Un Paese in ostaggio

Un Paese in ostaggio. Viene da chiedersi perché, perché si tira a fisarmonica la Costituzione, ben sapendo che i padri della Carta mai avrebbero accettato una cosa del genere.
di Alfredo Mosca  

Un Paese in ostaggio Un Paese in ostaggio. Che il Paese sia ostaggio di Giuseppe Conte e dei comunisti che, alla faccia della democrazia e della libertà, festeggiano 100 anni. Tanto è vero che sulla Rai è andato un servizio di commenda al comunismo, l’ennesima offesa all’onestà intellettuale. Perché ha descritto solo una faccia del Partito Comunista italiano e di Palmiro Togliatti, omettendo i crimini che quest’ultimo al fianco di Stalin commise, l’aiuto e l’appoggio ai titini delle foibe istriane e che il Pci andava a braccetto con l’Urss dei gulag, delle persecuzioni razziali.

Omettendo che i comunisti si spellarono le mani per applaudire ai carri e i morti che vi furono in Ungheria, la storia degli eccidi di innocenti dal ‘46 al ‘49 in Emilia dei partigiani, omettendo i baci e gli abbracci affettuosi che i capi del Pci davano sempre ai vari Nicolae Ceausescu, Erich Honecker, Stalin, Nikita Krusciov e così a tutta una serie di comunisti che notoriamente erano spietati e criminali contro i dissidenti e non solo.

Omettendo che il Pci era nell’Internazionale comunista che sostenne e appoggiò l’erezione del muro di Berlino, la Palestina contro le ragioni d’Israele, i militari russi a Praga per soffocare nel sangue la Primavera di libertà, testimoniata dal tremendo sacrificio di Jan Palach, che stava col patto di Varsavia nemico della Nato e dunque dell’Italia, che era contro gli euromissili per proteggere l’Italia e l’Europa da quelli dell’Urss.

Quel Pci de “L’oro di Mosca” di Giovanni Cervetti oppure Valerio Riva, di “La toga rossa” Carlo Bonini e Francesco Misiani, oppure dei tanti libri di Giampaolo Pansa. Insomma, sulla Rai è andata la storia del Pci raccontabile, diciamo, perché evidentemente dell’altra meno se ne parla e meglio è, visto che testimonierebbe di un comunismo che della libertà, della democrazia e del pluralismo ha fatto strame come tutte le peggiori dittature, del resto. Ecco perché vorremmo che in nuova Costituzione, assieme all’antifascismo, ci fosse l’anticomunismo. Anche perché e qui torniamo a bomba: mentre per fortuna il fascismo e i suoi orrori indegni è morto e sepolto, il comunismo esiste ancora e assieme ai suoi eredi Pci, Partito Democratico della Sinistra, Democratici di Sinistra, Partito Democratico sostiene Conte, così come lo sostengono i cattocomunisti e i grillini che, infatti, sono amici di Nicolás Maduro e della Cina dove notoriamente libertà, giustizia, pluralismo e democrazia trionfano.

Però, fatto strano, quando si tratta di affari e di interessi la democrazia e la libertà, la giustizia e il pluralismo vanno a farsi fottere e il commercio prende il sopravvento. È quello che è successo da noi con la via della seta, con la Cina nel Wto (World trade organization) voluto da Bill Clinton e confermato da Barack Obama e adesso poi con Joe Biden, il Covid, il Gran Reset o quel che sia, non ne parliamo. Anzi a proposito di Biden, un politico che all’inizio della campagna Usa dai dem era considerato così incapace da essere una quarta scelta. Mentre oggi è considerato un guru: pensate l’ipocrisia fin dove arriva, insomma Biden come primo atto ha tolto dallo studio ovale il busto di Winston Churchill per metterlo in fondo a un corridoio. Honoré de Balzac diceva che l’invidia era un’ammissione d’inferiorità.

Ecco perché dei sinistri bisogna aver paura, perché si ritengono i migliori ma in realtà sono i peggiori e il governo Conte è sostenuto proprio dai più sinistri della storia repubblicana. Ed è per questo che, in questi giorni di teatrino per via delle sbruffonate di Matteo Renzi, Conte va cercando qualche moderato voltagabbana per darsi un tono liberale e riformista. E per farlo tiene in ostaggio l’Italia.

Tiene in ostaggio un Paese che, se votasse, manderebbe a pedate nel sedere a casa l’attuale maggioranza-minoranza. Tanto è vero che il capo dello Stato sta consentendo a Conte ciò che almeno all’apparenza non consentì al centrodestra, cioè di cercarsi un po’ di voti in Parlamento per arrivare in Senato a superare i 161 di maggioranza assoluta. Ebbene, viene da chiedersi perché, perché si tira a fisarmonica la Costituzione, ben sapendo che i padri della Carta mai avrebbero accettato una cosa del genere. Mai avrebbero consentito il commercio dei posti, tanto è vero che i gruppi misti nascono dopo la Carta e nei regolamenti delle Camere. Insomma, perché si lascia che l’Italia sia ostaggio di un accrocco simile che non potrà che fare peggio del precedente.

La prima risposta che ci viene in mente è che, pur di evitare di ritrovarsi il centrodestra al governo, i cattocomunisti, gli eredi di Togliatti e gli amici di Maduro e della Cina farebbero di tutto. Perché sia chiaro: a parti invertite, come insegna la storia comunista che si festeggia, ci saremmo ritrovati i carri armati. Sia chiaro: i carri armati del terzo millennio per i comunisti di oggi 4.0 non sono più i cingolati, i militari armati, i gulag e così via. Sono i media, i social, la censura, le sardine, gli arcobaleni, i viola, i girotondi, i salotti radical chic, gli intellettuali e addirittura i preti. Insomma, tutto ciò che possa sparare ad alzo zero contro il centrodestra fascista, razzista, xenofobo, sovranista, populista e pericoloso per l’Italia, specialmente adesso.

Come se ora fossimo in buone mani e Conte avesse fatto il bene dell’Italia, quando nella iattura gialloverde prima e giallorossa dopo ci ha portati alla deriva e ridotti al lumicino. Insomma, l’esperienza scellerata di Matteo Salvini e Luigi Di Maio del 2018 e quella peggiore con Renzi e Nicola Zingaretti del 2019 dovrebbero insegnare che ad offendere la democrazia, rinunciando al giudizio popolare, si crea solo la rabbia elettorale e il male nazionale.

Del resto, quest’anno in Europa si vota ovunque, dunque la scusa della crisi è una bugia, come è una bugia che in questo momento sotto Recovery sarebbe assurdo perdere tempo. Insomma, più perdita di tempo di quella indecorosa che vediamo sarebbe difficile da trovare, perché sia chiaro: la tarantella squallida durerà ancora.

Ecco perché vorremmo dire, come disse al Parlamento Oliver Cromwell assieme ai suoi round head durante la Prima rivoluzione inglese, “in nome di Dio andatevene”. Il condottiero voleva una classe politica integra, giustizia, libertà, pluralismo, diritti e garanzie per tutti i cittadini contro l’assolutismo Reale. Ci riuscì qualche decina di anni dopo, nel 1688, con la Seconda e gloriosa rivoluzione inglese, un evento eccezionale per il mondo intero. Nacque così infatti the Bill of rights, la Carta dei diritti, lo Stato di diritto, la separazione dei poteri. Nacque così molto di quello straordinariamente ovvio giusto e naturale che, nonostante tutto e in larga parte, manca da noi: uno Stato veramente liberale. Viva l’Italia, la libertà, la democrazia, il garantismo, il pluralismo, la sovranità popolare e il suo giudizio. ( http://www.opinione.it/ )

 

  di Alfredo Mosca
    (23/01/2021)

 

 

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