La qualità del vino italiano

La qualità del vino italiano. A Vinitaly è stato siglato un accordo interministeriale che potrebbe dare nuovo slancio economico all’intero paese. Il protocollo firmato dal Ministro Saverio Romano e il Ministro del Turismo Michela Brambilla.
di Michele Luongo 

La qualità del vino italianoLa qualità del vino italiano. Come promesso ai nostri lettori siamo ritornati in fiera, Vinitaly , salone internazionale del vino e dei distillati e abbiamo saggiato il termometro dei visitatori, in continuo flusso, e degli stessi espositori, una certezza: al Vinitaly non si può mancare, quale migliore promozione contatto – palato – gusto diretto per i nostri ottimi vini.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano, ha confermato e rappresentato che “La qualità ormai è una premessa per la competizione mondiale e i produttori italiani hanno dimostrato di averlo capito da tempo. I numeri ne sono una dimostrazione: abbiamo 386 vini a Denominazione d’Origine e 118 a Indicazione Geografica. Non bisogna sicuramente cullarsi sugli allori: mai come oggi è necessario pensare tanto all’export, elemento decisivo per tutte le aziende italiane, quanto al mercato interno, dove va affrontato il problema del calo dei consumi, attraverso una comunicazione mirata che riporti il vino alla sua primaria natura, che è quella, lo ripeto, di prodotto tradizionale italiano”.

A Vinitaly è stato siglato un accordo interministeriale che potrebbe dare nuovo slancio economico all’intero paese. Il protocollo firmato dal Ministro Saverio Romano e il Ministro del Turismo Michela Brambilla, mira a valorizzare le nostre maggiori ricchezze: il patrimonio naturale e architettonico e il buon cibo. “Un programma nazionale di valorizzazione del sistema turistico-agroalimentare e di progetti pilota di valorizzazione integrata dei sistemi locali”. Viene solo da dire, ma possibile che non esisteva qualcosa del genere?

Ma torniamo in fiera, ai padiglioni , gli stand della Lombardia , del Friuli e dell’Alto Adige, a nostro avviso, sono i migliori per la cura dell’ esposizione, seguono quelli del Veneto, della Toscana, del Piemonte e della Sicilia, al di sopra degli altri per la professionalità, la cordialità e per il messaggio promozionale. Il padiglione del Trentino, troppo snob, abbottonato. Una citazione la merita il padiglione Lazio per la frase d’ accoglienza “ Ci vogliono molti anni per diventare giovani” .

Nel nostro viaggio in fiera alla scoperta di aziende con buoni vini non possiamo non citare: Azienda F. GUERCI, di Casteggio (PV), con il 222 a.c. Cruasè – L’azienda Vezzoli, di Erbusco (BS), con il Franciacorta Saten Brut – L’Azienda Martinez, di Marsala (TP), con il Marsala vergine – Cantine Spadafora, di Mangone (CS), con il Solenero – L’Azienda Busso Piero, di Neive (CN), cordialissima la sig. ra Lucia, con il Barbaresco Borgese – L’ Azienda D’Antiche Terre, di Manocalzati (AV) con il Coda di Volpe , Irpinia Aglianico , Fiano e Greco –  L’azienda Vitivinicole Miceli, di Pantelleria (TP) con il Moscato Passito –  L’ azienda Terre d’Oltrepò , di Broni (PV) – L’ Azienda Ceratti, di Bianco (RC), con il Greco Bianco – L’Azienda Donnafugata, di Marsala, con il dry Zibibbo di Pantelleria – Azienda Zenegaglia, di Pozzolengo (BS) con il Lugana Brut , e non possiamo che concludere con  lo storico liquore Strega Alberti di Benevento.

Il vino italiano ha un valore di export  di notevole importanza e i produttori ne sono consapevoli non a caso i mercati stranieri sono sotto i riflettori  e si cercano nuove   partnership , alleanze . La qualità è il nostro migliore  biglietto da visita, ma è fondamentale uscire dagli individualismi e realizzare una regia nazionale, sapendo salvaguardare  le caratteristiche territoriali dei prodotti.

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (11/04/2011)

 

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