Un nuovo ordine per nuovo giornalismo

Un nuovo ordine per un nuovo giornalismo. Alcune considerazioni sulla fase alquanto critica che sta vivendo il giornalismo non solo italiano. Da questa situazione si esce solo mettendo mano con coraggio e senza indugio alcuno ad una nuova stagione di impegno
di Enrico Paissan

Un nuovo ordine per nuovo giornalismoUn nuovo ordine per nuovo giornalismo. Elezioni dell’Ordine di metà ottobre 2021. Alcune considerazioni sulla fase alquanto critica che sta vivendo il giornalismo non solo italiano, ma che nel nostro Paese finisce per assumere connotati specifici in ragione delle modalità storiche di strutturazione del sistema editoriale/informativo.

Gli effetti dello straordinario ed ininterrotto processo di di innovazione tecnologica che ha investito il comparto della informazione/comunicazione e più in generale quello della conoscenza hanno modificato in profondità i paradigmi stessi del settore, determinando una preoccupante e drammatica caduta dell’occupazione e un rilevante restringimento della filiera editoriale/produttiva soprattutto della carta stampata: basti pensare alla brutale, improvvisa e traumatica chiusura del “TRENTINO” e della “GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO” ai due poli geografici del nostro Paese.

Grande è al proposito la responsabilità della politica e delle istituzioni che hanno assistito pressoché passivamente ed inerti a questi fatti, ma altrettanto evidente è il peso che grava sulle spalle degli attori/protagonisti dell’informazione, a partire dagli editori e, pur in seconda fila, dall’insieme della nostra categoria che non è stata in grado di elaborare un proprio, compiuto ed organico punto di vista rispetto a quella vera e propria rivoluzione industriale e culturale. E così, spesso le varie, ricorrenti crisi sono state affrontate con un respiro corto, volta per volta, senza una vera strategia complessiva, finendo in tal modo anche per mettere in grave pericolo il bilancio dell’istituto di previdenza della categoria.

Un nuovo ordine per nuovo giornalismo. Da questa situazione si esce solo mettendo mano con coraggio e senza indugio alcuno ad una nuova stagione di impegno dell’intero mondo del giornalismo italiano e a nette scelte di cambiamento: attuando in primo luogo una profonda RIFORMA del nostro Ordine che a tutt’oggi è governato da una legge – la n.69 del 1963, era geologica della comunicazione – che appare inadeguata ad affrontare le complesse problematiche dell’oggi.

Un nuovo ordine per nuovo giornalismo. Per non parlare di misure altrettanto urgenti che attendono da tempo risposte positive quali la modifica dell’ACCESSO alla professione in un mercato in rapidissima trasformazione, con l’emergere di figure professionali del tutti inedite e figlie del processo di innovazione, e della questione,  da sin troppo tempo irrisolta, di garantire per davvero un EQUO COMPENSO alle migliaia di colleghe/i pubblicisti e di free lance, che di “libero” spesso non hanno proprio nulla e che rappresentano un elemento sempre più vitale nel lavoro di ogni giorno.

 

di Enrico Paissan
  (17/09/2021)

 

 

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