Poesie “Sull’altopiano il Vento”, dedicate a Bisaccia. Intervista all’autore in attesa della presentazione. Un punto di forza a Bisaccia, come nel resto del Sud possono essere le associazioni. Ma non devono nascere per morire nel giro di poco tempo.
di Pasquale Gallicchio
Il suo ultimo libro di poesie “Sull’altopiano il Vento”, dedicato a Bisaccia sarà presentato nel paese altirpino il 12 agosto. Un appuntamento culturale che arricchisce la “ pièce” delle manifestazioni estive. Prima della presentazione lo abbiamo raggiunto telefonicamente in provincia di Trento, nella valle di Cembra, per Luongo solo terra di lavoro. Nell’animo c’è la sua terra: l’Irpinia e la sua gente.
Che cosa ti lega ancora a Bisaccia?
L’amicizia e l’amore per quella terra. Del resto l’ho scritto in modo chiaro nel libro. Bisaccia mi ha fatto riscoprire la mia terra. Ho riassaporato un forte sentimento di vera appartenenza ad una comunità. Per la prima volta da irpino mi sono sentito figlio di quella terra.
Con quale animo hai lasciato “ le gentile” come la definì De Sanctis?
La partenza da Bisaccia è stata determinata da un concatenamento di problemi. La famiglia, la preoccupazione di un futuro per i miei figli lontano d da un Sud che non offriva più nulla.
Sono partito con tanta malinconia perché mi sentivo un bisaccese. E’ stato un duro momento e lo è ancora. Comunque è impossibile dimenticare Bisaccia a cui mi sento fortemente legato.
Che cosa manca nell’animo della comunità irpina?
Manca la serenità. Mi sarebbe piaciuto vedere più serenità nell’animo della gente, con i giovani più partecipi alla realizzazione del futuro. Devono credere nel futuro di Bisaccia. E’ la loro terra. Ogni sforzo deve essere fatto per rilanciare il Sud verso orizzonti nuovi.
Tutto questo si realizza avendo dei programmi chiari i quali devono essere perseguiti e non lasciarli nel decalogo delle semplici intenzioni. I sogni se dalla carta non prendono forma nella realtà restano solo delle illusioni.
Un punto di forza a Bisaccia, come nel resto del Sud possono essere le associazioni. Ma non devono nascere per morire nel giro di poco tempo. Le difficoltà dell’ambiente ci sono, per superarle bisogna perseverare. Queste aggregazioni sono il cuore pulsante della comunità che possono garantire la grossa crescita culturale, che al Sud tanto manca. Una crescita impedita negli anni scorsi da certi poteri. Le associazioni hanno l’opportunità di dare lo scatto d’orgoglio a quanti sono stanchi della reverenza verso presunti potenti. Il potente deve meritare il rispetto della gente interessandosi delle loro necessità, non mediando tra le necessità della gente e le risorse dello Stato. Ma nel Sud questo è un processo che stenta ad avviarsi, in quanto alla base c’è poco amore per la propria terra.
Passiamo alla poesia. Nella tua raccolta “Ritornerò” è una composizione che racchiude tutta la malinconia dell’allontanamento dal paese irpino. Ma il titolo è un segnale di un possibile ritorno?
Ritornerò descrive solo una partenza. Non è un addio. Con la mia poesia cerco il più possibile di essere vicino alla gente della mia terra. Comunque in me c’è sempre il desiderio di ritornare in irpinia, non solo col titolo di una poesia, ma in modo concreto.
Con la partenza hai lasciato anche gli amici a cui ha dedicato la poesia “ Gli amici di Bisaccia”. E’ riferita a degli amici in particolare?
Gli amici sono un po’ tutti. Però non posso dimenticare i “ veri ” amici che nell’essermi tali hanno avuto qualche difficoltà. Li ringrazio per essermi stati vicino.
Un grazie particolare a tutti loro e a tutti coloro che sono stati miei collaboratori.
“ Mai più servitori” è un’altra poesia che lancia un messaggio dirompente per chi è stanco di un certo sistema che nel Sud è molto radicato. Come si cancellano le false illusioni che questo sistema ha venduto alla gente irpinia?
L’ho scritta in un momento particolare, infatti le prime strofe descrivono belo lo stato d’animo: << Sono triste/vecchio Su/hanno cementato/il mio sorriso>>.
Il mio è un chiaro invito a non credere alle promesse. Non c’è tempo per l’attesa. Solo con l’amore verso la nostra terra e la voglia di riscatto si esce fuori da questa situazione di disagio sociale.
Lo stesso messaggio è contenuto nella poesia “ Fratello del Sud” ?
E’ dedicata a tutti i meridionali che devono capire che è tempo di presenza e dignità. Troppo spesso a Bisaccia e quindi del Sud in genere accade che siano gli altri a fare. Delle volte è più facile far finta di non sentire o vedere, aspettando che gli altri facciano. La sola conseguenza che può scaturire da questo comportamento è l’essere succubi.
Da ciò una posizione debole di fronte al potente di turno e a chi usa la “cosiddetta intelligenza culturale” per offendere chi non ha un livello culturale alto, ma dalla sua ha invece una sperimentata esperienza di vita. Quindi il titolo di studio non può essere un fattore di discriminazione sociale.
Si punta molto sull’efficacia delle riforme per il rilancio del Sud. Giusto. Ma se nella mentalità di vita queste non sono recepite dalla gente esse sono inutili. Se con tutte le riforme possibili di fronte ad uno sportello di un ufficio, il cittadino meridionale è costretto a “ ringraziare” per un suo diritto l’impiegato, allora siamo al fallimento sociale.
Non è un caso che hai intitolato la raccolta “ Sull’altopiano il vento”. Che cos’è il vento nei versi della tua poesia?
Il vento è il segno della libertà. Il vento trasporta le idee di libertà, senza che queste restino prigioniere della gramigna.
Ma la libertà si conquista?
La libertà è una conquista del singolo che rispetta la libertà altrui. Un giusto equilibrio sempre da controllare, in quanto le nostre libertà possono opprimere quelle degli altri.
Dal quotidiano “ Il Corriere del Sud” del 15.07.1997
di Pasquale Gallicchio
(01/01/2015 )
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