Tobin Tax, verso l’abolizione

Tobin Tax, verso l’abolizione dal prossimo anno? Da quando è stata introdotta, la Tobin Tax ha prodotto più danni che benefici per lo Stato. Nel 2021 potrebbe essere abolita riportando capitali e maggiore interesse in borsa.
di Mirco Galbusera 

Tobin Tax, verso l’abolizione La Tobin Tax è stata un fallimento. Introdotta dal governo Monti nel 2012, a distanza di 7 anni, non ha mai prodotto i risultati attesi per il fisco.

Allora si stimava un gettito tributario sulle transazioni finanziarie compreso fra 1,5 e 2 miliardi di euro all’anno, ma a tutt’oggi non si arriva a 700 milioni di euro incassati. Non solo, la Tobin Tax ha fatto allontanare molti piccoli investitori dalla borsa favorendo le transazioni speculative e oltre frontiera.

Tobin Tax, storia di un fallimento annunciato

A fronte di minori incassi fiscali preventivati, la Tobin tax ha ha aumentato la volatilità e ridotto la liquidità dei titoli tassati. Nel corso degli anni, le operazioni sono diminuite sui mercati non regolamentati (over-the-counter) e si sono in parte trasferite su quelli regolamentati. È quanto emerge da un’analisi pubblicata dalla Bce che ha recentemente espresso forti dubbi sull’utilità di questa tassa anche per altri Paesi, ma soprattutto per l’Italia che ha notato un sensibile spostamento di asset dal mercato azionario a quello obbligazionario, come anche si evince dall’andamento degli indici di borsa milanesi paragonati a quelli di Francia, Germania e Regno Unito. Perplessità espresse a suo tempo anche dal ex presidente Bce Mario Draghi che ha criticato la Tobin Tax applicata in Italia suggerendo che, per essere effettiva, una tassa sulle transazioni finanziarie deve essere applicata in tutti i Paesi, altrimenti ci sarebbe uno spostamento di attività verso altri Paesi. Come effettivamente poi realmente successo.

Scarsi incassi fiscali per lo Stato

La Tobin Tax è quindi controproducente perché il vantaggio per i conti pubblici è poco rilevante rispetto alle conseguenze per i mercati. Anche perché è stata applicata arbitrariamente senza che venisse costituito un fronte comune a livello europeo, dove vi sono ancora Paesi che non la applicano e altri che la applicano in maniera diversa dall’Italia.

E in un contesto di mercati finanziari globalizzati, un investitore preferirà sempre acquistare titoli non vessati da Tobin Tax piuttosto che azioni di società italiane quotate. Ecco perché si sta rafforzando il dibattito in seno ad alcuni economisti di centro destra per abolire la Tobin Tax con la legge di bilancio 2021. Un segnale che sarà sicuramente utile a riportare l’attenzione degli investitori verso l’Italia.

Come funziona la Tobin Tax

L’imposta sulle transazioni finanziarie viene applicata dall’intermediario finanziario che agisce come sostituto di imposta ed è pari a 0,10% saldo netto delle transazioni giornaliere. In pratica, se si acquistano in borsa azioni ENI per un controvalore di 1.000 euro e si lasciando in deposito titoli, la banca applicherà un’imposta di 1 euro che successivamente verserà all’Erario. Ciò non avviene se il titolo viene venduto nell’arco della giornata e non viene mantenuto in deposito. Lo stesso vale per i derivati con sottostante indici o azioni italiane (Futures, Opzioni, CFD, warrants, covered warrants e certificates). In questo caso l’aliquota varia a seconda del tipo di strumento e del valore del contratto e colpisce sia il compratore che il venditore. Infine la Tobin Tax colpisce anche gli operatori professionali che utilizzano software per operazioni ad alta frequenza che generano un volume di operazioni molto elevato. L’imposta viene applicata con un’aliquota dello 0,02% sul controvalore degli ordini annullati o modificati che in una giornata di borsa superino la soglia numerica stabilita con il decreto di cui al precedente periodo.

Strumenti finanziari esenti dalla Tobin Tax

Fra gli strumenti finanziari che non vengono colpiti dalla Tobin Tax vi sono i titoli di stato, le obbligazioni, le quote di fondi comuni di investimento, le quote di Sicav e i titoli azionari italiani la cui capitalizzazione di borsa è inferiore ai 500 milioni di euro.

Sono esentati dall’imposta anche quei titoli azionari la cui capitalizzazione supera i 500 milioni ma che hanno residenza fiscale in Paesi per i quali non è prevista la tassazione (ad esempio FCA, Tenaris, Ferrari, Exor, CNH Industrial, STM). (  https://www.investireoggi.it  )

 

di Marco Galbusera
  (08/06/2020)

 

 

 

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