Vinexpo 2018 al Javits Center di New York

Vinexpo New York 2018, un successo la prima edizione. Evoluzione marketing e l’evidente crescita della qualità del vino internazionale. Marketing evolution and the evident growth of the quality of international wine.
di Michele Luongo 

Vinexpo 2018 al Javits Center di New YorkVinexpo 2018 al Javits Center nel quartiere di West Side a Manhattan di New York, spettacolare e funzionale la struttura, principalmente in ferro e vetro, che permette di avere in contemporanea più esposizioni e qualsiasi tipo di evento in ogni tempo dell’anno.

Il salone del vino e dei distillati di Vinexpo New York 2018, tenutosi dal cinque al sei marzo con la presenza di 500 espositori provenienti da ventitré Paesi, per una prima edizione è un vero successo, tanto è che gli organizzatori hanno già annunciato la nuova edizione con apertura delle iscrizioni a settembre 2018.

Infatti, Guillaume Deglise, CEO di Vinexpo, dichiara: “Le nostre aspettative nel lancio di Vinexpo New York erano elevate e siamo entusiasti di essere state superate. Gli Stati Uniti sono in primo piano in questo momento dato il suo status di mercato di consumo numero uno al mondo, e con interesse per i vini importati, specialmente tra i millennial, ai massimi storici”.

Anche se nel notare la positiva collaborazione con l’influente rivista Wine Spectator, che ha creato un’apposita vetrina per i vini valutati con oltre 90 punti, non possiamo non evidenziare la poco felice scelta di dividere l’esposizione su due piani.

Temi in continua evoluzione nel mondo del vino che Vinexpo New York, ha cercato di affrontare e sviluppare con una serie di conferenze e master class. Mentre il programma organizzativo “One to Wine Meetings” ha facilitato oltre mille incontri preventivamente definiti tra i buyer e le aziende.

Considerevole la presenza dei vini francesi con lo champagne, e gli australiani dalla famosa Barossa Valley, non di meno gli spagnoli con i vini Roja e Ribera. L’Italia è presente grazie all’autorevole   piattaforma della rivista Wine Meredian che è riuscita a portare a Vinexpo ben dodici cantine:  Azienda Agricola Accordini Stefano, Azienda Agricola Anna Spinato, Cantina Frentana, Cantina Valpolicella Negrar, Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano, Casal Thaulero, Cava Canicatti Sca, Corte Sermana, F.lli Rau – Tenuta l’Ariosa, Tenute Barzan, Società Agricola Ronco Margherita e Cantina Produttori di Valdobbiadene – Val d’Oca.

Wine Meridian con il suo leader Fabio Piccoli, diviene, per le aziende italiane, un pioniere per Vinexpo New York, e non solo, da tempo è vicino alle aziende con supporto professionale per un marketing in continuo sviluppo. Difatti è stata importante la scelta di presentarsi uniti, come hanno dimostrato di saper fare ad esempio: la Spagna, l’Australia, la Grecia, l’Argentina solo per citarne alcuni, che nelle rispettive aree hanno indicato in modo ben visibile e con scritta gigante il nome del proprio Paese.

La degustazione è sorprendente ed è evidente la continua crescita della qualità del vino internazionale. Elegante è cremoso il Rosè “L’excellence des Muraires, 2017, Provence, Chateau des Muraires, di Bernard Magrez. Intensi profumi di pesca e fragola nel carattere dello Champagne Reserve Fut De Chene, Georges de la Chapelle.

L’Australia ci ammalia con vini strepitosi come:
L “Octavius, Barossa Valley, 2009, Old Vie Shiraz, Yalumba, corposo con piacevoli sentori di prugna.
Un gran vino ricco ed intenso “Clos otto,  Shiraz, 2012”, Barossa Valley, di Hentley Farm.
Complesso, setoso ed elegante lo “Shiraz, 2012, The family Tree, Barossa Valley, Lambert Estate.
Sapore intenso, speziato per il Grand Barossa, Shiraz, 2015, Château Tanunda.

E il magnifico Riesling 2017, Clare Valley, con i suoi profumi di fiori bianchi e la fine acidità, e i vellutati tannini con finale lungo “The Armagh”, Shiraz, 2013, della storica azienda Jim Barry.
Non ultimo un vino da sorseggiare assaporandone tutta la sua complessità, intenso, corposo, speziato e con una lunga persistenza “Doña Paula, Malbec”, 2014, Topungato, Mendoza, Argentina.

Da parte italiana percepiamo sempre il crescente interesse verso il mercato statunitense, e proprio dà ciò ci è apparso incomprensibile l’assenza dei grandi nomi delle aziende italiane; è vero che si è solo alla prima edizione ma attenzione, l’organizzazione è di assoluta professionalità e conosce i meccanismi promozionali, è una manifestazione che ha grandi sviluppi di crescita, e lo Javits Center è un’attrattiva in grado di amplificarne gli esiti.

Infine, una riflessione, non facciamo altro che parlare di export negli USA, ma nei locali e ristoranti americani, notiamo sulla carta vini le scritte bene in chiaro e in risalto del tipo: Pinot Noir, Chardonnay, Cabernet, Cabernet Sauvignon,  Malbec, e poi un accenno al nome delle cantine. Bene l’attenzione agli States, cui vi sono dei margini di forte crescita, si pensa che il consumo del vino sia solo del 20% delle bevande alcoliche. Ma bisogna conoscerne le procedure di quel mercato e trovare adeguate strategie, perché non basta solo esportare. Bene le grandi aziende italiane, ma, probabilmente, si muovono in proprio con moderati risultati, cosa diversa, a mio avviso, sarebbero con un sistema di squadra, di rete, penetrando con decisione e con prodotto di qualità nel mercato americano.

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (20/03/2018)

 

 

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