Sistema Sanitario, difesa dal Comitato per la Bioetica

Il Comitato Nazionale per la Bioetica si esprime con un Parere in difesa del sistema sanitario nazionale. L’ospedale non può più essere un contenitore generico, ma una struttura calibrata sul bisogno del paziente. La formazione delle figure professionali coinvolte richiede una didattica attiva, di analisi e soluzione dei problemi

di  Andrea Martani

 

Sistema Sanitario, difesa dal Comitato per la BioticaIl Comitato Nazionale per la Bioetica espone alcune perplessità sullo stato di salute del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), delineando una serie di raccomandazioni volte a ripensare alcuni suoi elementi essenziali e promuovere rinnovate policies al suo interno.

 In risposta alla sempre maggiore pressione economica, sociale e politica cui è sottoposto il SSN, il Comitato rilascia un Parere in cui esamina alcuni profili critici del sistema. Segnatamente, il Comitato elabora una serie di proposte per aiutare la Sanità ad uscire dalla sua attuale crisi senza sacrificare i “principi cardine […] del SSN, in primis la gratuità, l’equità e l’universalità delle cure”.

In primo luogo, il Parere affronta il delicato tema della prevenzione, sottolineando la necessità per l’Italia di adeguarsi agli standard degli altri paesi avanzati in termini di impegno ed investimento. Il Comitato sottolinea la rilevanza di tale settore della medicina che “non dovrebbe essere [solamente] una pratica medica, ma un impegno di tutta la società”, se non si vuole mettere a repentaglio la “sostenibilità per il futuro” dell’intero sistema.

In secondo luogo, si caldeggia una riforma radicale del modello organizzativo delle unità sanitarie, in particolare per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera.

“L’ospedale non può più essere un contenitore generico, ma una struttura calibrata sul bisogno del paziente, un luogo dove si completa una congruenza tra la dimensione verticale, costituita dall’intensità di cura […] e l’intervento orizzontale, assicurato dall’integrazione tra le varie figure professionali sanitarie”.

In particolare, il Comitato si esprime a favore della implementazione della cartella clinica elettronica su tutto il territorio nazionale. D’altro canto si raccomanda la necessità di preparare il personale sanitario di modo che sia in grado di tradurre nella pratica il sistema di cura predisposto. “La formazione delle figure professionali coinvolte richiede […] una didattica attiva, di analisi e soluzione dei problemi, con l’obiettivo di far sì che ognuno prenda coscienza del proprio ruolo.”.

In terzo luogo, il Comitato richiama l’attenzione verso gli utenti più fragili del SSN, i pazienti anziani ed i bambini. Quanto ai primi, traendo spunto dal trattamento delle demenze, si esterna la necessità di sviluppare pratiche focalizzate non solo sul momento dell’intervento medico in sé, ma soprattutto sul riconoscimento della malattia e sulla “implementazione precoce di strategie terapeutiche”. Quanto ai bambini, si ricorda come sia ancora maggiore la attenzione da dedicare alla prevenzione, in quanto essi sono, in prospettiva, coloro che più a lungo si avvarranno delle cure del SSN.

In ultimo luogo, vengono fatti due importanti appunti riguardanti aspetti finanziari del SSN. Dapprima si sostiene il bisogno di trattare l’attività di ricerca non come “un’attività residuale e discontinua”, ma che, invece, “dovrebbe essere […] rilanciata, adeguatamente finanziata e riconosciuta come parte integrante e sostanziale del servizio del SSN”. Poi, si rimarca quanto endemico sia il problema della corruzione con riferimento al Sistema Sanitario. Il Comitato evidenzia che, nonostante la corruzione colpisca trasversalmente la società italiana, nella Sanità il problema assume una dimensione ancora più preoccupante “considerati i gravissimi danni provocati […] sul piano etico ed economico”. Anche in merito a tale questione, il Comitato formula una proposta concreta, ossia

“costituire un’unità speciale dedicata solo ed esclusivamente all’analisi, prevenzione e lotta alle frodi ed alla corruzione in sanità, seguendo il modello inglese adottato con successo dal NHS (National Health Service) da circa venti anni, con il NHS Counter Fraud and Security Management Service/Division.” (  http://www.biodiritto.org/  )

 

    Redazione
 (15/05/2017)

 

 

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