Oliveto, concimazione minerale o fertilizzazione organica

Concimazione minerale o fertilizzazione organica. Evitare l’utilizzo di concimi.Le scelte per un oliveto sostenibile.

Redazione 

Oliveto, concimazione minerale o fertilizzazione organicaModelli di nutrizione dell’olivo a confronto. Cosa accade dopo vent’anni di diverse pratiche agronomiche? Evitare l’utilizzo di concimi di sintesi è possibile, senza che si manifestino carenze? Da un’esperienza greca, una possibilità concreta per gli oliveti marginali

E’ possibile condurre l’oliveto secondo linee guida sostenibili ed ecocompatibili, magari rinunciando alla fertilizzazione minerale, senza conseguenze per l’equilibrio del suolo e senza che si manifestino carenze sugli olivi?

E’ quanto si sono chiesti i ricercatori dell’Università di Tessalonicco che hanno condotto due oliveti, uno a Salonicco e uno a Corfù, entrambi con varietà Koroneiki, entrambi con alberi di 20 anni di età, per due decenni con due sistemi nutrizionali alternativi.

Nell’oliveto di Corfù, oltre alla trinciatura dei sarmenti di potatura, è stato utilizzato letame nella misura di 8 tonnellate all’anno a ettaro. Nell’oliveto di Salonicco è stato utilizzato un concime a base di solfato di potassio (30%) nella misura di 5 kg/albero/anno, in aggiunta ai residui di potatura.

Il suolo – Le analisi del suolo hanno rivelato che l’oliveto di Salonicco ha mantenuto livelli lievemente alcalini, mentre quello di Corfù si è lievemente acidificato, fino ad arrivare, al termine dei 20 anni, a un pH di circa 6.

Le concentrazioni di sostanza organica erano doppie nell’oliveto di Corfù rispetto a quello di Salonicco. Il contrario per quanto riguarda le concentrazioni di calcio scambiabile, nei diversi strati del terreno (20-40 cm e 40-60 cm). Si è notato inoltre che la concimazione organica favoriva l’accumulo di potassio, anche se solo negli strati più profondi del suolo.  

Per quanto riguarda i microelementi le concentrazioni sono sempre risultate molto più alte nell’oliveto di Corfù rispetto a quello di Salonicco. In particolare i livelli di Ferro sono risultati da 9 a 14 volte superiori. Quelli di manganese da 3 a 5 volte superiori. Quelli di zinco da 3 a 5,5 maggiori.

L’olivo – Le concentrazioni di fosforo nelle foglie erano significativamente maggiori (fino all’1,4%) nell’oliveto di Corfù. Nello stesso oliveto le concentrazioni fogliari di ferro superavano i 120 ppm.

In generale, però, per entrambi gli oliveti le concentrazioni fogliari dei macronutrinti hanno rilevato sempre concentrazioni sufficienti o addirittura abbondanti, per esempio azoto e fosforo per l’oliveto di Corfù, potassio per quello di Salonicco.

Solo le concentrazioni di boro, nel mese di gennaio, erano lievamente inferiori alla sufficienza (17-19 ppm) per entrambi gli oliveti, lieve carenza ma non significativa anche per i livelli di manganese nell’oliveto di Corfù.

Nel complesso le eventuali carenze riscontrate sono state considerate dagli studiosi come marginali e ininfluenti sulla capacità vegeto-produttiva degli alberi. E’ quindi possibile una gestione dell’oliveto che prescinda dall’utilizzo di fertilizzanti chimici o che comunque riduca fortemente l’utilizzo di tali concimi. Strategie adottabili in particolare per gli oliveti marginali, collinari, laddove la sostenibilità ambientale è una necessità.

Bibliografia T. Chatzistathis, A. Tsiolis, A. Papaioannou, V. Tsirakoglou, A. Molassiotis, Can sustainable management models for olive groves adequately satisfy their nutritional needs?, Scientia Horticulturae, Volume 207, 5 August 2016, Pages 48-56, ISSN 0304-4238 di R. T –  http://www.teatronaturale.it

 

    Redazione
 (11/03/2017)

 

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