Quei fantasmi del parco di Capo d’Orlando

Quei fantasmi, nel parco di Capo d’Orlando, in Sicilia. A curare la faccenda gli stessi burocrati. E la Fondazione ha chiuso evidentemente hanno un senso del ridicolo più sviluppato dell’altrui senso della vergogna. 
di Davide Giacalone

 

Quei- fantasmi- Villa-Piccolo
Villa Piccolo

Quei fantasmi. Affondazione, turisticidio e culturicidio. Ecco come burocrati e politicanti possono bruciare ricchezza e proteggere il parassitismo. I fantasmi di Villa Piccolo sono capaci di ridurre in polvere la ricchezza turistica dell’Italia. Quei fantasmi, nel parco di Capo d’Orlando, in Sicilia, rispondono perfettamente all’idea di Leonardo Sciascia, secondo cui l’isola altro non è che la metafora dell’intero Paese, sempre più sciatto e rassegnato. Dopo avere letto non crediate di avere bevuto. E’ l’amministrazione pubblica che s’è bevuta la ragionevolezza. 
La Villa fa parte di una Fondazione, intitolata alla famiglia Piccolo di Calanovella. Uno dei fratelli, Lucio, era poeta, l’altro, Casimiro, disegnava folletti e fantasmi, abitanti (a suo dire) del parco. Il luogo è noto anche per il fatto che vi soggiornava un loro cugino, tal Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.  Dalla finestra della sua camera si vede l’isola di Salina e lui, che aveva Lampedusa nel nome, diede quello al principe protagonista. Turisti inglesi affluiscono anche per una particolarità: il cimitero dei cani, con tanto di lapidi.

Quei fantasmi, nel parco. Secondo una legge regionale del 1995, la Fondazione avrebbe dovuto ricevere finanziamenti pubblici, che non sono mai arrivati. Da qui l’idea, esemplare, di girare la frittata: sia la Fondazione a finanziare la Regione. Come? L’idea viene alla nuova gestione, guidata da Giuseppe Benedetto (che è anche presidente della Fondazione Einaudi): organizzare, a Taormina, a proprie spese, una mostra dei disegni di Casimiro; la Fondazione avrebbe avuto un euro a biglietto venduto, 50 centesimi per quelli con lo sconto; il resto sarebbe andato alla pubblica amministrazione (che metteva a disposizione gli spazi).

Risultato: circa un milione di visitatori. Ma a Villa Piccolo non spetta un milione, perché il compenso era previsto solo per un periodo limitato. Devono avere poco più di 186mila euro.

Sottolineo il doppio successo: un privato organizza una mostra di grande successo e con quella porta ricchezza non solo alla Regione, ma a quanti lavorano con i turisti. Evviva. Invece no, tenetevi forte: la somma non viene liquidata perché i conti della ragioneria generale della Regione e quelli della ragioneria applicata presso l’assessorato ai beni culturali, pertanto due contabili dello stesso ufficio, differiscono di 50 centesimi.

A curare la faccenda gli stessi burocrati che sostennero non potersi dare un finanziamento privato al sito archeologico di Selinunte (50mila euro, da una casa vinicola) perché mancava il regolamento. L’assessore, ovvero il responsabile politico, cade dalle nubi. Poi ci torna.

Quei fantasmi, nel parco. Turisticidio e culturicidio, peccato non esistano, come reati. Pessima l’immorale della storia: spesa pubblica corrente, lavori inutili, mantenuti e parassiti, regolarmente liquidati; quanti portano ricchezza, non solo economica, liquefatti. La Fondazione ha chiuso e i suoi consiglieri si sono dimessi. Evidentemente hanno un senso del ridicolo più sviluppato dell’altrui senso della vergogna.  (  www.davidegiacalone.it  )

 

             di Davide Gicalone 
                  (26/04/2016)

 

 

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