La motivazione, il desiderio, la spinta a voler cambiare

La motivazione, il desiderio, la spinta a voler cambiare, cerco lavoro a New York. Organizzata dal Consolato in collaborazione con Italian Trade Agency e Associazione Alumni Bocconi di New York, la Meet the Job Fair è stata occasione per incontrare le aziende italiane a New York.
di Anna Cugini

 

La-motivazione-lavoro-new-yorkLa motivazione, il desiderio, la spinta a voler cambiare. Al Consolato un’iniziativa dedicata alle possibilità di carriera per gli italiani negli USA.
Lo scorso sabato  in una New York finalmente baciata da un sole quasi primaverile, davanti al Consolato Generale d’Italia, una lunga lunga fila di giovani italiani attende l’inizio del primo appuntamento dedicato al mondo del lavoro, il Meet the Job Fair. Questo il titolo dell’evento, fortemente voluto dal console generale Francesco Genuardi, in collaborazione con Italian Trade Agency e l’Associazione Alumni Bocconi di New York, tenutosi appunto presso la sede del Consolato Italiano su Park Avenue.
Davvero tanti i protagonisti che si sono susseguiti durante questa lunga giornata, dando la possibilità a tutti gli iscritti di conoscere le diverse opportunità e carriere lavorative che offre la città di New York. Il console Genuardi ha introdotto l’evento mostrando entusiasmo e approvazione nel vedere il folto numero di partecipanti. “Sono felice di vedere che questa iniziativa abbia attratto così tante persone, significa che la strada intrapresa è quella giusta. Vogliamo che sempre più il Consolato Generale diventi un luogo di erogazione di servizi, di incontro e di ascolto con i giovani e con la comunità italiana tutta”.

La giornata è stata poi scandita in tre differenti workshop. Il primo, dedicato alle carriere internazionali, ha visto la partecipazione di tre membri della  Rappresentanza Permanente dell’Onu che hanno descritto le loro differenti mansioni e le motivazioni che li hanno spinti ad accostarsi alla carriera diplomatica. “Alla domanda come posso capire se intraprendere una carriera internazionale, la risposta che io do sempre è questa: la motivazione. La spinta a voler cambiare le cose, il desiderio ardente di sentire che la nostra attuale società ha bisogno di soluzioni, di volontà e di coraggio nel voler affrontare dei cambiamenti che sono inevitabili, sono tutti aspetti fondamentali nel mio lavoro”. Con queste parole l’ambasciatore Inigo Lambertini ha descritto la “vocazione” di chi intraprende una carriera a servizio della comunità internazionale. “Se avete questo impulso dentro di voi allora questo tipo di lavoro potrebbe essere quello giusto”, ha concluso Lambertini.

Lavoro new york Il secondo workshop ha visto come protagonisti business men provenienti da famose aziende italiane come Scavolini, Maserati e Fendi. Hanno raccontato brevemente i loro curriculum, i loro esordi non sempre facili nel mondo del lavoro, dando consigli forse un po’ banali ma sempre utili, come quello, ad esempio, di cercare di conoscere differenti culture, di aprire la propria mente e ampliare il proprio punto di vista. Studiare certo ma soprattutto viaggiare, perché quello che permetterà ai giovani d’oggi di diventare i grandi imprenditori di domani, sarà la loro elasticità e la loro completezza, caratteristiche che si possiedono solo abbandonando la propria zona di confort ed esplorando nuove realtà. Questo il messaggio.

Il terzo intervento è stato dedicato alla spinosa questione della normativa in materia di visti. Nulla terrorizza e scoraggia di più un italiano che voglia venire a lavorare negli Stati Uniti della questione visti. Ottenere un permesso per lavorare legalmente in America è cosa tutt’altro che semplice. Andrea Fiocchi, avvocato e partner della Reinhardt LLP, ha affrontato la questione senza troppi giri di parole e senza regalare false illusioni. “Ottenere un visto lavorativo in questo paese è complicato –  sentenzia Fiocchi, elencando i differenti visti ha continuato – Per ottenere un visto trovare uno sponsor non basta. Dovete avere un bel curriculum, capacità, e determinazione. New York non è una città per tutti ma, se avete le giuste competenze e il giusto carattere, saprà valorizzarvi per quel che meritate”.

La giornata si è poi conclusa con la possibilità di incontrare direttamente i tanti professionisti che hanno aderito a questo incontro dedicato al mondo del lavoro. Sono stati allestiti dei tavolini nelle due sale più spaziose del Consolato e aziende come Buccellati, Colavita, Ferrari, Lavazza, Intesa San Paolo, Maserati, UniCredit, UbiBanca, De Cecco, MSC, Chiomenti Studio Legale, Rev’it, Scavolini, Technogym, Adamis Group, Bindi, Zamperla, hanno accolto i curriculum o i biglietti da visita dei tanti presenti a questo job meeting.

La motivazione, la spinta a voler cambiare. L’obiettivo di questa giornata era quello di contribuire a dare una panoramica globale ai giovani italiani che desiderano rimanere negli Stati Uniti. Un ventaglio di prospettive sulle differenti carriere ma, anche e soprattutto, favorire la loro integrazione e partecipazione alle attività del Sistema Italia a New York. Se questo primo tentativo abbia davvero permesso a qualcuno dei presenti di trovare lavoro o di crearsi una rete di conoscenze che gli permettano di sentirsi un po’ più inserito in questa caotica città è forse presto per dirlo. Ma una cosa è certa, ben vengano iniziative di questo tipo, appuntamenti seri e dedicati ai cittadini che, in fondo, rimangono sempre tali anche se lontani dalla loro terra e che spesso sono in America proprio per cercare quello che nel loro (nostro) paese ormai è sempre più difficile trovare: un lavoro. (  www.lavocedinewyork.com )

 

   di Anna Cugini
    (26/05/2016)

 

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