Effetto lockdown, contraccolpo non indifferente

Effetto lockdown, contraccolpo non indifferente. Unimpresa: il lockdown può costare un buco da 56 miliardi nei conti dello Stato. A fine anno il gettito si fermerà a 785 miliardi in calo del 6,7% rispetto allo scorso anno. La previsione è contenuta in una analisi del centro studi dell’associazione sui dati Nadef
di Mauro Romano 

Effetto lockdown, contraccolpo non indifferenteL’effetto lockdown costerà alle casse pubbliche 56 miliardi di euro. A fine anno il gettito delle entrate tributarie e dei contributi sociali si fermerà a 785 miliardi in calo del 6,7% rispetto allo scorso anno. La previsione è contenuta in una analisi del centro studi di Unimpresa, mentre governo e Regioni fanno i conti con l’impennata dei contagi, che hanno superato la soglia dei 10mila, e valutano nuove restrizioni per tentare di arginare il propagarsi dell’epidamia da Sars-Cov2.

Secondo l’analisi, che ha elaborato i dati contenuti nell’ultima Nota di aggiornamento della Documento di economia e finanza, dal 2019 al 2020, a causa del lockdown e del conseguente blocco delle attività economiche, le casse dello Stato subiranno un contraccolpo non indifferente. Il minor gettito stimato è pari, appunto, a 56,2 miliardi di euro, con il totale delle entrate in calo da 841,9 miliardi a 785,7 miliardi (-6,7%).

Nel dettaglio, le entrate tributarie dovrebbero calare, alla fine di quest’anno, rispetto al 2019, da 516,6 miliardi a 474,9 miliardi, con una diminuzione di 41,7 miliardi (-8,1%); le imposte dirette (tra cui Irpef, Ires e Irap) dovrebbero scendere di 12,03 miliardi (-4,7%) da 257,2 miliardi a 245,2 miliardi; le imposte indirette (la principale è l’Iva) caleranno di 29,5 miliardi (-11,5%) da 258,1 a 228,5 miliardi; diminuzione di 117 milioni (-9,5%) per le imposte in conto capitale, da 1,2 miliardi a 1,1 miliardi.

Calo complessivo di 17,01 miliardi (-7,0%), da 241,9 miliardi a 224,9 miliardi, per i contributi sociali; quelli effettivi dovrebbero scendere di 17,1 miliardi (-7,2%), mentre quelli figurativi dovrebbero aumentare di 130 milioni (+3,1%), da 4,2 miliardi a 4,3 miliardi. È poi previsto un calo di 1,4 miliardi (-1,8%) per le altre entrate correnti, da 80,6 miliardi a 79,1 miliardi, mentre le entrate non tributarie dovrebbero crescere di 3,9 miliardi (+143,9%), da 2,7 a 6,6 miliardi. La riduzione delle tasse versate nelle casse dello Stato dai contribuenti – sia imprese che famiglie – sarà accompagnata da una discesa del prodotto interno lordo, ma non si tratta di diminuzione proporzionali, ragion per cui la pressione fiscale salirà dal 42,4% del 2019 al 42,5% del 2020.

“L’emergenza sanitaria, che ha cagionato una drammatica crisi economica, di cui non si conoscono ancora a fondo i confini, è stata gestita nel peggiore dei modi dal governo. Tutti gli interventi normativi e le decisioni assunte, sia dal premier che dai singoli ministri, sono stati improntati all’approssimazione e all’improvvisazione”, ha commentato il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, “Di questa incapacità gestionale ne faranno le spese tutti i cittadini e le imprese, sia direttamente che indirettamente, a causa degli effetti negativi sulle finanze dello Stato”. (  https://www.milanofinanza.it )

 

   di Mauro Romano 
    (19/10/2020)

 

 

 

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