Il contribuente e la pressione fiscale

L’Unione Europea e la rimodulazione del cuneo fiscale in Italia, hanno ragione? La nostra classe politica ha dimostrato incapacità, perché non seguire i suggerimenti della UE invece di difendere l’indifendibile? Togliendo dal reddito lordo tutti i carichi tributari e contributivi al netto dei rimborsi fiscali si ottiene il reddito netto delle famiglie, una vera miseria.
Federcontribuenti

 

 

Contribuente-Modello-730-2015Roma  – Il documento di economia e finanza di Renzi non ha convinto nessuno, dalla Camera al Senato alla Corte dei Conti. Anche la commissione europea non ci vede chiaro e consiglia di rimodulare il cuneo fiscale italiano sul modello europeo liberando il lavoro e attingendo risorse dal patrimonio immobiliare. La nostra classe politica ha dimostrato incapacità, perché non seguire i suggerimenti della UE invece di difendere l’indifendibile?
Solo noi abbiamo l’impressione che si usino le casse pubbliche per fare propaganda politica? Tutto questo cianciare sulle tasse che diminuiranno, lo sviluppo che riprenderà come i consumi, hanno un qualche fondamento? Il 73% del patrimonio immobiliare è in mano alle banche tanto da rimpolpare i dossier sui crediti deteriorati, questo dato ad indicare la sofferenza tutta italiana in fatto di malessere sociale.

La tassazione sugli immobili potrebbe essere un valido strumento di riscatto economico – sociale se attuato assieme ad altri provvedimenti urgenti. Per iniziare esiste una sostanziale differenza tra politica fiscale italiana e quella di Francia, Germania e Regno Unito dove c’è rispetto per le famiglie come per le fasce più deboli e il lavoratore non viene visto come un’ampolla da cui succhiare continuamente sangue.

Facciamo quindi riferimento alla pressione di tutte le imposte dirette e progressive sul reddito, perché al contribuente interessa sapere soprattutto che quanto versa è 5 volte superiore alla propria capacità contributiva.

In Italia se sommiamo la tassazione sul reddito personale a quella sul lavoro aggiungendoci le imposte indirette sforiamo quota 65%, nei restanti Paesi dove la proprietà immobiliare è tassata non superiamo il 45%.

Per giudicare l’equità e l’efficienza di una tassazione addizionale del patrimonio immobiliare in Italia, sulla base del confronto con gli altri Paesi, bisogna tener conto del fatto che, rispetto agli altri Paesi, le famiglie italiane hanno sul loro reddito un onere fiscale maggiore e godono di sempre meno detrazioni.

Per quanto riguarda la Francia, che ha una elevata tassazione patrimoniale l’imposta personale sul reddito si ferma a quota 7,37% mentre in Germania a 9,43%. L’Italia è al 12,70%.

Togliendo dal reddito lordo tutti i carichi tributari e contributivi al netto dei rimborsi fiscali si ottiene il reddito netto delle famiglie, una vera miseria. La progressività dell’imposta personale negli altri Paesi è molto più moderata che in Italia: in Francia abbiamo il quoziente familiare, in Germania una fatti specie, in Italia ogni testa vale doppia.

In Francia, un contribuente, dopo aver pagato l’imposta personale sul reddito ha ancora una rilevante disponibilità di mezzi economici per pagare il carico fiscale patrimoniale sugli immobili, lo stesso vale in Germania e Regno Unito.

Le Politiche fiscali in Germania, Francia e Regno Unito non sono più generose ma meglio distribuite.

Il contribuente dei tre Paesi, diversamente da quello nostrano, gode di maggiori detrazioni, dalle donazioni, ai figli, come per gli alimenti e le spese di viaggio al e dal lavoro; per i guadagni di capitale all’esonero dei guadagni di vendita fino a 500 euro.

Inoltre i contribuenti coniugati possono optare per la tassazione congiunta con sostanzioso beneficio quando uno dei due è senza reddito. Hanno serie politiche per il sociale. Anziani, bambini e disabili sono assistiti e godono di benefit economici. Aiuti economici sotto forma di detrazioni fiscali corpose per chi investe in energia pulita o rende agibili e sicuri vecchi edifici. Un risparmio del 25% e arriviamo al 50% per mantenere a scuola i bambini.

La pressione dell’imposta personale sul reddito per una persona singola senza carichi di famiglia, che svolge un lavoro dipendente, in Italia è per tutti i livelli di reddito maggiore che altrove. Il divario è particolarmente accentuato sino ai 70-80mila euro.

Per 30mila euro di imponibile, in Italia la pressione dell’imposta personale sul reddito supera il 16% mentre in Francia è dell’1,87%. A 60mila euro, in Italia supera il 30% mentre in Francia è del 7,3%. A 100mila euro, in Italia la famiglia ha una pressione fiscale del 36% e in Francia del 14%.

La famiglia con due coniugi, di cui uno non lavora, e con 2 figli a carico, in Italia ha una pressione del 38,45% mentre in Francia ha una pressione che è soltanto del 20,08%. Ma anche in Germania la famiglia monoreddito con 2 figli a carico paga molto meno di imposta personale sul reddito della corrispondente famiglia italiana. È tenendo presente la grande differenza nel carico fiscale che possono avere le famiglie europee rispetto alle nostre che ora dobbiamo considerare la tassazione della proprietà immobiliare.

”Possiamo fare gli spavaldi fin quando vogliamo, ma resta una verità assoluta quella che vede una politica fiscale italiana particolarmente confusa e arbitraria, utile per nascondere lo sporco e l’incapacità sotto il tappeto. Certe ridicole prese di posizione, l’orgoglio italico, mal si sposano con la disastrosa situazione italiana!”.

Francia, Germania e Regno Unito ci dicono che è possibile ridisegnare la politica fiscale rispettando la capacità contributiva di ognuno, lasciando respirare chi crea occupazione, mantenendo i senza reddito o i più deboli, in poche parole, ridistribuendo equamente la ricchezza come la spesa. (www.federcontribuentinazionale.it  )

 

  Ufficio Stampa Federcontribuenti
          (29/09/2015)

 

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