologia e della discordanza di trattamento. Secondo il presidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella, ”ci sono i requisiti per spingere il parlamento europeo verso una nuova dimensione, rendendolo esecutivo e non più solo partecipativo”.

Partendo proprio dagli stipendi politici, ”per fare un minimo di giustizia civile e per trovare subito fondi per ridurre le tasse, per i servizi sociali ridotti all’osso e per rilanciare una politica industriale smembrata”. Ci aveva provato la Commissione cui scopo era analizzare gli stipendi dei politici italiani, confrontarli con quelli dei colleghi europei al fine di valutare la possibilità di imporre un tetto o allinearci agli standard europei. Un Rapporto di 38 pagine dalle deludenti conclusioni: ”solo in 9 casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani e quelle di tutti e sei i paesi considerati. ( Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Austria ). Gli emolumenti corrisposti sono marcatamente diversi tra paesi e all’interno di ciascun paese. In alcuni casi l’emolumento è erogato a titolo di rimborso, in altri casi è prevista l’incompatibilità con altre cariche, in altri ancora tale incompatibilità non sussiste.

La Commissione stabiliva che i nostri parlamentari sono i più pagati con uno stipendio lordo mensile che supera i 16mila euro, il 60% in più rispetto alle media Ue. Per ogni parlamentare o senatore italiano oltre allo stipendio (altro che indennità) diamo: la diaria, i trasporti gratis per cielo, mare e terra, le spese di rappresentanza, per la segreteria e poi vitalizio, pensione, spese sanitarie, la mensa luculliana al costo di un panino, il parrucchiere, vitto, alloggio e stiratura!

”Non si ha avuto il coraggio di dire che in ogni altro Paese non esiste la lunga scia di Agenzie, Autorità Garanti, Partecipate, Consorzi inutili come in Italia. Non si ha avuto il coraggio di dire che i colleghi europei non godono di trasporto ferroviario, autostradale, marittimo e aereo gratis, ma solo di sconti e agevolazioni. Non si ha avuto il coraggio di dire che il costo degli uffici di rappresentanza, così alti per gli italiani, altrove non esistono. Le spese mediche, coperte da un fondo in Italia, fondo sempre alimentato da soldi pubblici, altrove si pagano. Negli altri Paesi Europei i ministri sono responsabili del proprio dicastero e non delegano ad Autorità nate e pagate per fare il loro lavoro!”.

Un membro dell’assemblea nazionale di Parigi non prende la diaria per pagarsi un affitto nella capitale, ma ha accesso ad alloggi a tariffe agevolate. Non ha rimborso per i trasporti, nè biglietti gratis, ma solo un carnet di 40 viaggi di andata e ritorno tra Parigi e il proprio collegio e una carta ferroviaria che dà diritto ad altri sconti. In Germania un deputato per le spese di segreteria e rappresentanza ha a disposizione 1.000 euro. “Nonostante l’impegno profuso – concludeva la commissione – e tenendo conto della estrema delicatezza del compito ad essa affidato, nonché delle attese dell’opinione pubblica sui suoi risultati, la Commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuno delle medie di riferimento con l’accuratezza richiesta dalla normativa”.

”Chiederemo ai nostri europarlamentari – conclude Paccagnella – di farsi carico di questo delicato compito. Se l’Europarlamento non dovesse ascoltarci, venendo meno alla sua funzione, sarà il caso di unirsi agli altri Paesi che hanno espresso il desiderio di abbandonare non tanto una moneta malamente gestita, ma l’idea stessa di una Europa unita”.   (www.federcontribuentinazionale.it  )

 

    Redazione
 (10/08/2015)

 

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