Edith Bruck, Il pane perduto

Il pane perduto di Edith Bruck. Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita.
di Elisabetta Bolondi

Edith Bruck, Il pane perduto Edith Bruck è una testimone preziosa, una delle ultime purtroppo, che con coraggio esemplare ci regala un ultimo libro, breve, intensissimo, commovente, Il pane perduto (La nave di Teseo, 2021).

È la storia della bambina scalza, una piccola ebrea in uno sperduto villaggio ungherese. Dikte ha tanti fratelli, sei, sono poverissimi; è brava a scuola, ma è emarginata perché la persecuzione hitleriana si sta già facendo pesante e i fascisti ungheresi sono crudeli quanto i nazisti invasori. Presto l’intera famiglia sarà deportata e la madre che aveva messo a lievitare il pane dovrà abbandonarlo nella casa deserta. Un evento simbolico che segnerà la vita e la personalità di Dikte. Prima il ghetto, poi Auschwitz, dove periranno la madre, il padre e il fratellino Jonas. Lei sopravvive, appena tredicenne, alle infinite privazioni, torture, fame, malattie, insieme alla sorella Judit, che le fa da madre.

La scrittrice racconta con il consueto stile asciutto, essenziale, fortemente simbolico, la rinascita attraverso una serie di peregrinazioni: il mito della Terra Promessa, che era stato il sogno della amatissima madre, si rivelerà per lei una delusione. Dikte non ottiene l’accoglienza affettuosa dai fratelli che aveva sperato, non vuole entrare nell’esercito e per evitare il servizio militare si sposa frettolosamente. Non accetterà la violenza del giovane marito marinaio, povero e ignorante.

Lascia Israele, va in Grecia al seguito di una strampalata compagnia di ballo, contrae un nuovo matrimonio che le lascia in eredità solo il cognome, Bruck, e finalmente, dopo una serie di peregrinazioni, dopo Zurigo (che non le piace), arriva in Italia, a Napoli. Qui comincia la sua nuova vita, qui decide che l’italiano sarà la lingua in cui scrivere, il suo sogno da sempre. Trasferitasi a Roma, incontra l’uomo che sarà suo marito, amato per oltre sessant’anni, il poeta regista Nelo Risi. Il libro, breve, consta di appena sei capitoli, di grande intensa drammaticità, e si conclude con un’insolita Lettera a Dio:

“Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita. Pensieri elementari, piccoli, quelli della bambina che è in me, non sono con me e non sono invecchiati con me e neppure cambiati molto.”

Edith Bruck, indomita testimone a 88 anni, divenuta una nota e riconosciuta scrittrice, rivive con coraggio e determinazione la sua odissea, accetta di farsi aiutare da chi può offrirle gli strumenti per continuare a raccontare, riconosce il valore del paese che l’ha accolta anche se non lo identifica come patria, ricorda con amore e rimpianto il suo compagno perduto dopo anni di smemoratezza. A lui dedica l’esergo del libro: “La storia / quella vera / che nessuno studia / che oggi ai più dà soltanto fastidio / (che addusse lutti infiniti) / d’un sol colpo ti privò dell’infanzia”. – (  https://www.sololibri.net )

 

Il pane perduto di Edith Bruck
Casa editrice: La nave di Teseo 
Pubblicazione: 2021 – pag. 128 Euro 16,00
EAN: 9788834604519- ISBN 9788834605783

 

 di Elisabetta Bolondi 
     (21/02/2022)

 

 

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