Viaggio scandito da gelide notti e albe

Un inquieto viaggio di ricerca e poesia. L’Attimo e l’Essenza, silloge poetica del cremonese Guido Mazzolini. Viaggio scandito da gelide notti e albe infuocate .
di  Neo

 

viaggio-lattimo-e-lessenza-Guido-Mazzolini«…In un mondo dove è più utile un chiodo di una poesia e un falegname di un poeta, sinceramente mi domando cosa ci fai dietro a queste pagine…»: così l’autore ci introduce al proprio lavoro poetico e sinceramente non pare strizzarci l’occhio o elargire consigli, piuttosto rileva con amara lucidità «la sublime inutilità della poesia» (dalla prefazione di don A.Mazzi).

Questo è il motivo ricorrente di tutta la raccolta e, se la letteratura in genere – e maggiormente la poesia – non dimostra ai più una funzionalità immediata, alcuni ‘prescelti’ la chiamano ancora a consacrare un rito misterico e assoluto, soltanto a loro visibile, abbagliante e tremendo, che consacra il canto poetico quale unica modalità di avvertire sé e il mondo.
«L’attimo e l’essenza» – titolo della silloge del poeta cremonese Guido Mazzolini, pubblicata da Arduino Sacco Editore (Roma) –  svela con immediatezza l’animo dell’autore, in bilico tra l’ebbrezza («gocciolìo di attimi rapaci» e «randagi» trasudanti vita) e la ricerca di un senso assoluto alla propria esistenza. Ed è in questa costante ricerca di significato che si genera l’inquietudine e i precari equilibri di suoni e voci. Non è possibile seguire l’andamento tracciato da irregolari parabole spirituali che conducono il poeta a vertici di esaltante passione («Disperdimi come sale e neve / voglio sdrucire l’anima / nel meridione dei tuoi occhi viola […] diventa il mio tutto / il mio capolavoro») o abissi di immobilità sfinita del pensiero; forse il senso, così sembra dirci Mazzolini, non è nella risposta mancata, ma nella domanda urlata, non nell’arrivo sicuro ma nel viaggio incerto.

Un viaggio questo scandito non da stereotipati paesaggi, bensì da «gelide notti» o «albe infuocate» che ambientano una riflessione totale sul proprio esistere («Chi siamo angelo mio? – Cerchiamo forse lucide risposte, / bambini spersi dentro sogni»), strettamente uniti alla meditazione sul proprio gesto poetico – condotto privilegiando ermetismo e simbolismo: «Io canto l’Uomo, solamente il fragile individuo», «io canto […] la parola che non disse».  

Come tanti autori del convulso Novecento, anche Guido Mazzolini rifiuta per sé il ruolo di poeta veggente, messaggero di velate verità, e suggerisce di «Non chiedere al poeta il risultato / del proprio scriver cieco e disperato»: aedo di una mitologia senza eroi e vittorie, il suo canto spezzato e confuso graffia fieramente le mura del nostro ansioso, vacillante vivere. Resta l’attesa: non di risposte, ma di coraggio per scandagliare i fondali dell’anima.  (  http://www.recensionilibri.org  )

Guido Mazzolini “L’attimo e l’essenza”,  Arduino Sacco Editore, Roma, 2011, Pag.88, Euro 12.00 ISBN – 978-88-6354-393-3

 

   di Neo
(19/09/2016)

 

 

 

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