Uva fragola, l’uva vietata

Uva fragola, l uva vietata. Il rischio del Metanolo. Niente paura, l’uva in se non contiene questo alcol, solo la vinificazione ne potrebbe generare. Per legge, non si può produrre vino dalla varietà Isabelle.
di Massimo Marchetti

Uva fragola, l’uva vietataUva fragola, l’uva vietata.  Partiamo dall’asserzione che la Legge non consente la vinificazione a scopo commerciale dell’uva fragola, se non per uso personale. La motivazione si potrebbe addurre nella possibilità, in sede di vinificazione, della produzione di una sostanza nociva per l’organismo umano, nota come alcol metilico (METANOLO), in dosi maggiori rispetto ai vini derivati dalla vitis vinifera e che, se assunta in quantità massicce (bevendone tutti i giorni) potrebbe provocare la morte. Niente paura, l’uva in se non contiene questo alcol, solo la vinificazione ne potrebbe generare, quindi potete mangiarne a sazietà!

Al supermercato ognuno di noi può leggere l’etichetta sulle bottiglie di “Fragolino” che citano una bevanda alcolica a base di uva fragola, quindi, in teoria, non ha nulla a che fare con il vino di uva fragola, bensì un semplice prodotto chimico al pari di tante altre bevande (gasate e non) di cui non posso fare il nome per non incorrere in denunce di diffamazione.

Tale vitigno, conosciuto come “clìnton” e noto ai più anche come “uva americana”, è molto diffuso nel Nord-Italia e sembra resistente alla Fillossera che ha colpito e distrutto gli impianti di tutta Europa verso la fine dell’800. Oserei dire che è anche resistente all’oidio e alla peronospora: l’annata 2014 è stata molto complessa dal punto di vista metereologico e ha causato una drastica diminuzione della vitivinicola italiana, le insistenti piogge e il conseguente rischio di attacco massiccio della peronospora e dell’oidio, non sembrano avere minimamente intaccato il vitigno di uva fragola che, come si dice dalle nostre parti “non ha fatto una piega” e i grappoli sono invaiati normalmente senza nessun tipo di problema.

Grappoli spargoli, di forma conica, non alati, con segni di acinellatura (alcuni acini non invaiati, vicinanza genetica alla vitis silvestris), acini pruinosi, una buccia molto spessa, un buon profumo anche a distanza, insomma una buona annata nonostante tutto, anche se i vini prodotti da queste uve hanno tutti il caratteristico odore-sapore di foxy, altrimenti detto volpino, molto gradevoli ma organoletticamente scadenti.

Rimane il problema della sua diffusione su vasta scala. Se è vero che il derivato di questa uva potrebbe risultare tossico per l’organismo, perché contenente pectina che in passato, con metodi artigianali di fermentazione, poteva creare dosi di metanolo oltre il limite consentito dalla legge, molti ritengono (a ragion veduta) che la Legge sia corsa in soccorso dei vitigni europei per evitare che i vignaioli dell’epoca, dopo la massiccia estirpazione dei vitigni europei, cominciassero l’impianto su vasta scala dei vitigni americani che di fillossera proprio non ne volevano sapere.

Il Legislatore che aveva a cuore la qualità corse ai ripari e nel 1931 adottando misure severe per vietarne la coltivazione. Nel 1962 un’altra legge proibì di commercializzare vini non provenienti dalla vitis vinifera e, un successivo regolamento comunitario, a partire dal 1979, prevede l’eliminazione degli appezzamenti in cui sono coltivate le varietà di viti provenienti da incroci interspecifici ( i cosiddetti ibridi produttori diretti).

Il Regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio del 17 maggio 1999 relativo all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, all’art. 19, disciplina le modalità di ha stabilito che per produrre vino “…tutte le varietà classificate appartengono alla specie Vitis vinifera o provengono da un incrocio tra questa specie e altre specie del genere Vitis. La classificazione non può applicarsi alle varietà seguenti: Noah, Othello, Isabelle, Jacquez, Clinton e Herbémont”. Il fragolino comunemente inteso è la varietà Isabelle (Vitis Labrusca e non Vitis Vinifera), mentre gli altri sono suoi ibridi, per cui, per norma di legge, non si può produrre vino dalla varietà Isabelle.

Sempre il Regolamento comunitario impone che “Le superfici piantate con varietà di viti per la produzione di vino non menzionate nella classificazione devono essere estirpate, tranne nei casi in cui la produzione è destinata esclusivamente al consumo familiare dei viticoltori”. Un viticultore o un privato qualsiasi può coltivare della vitis labrusca (appunto il fragolino) ma solo per uso personale o familiare. Ne è quindi vietato il commercio su piccola o vasta scala.  (  https://ilsaporedelvino.wordpress.com  )

 

   di Massimo Marchetti
      (24/09/2019)

 

 

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