La suora giovane

La suora giovane di Giovanni Arpino: Un romanzo coinvolgente, da assorbire parola per parola; tutto accade in poco tempo e le varie sequenze sono caratterizzate dai dialoghi e dai sentimenti dei protagonisti
di Stefano Carnicelli  

La suora giovaneLa suora giovane è un romanzo intenso e profondo, caratterizzato da una narrazione elegante. Anno 1950; siamo a Torino nel mese di dicembre. Tutto avviene in pochi giorni… momenti di vita che possono cambiare, per sempre, destini scontati e incanalati lungo percorsi esistenziali deboli e fragili.

Antonio Mathis è un impiegato quarantenne. È una persona per bene e rispettata, ma sa di essere un uomo mediocre; ne è certo. In lui la piena consapevolezza di aver vissuto (e di vivere) un’esistenza priva di sussulti emotivi. Sulle spalle, il peso di una relazione con Anna. È un rapporto che si trascina stanco e svogliato. L’autore affida proprio al protagonista, Antonio Mathis, quell’io narrante presente nell’intero romanzo. È così che l’uomo si presenta e si racconta senza ombre… appare autentico in tutti i suoi risvolti emotivi e passionali. La sua vita e il piattume quotidiano che respira, corrono via senza lasciare niente di vero e concreto. Non si vergogna di provare vergogna per i pensieri puri che rivolge a una giovane suora che incrocia sul suo tram abituale. Pudore? Forse vigliaccheria per essersi sempre nascosto di fronte al destino. Tutto nasce dagli sguardi, dalle presenze anonime lungo la tratta del tram.

La struttura del romanzo è estremamente semplice e appropriata. Tutto accade in poco tempo e le varie sequenze sono caratterizzate dai dialoghi e dai sentimenti che interessano i due protagonisti. Il romanzo è molto coinvolgente e intriso di una scrittura agevole che impreziosisce ogni pagina. Frasi brevi, decise, asciutte… inevitabilmente arrivano e scuotono il lettore. Ci si rende conto della grande attualità del testo. Sono passati più di 60 anni dalla stesura eppure La suora giovane mantiene la sua modernità. Quanti destini si trascinano sfiancati perché non si ha la forza e il coraggio di aprire gli occhi e scuotersi dentro? Forse è sempre esistito quell’elemento scatenante da cui si riparte dopo aver rinnegato una persistente mediocrità.

C’è un primo passo da fare: superare l’abituale e crudele silenzio reciproco, oscuramente in agguato l’uno dell’altro. Antonio Mathis sente di essere uscito dal suo guscio e trova finalmente il coraggio di parlare alla suora. Si chiama Serena ed è una novizia. I due avviano un dialogo al tempo stesso intimo e vigoroso. Sembrano conoscersi da sempre. Antonio si sente preso, è intrigato ma non c’è carnalità nei suoi pensieri.

Sono questi i passaggi più belli e significativi della narrazione. I colloqui rubati alle ore della notte (Serena assiste un malato terminale), in un angolo creato tra l’ingresso di un appartamento e il pianerottolo, sono a tratti ingenui e tumultuosi. Espressioni essenziali, intense e ricche di variazioni emotive. La loro timida complicità diviene aggregante. Le parole si fanno coraggiose e viene abbattuto ciò che resta dell’iniziale muro di paura e silenzio. L’autore scava nell’IO dei protagonisti; abilmente ci presenta ogni aspetto emotivo che vivono. È una scrittura che scuote l’anima aprendosi verso profonde riflessioni. Sarà la giovane Serena, appena ventenne, a tenere le fila del dialogo. Emerge tutta la sua bella personalità. È curiosa, ansiosa di sapere e vuole dire tante cose. Appare vulcanica e imprevedibile.

Delicato e puro il contatto che prova il loro reciproco bene. Serena guida il dito di Antonio sulla tempia, sotto la benda stretta. Percepisce la vena che pulsa dolcemente e i capelli. “Ho i capelli” dirà Serena… “Non sono una suora”. Poi sarà lei ad allungare la mano, sotto la giacca, per sentire il cuore di Antonio… quel cuore che ebbe un ingorgo violento e tornò calmo quando percepì la pressione sul petto della mano di Serena.

Nel finale, c’è anche lo spazio per apprezzare un piccolo giallo. Ci sarà uno smarrimento che potrà essere recuperato se si avrà la forza di affrontare un viaggio decisivo. Nel complesso, posso affermare di aver apprezzato questa nuova lettura: un romanzo da assorbire parola per parola… una storia che propone l’incontro tra due anime pure in cerca di una nuova vita da vivere. Destini che, inconsciamente, bramano un futuro non ancora arrivato ma certamente desiderato.

Giovanni Arpino è nato a Pola nel 1927 ma ha trascorso quasi tutta la sua vita a Torino. L’esordio risale al 1952 con Sei stato felice, Giovanni (Einaudi). Nel 1964 vince il Premio Strega con L’ombra delle colline (Mondadori). Nel 1972 è finalista al Premio Campiello con Randagio è l’eroe (Rizzoli). Nel 1980 si aggiudica il Premio Campiello con Il fratello italiano (Rizzoli). Vince il Premio Cento nel 1982 con Il contadino Genè (Garzanti). Ha scritto sedici romanzi e quasi duecento racconti. È anche autore di libri per ragazzi e di raccolte di poesie. Nella sua intensa attività ha collaborato anche con alcuni giornali come “La Stampa” e “Il Giornale”. Giovanni Arpino è morto a Torino il 10 dicembre 1987.
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La suora giovane di Giovanni Arpino
Ed.  Ponte alle Grazie, 1959
Pag.: 131  € 12,50 – EAN: 9788868337322

 

    di Stefano Carnicelli
      (27/07/2021)

 

 

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