Günther Anders Brevi scritti sulla fine dell’uomo

Günther Anders, con il suo pessimismo totale avverte chiaramente la fine dell’uomo, con le stesse invenzioni che lui ha creato, la bomba atomica, le armi chimiche, le macchine intelligenti. Ma in realtà sembra più un desiderio di palingenesi totale
di Vincenzo Mazzaccaro 

Günther Anders Brevi scritti sulla fine dell’uomo Günther Anders è stato il filosofo che più di ogni altro ha sempre sostenuto che la tecnica si sarebbe sganciata dalle istanze morali dell’uomo che l’ha creata, per far sì che l’uomo del Novecento, funestato da due conflitti bellici mondiali, finisse la sua parabola di guerra con le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki.

Persone ridotte a brandelli, un incubo di morte che non finisce presto, se non altro per la conseguenza delle radiazioni su chi resta. Basta mettere in campo tutto l”armamentario nucleare e chimico per trasformare la Terra in una landa desolata, inabitabile, dove l’uomo è stato completamente dissolto dalla sua egolatria e volontà di potenza. Nietzschee i Filosofi di Francoforte sono l’humus in cui nasce questo pessimismo assoluto, finale.

Tanto che la moglie del filosofo, Hannah Arendt pensa bene di chiedere il divorzio da un uomo sempre serio e angosciato, privo di leggerezza, dal tono querulo e lamentoso di chi non stacca mai gli occhi dai suoi libri e da quelli degli altri filosofi o scienziati (per chi volesse entrare in una coppia dove le discussioni erano così “alte” da generare una “noia metafisica”, fino a quando la Arendt si tolse di dosso letteralmente il marito, lo si trova scritto in G. Anders, La battaglie delle ciliegie. La mia storia d’amore con Hannah Arendt, trad. di Sandra Bertolini, Donzelli, 2012).

D’altra parte anche i colleghi lo chiamavano “l’uomo dell’atomica” e a seguire “il moralista di professione”, tanto che Anders fa un passo indietro prima di restare completamente isolato, con la considerazione che questo suo insistere sul pensiero di morte di tutta l’umanità potrebbe essere “una perdita di tempo” e fa finta che il vivere volentieri su questo pianeta diventi il proprio lavoro full time.

Ma questo suo tornare sui suoi passi è visto come condizione esistenziale ancora più irritante, proprio perché falsa: parte da posizioni grottesche di un uomo troppo preoccupato del presente storico, che questo modo lieto di vivere gli si rivolge contro e gli altri studiosi che lo chiamano il “Voltaire tedesco”. Non se ne esce e lo stesso Anders capitola nell’affermare che la sua serietà morale è il suo tratto più preponderante (ma la ex moglie, che lo conosceva bene, era già presa da altro e da altri, finendo il tutto con un “restammo buoni amici fino alla fine” per poi nominarlo solo come studioso e mai più come una persona amata con cui si è condiviso un pezzo di strada).

In questa raccolta di saggi Brevi scritti sulla fine dell’uomo (Asterios editore, 2016) Günther Anders riflette il suo pessimismo totale nei confronti dell’uomo e della storia dell’umanità

Il primo scritto Il futuro rimpianto, Anders ne fa quasi una novella smarrita in un tempo remoto.

C’è Noè che chiede agli uomini di imbarcarsi su una nave per salvarsi dal diluvio universale, che poi nella penna dell’autore diventa più un motivo di rabbia con Dio, che l’ateo Anders porta ad esempio:

“Ti invocavo, Ti supplicavo, d’istruirmi su come avrei potuto trattenerli e fare breccia nella loro cocciutaggine. Anche tu mi hai abbandonato cento volte mentre io, al contrario non ti ho rinnegato neppura una volta (…) Non dovrai distruggere ciò che hai creato, e non dovrai regnare su una terra ammutolita che Ti annoierebbe per tutta l’eternità. Anche di Te, si può avere pietà.”

In tutta sincerità, in questo dialogo tra Noè e il Dio ebraico della Tōrāh, chi scrive ci vede qualcosa di forzato e di poco rispettoso nei confronti di chi è credente.

Ma è pur vero, che l’ateo che nomina il nome di Dio non lo fa mai invano: ha conoscenze, sensibilità, studi serrati della Bibbia, passione per la mistica.

Manca di una qualità tuttavia: almeno in Anders, c’è poca umiltà, ma non per altro, ma proprio perché cerca di fare di tutto, affinché gli uomini capiscano che la Tecnica è sfuggita di mano all’uomo contemporaneo, che è potenzialmente distruttivo e autodistruttivo.

I campi di concentramento nazisti, i gulag sovietici, le bombe fatte esplodere a Hiroshima e Nagasaki, per rimanere sempre sugli esempi più eclatanti, mentre dopo Anders sono diventati altri i problemi enormi: i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione, l’emigrazione verso i paesi europei non regolamentata, e negli Stati Uniti il Messico sta diventando un’emergenza quotidiana di chi preferisce essere ucciso e finire in prigione, ma non tornare più nel proprio paese natale, dove una megalopoli come Città del Messico, con una periferia di baracche che sembra non finire mai, a breve diventerà una “polveriera” ingestibile e per carità di patria, non parliamo dei paesi islamici e del terrorismo islamico, perché non si finirebbe più.

Questo pianeta per almeno tre miliardi di persone (e siamo al ribasso), è già un inferno. E in questo inferno portiamo altra lava incandescente come il desiderio di avere figli, di mantenere una discendenza, di essere vivi per un motivo, uno solo.

Quindi il tono querulo e lamentoso di Anders (di cui si lamentava Arendt), ci dà alla testa perché quello che scrive è verità scolpita, con la chiusura drammatica del Secolo Breve.

E poi il nuovo millennio è così pieno di incognite che si fa fatica a respirare.

Quindi i libri di Günther Anders ci dovrebbero aiutare a riflettere e lo fanno dalla pubblicazione de L’uomo antiquato con la prima parte pubblicata nel 1956 e il libro completo nel 1963, ma come si è già scritto, perfino quel pessimismo radicale è stato superato dalla realtà dell’uomo contemporaneo. (  https://www.sololibri.net/  ) 

 

Brevi scritti sulla fine dell’uomo di Günther Anders 
Ed. Asterios editore, 2016  – https://www.asterios.it 
Pag.112 – Euro 10,00- ISBN: 9788893130134 

 

    Redazione
  (25/05/2023)

 

 

ViaCialdini è su www.facebook.com/viacialdini e su Twitter: @ViaCialdini