Soros pro Hillary Clinton e Smartmatic

Un’amicizia Soros e Malloch-Brown che spaventa i repubblicani americani in quanto il magnate ungherese ha speso, come scrive Politico, 25 milioni di dollari per sostenere Hillary. Smartmatic e l’amico di Soros l’azienda che si occuperà di fornire i sistemi per raccogliere i voti degli elettori americani
di Matteo Carnieleto

 

Soros-Clinton
George Soros e Hillary Clinton

Mani di Soros sulle elezioni Usa?  L’allarme è stato lanciato dal Daily Caller, quotidiano on-line di stampo conservatore. Alle prossime elezioni americane, un’azienda legata a George Soros controllerà “le macchine per le votazioni in sedici Stati” americani. Tra questi anche quelli che rappresentano veri e propri campi di battaglia per Hillary Clinton e Donald Trump, come Arizona, Colorado, Florida, Michigan, Nevada, Pennsylvania e Virginia.

Smartmatic e l’amico di Soros
L’azienda che si occuperà di fornire i sistemi per raccogliere i voti degli elettori americani si chiama Smartmatic ed ha sede a Londra. Sul sito della società si legge che Smartmatic ha già coperto numerose elezioni americane dal 2006 al 2015, impiegando oltre cinquantasettemila macchine per votare e assistendo oltre trentacinque milioni di elettori.
La svolta per Smartmatic arriva nel 2005, quando acquista Sequoia Voting Systems, un’azienda americana che si occupa di fornire assistenza e strumenti per le elezioni americane.

Il presidente di Smartmatic è Lord Mark Malloch-Brown, politico che siede alla “camera alta” del parlamento inglese e che fa parte di Open Society, il celebre istituto fondato da Soros. In passato, Malloch-Brown è stato anche vicepresidente del fondo di investimenti del magnate di origini ungheresi e segretario generale delle Nazioni Unite, lavorando al fianco di Kofi Annan. Un’amicizia – quella tra Soros e Malloch-Brown – che spaventa i repubblicani americani in quanto il magnate ungherese ha speso, come scrive Politico, 25 milioni di dollari per sostenere Hillary Clinton e la causa dei democratici. L’ipotesi di possibili brogli elettorali è stata rilanciata con forza anche da Trump durante il dibattito di ieri notte: “Ci saranno milioni di persone registrate per votare senza poterlo fare”.

Il flop dello Utah
Sul suo sito, Smartmatic si gloria di aver coperto oltre cinquanta turni elettorali. Tra questi c’è anche il tristemente famoso “voto dello Utah“, le cui procedure – per citare un titolo di Wired– avrebbero fatto venire un infarto a qualsiasi esperto di sicurezza informatica. In quell’occasione si sono infatti registrate parecchie irregolarità.

Il sistema di voto, almeno sulla carta, è semplice: ci si registra su un sito web, si riceve un pin – via sms o via email – e finalmente si vota. Rapido, efficace e innovativo. Il problema è che questi sistemi sono davvero insidiosi, tanto che anche “tentativi simili realizzati dal Dipartimento di Stato per far votare on-line i militari sono stati abortiti per motivi di sicurezza”.

Gli esperti sono convinti che gli hacker possano dirottare gli elettori in siti “civetta”, annullando così le loro preferenze. Ma non solo: con questo tipo di voto si annulla ogni tipo di privacy, aumentando così la corruzione (con uno screenshot si può testimoniare la propria preferenza). Avi Rubi, docente di informatica alla Johns Hopkins University, rileva poi che in questo modo società private dispongono di un potere enorme, delle vere e proprie “chiavi del regno” per decidere il futuro politico delle Nazioni. – http://www.occhidellaguerra.it  

 

  di Matteo Carnieletto
    (21/10/2016)

 

 

 

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