Le Sorelle Macaluso

Cinque sorelle in tre età diverse, alle prese con i sogni, le gioie e i drammi di una vita da conquistare, nell’adattamento di Emma Dante del suo spettacolo teatrale Le sorelle Macaluso, in concorso a Venezia 77.  
di Mauro Donzelli 

Le Sorelle MacalusoUn film sul tempo, sulla memoria che interviene a regalare ancora lampi di passato mentre l’orologio avanza implacabile. Il tempo che impone la sua presenza sulle cose, gli oggetti, le città, creando un’ulteriore ragnatela di memoria, quella che ci circonda. Le sorelle Macaluso è l’adattamento per il cinema dell’omonima pièce teatrale di Emma Dante vincitrice del Premio Ubu, che ne cura, oltre alla regia, anche la sceneggiatura insieme a due scrittori, Giorgio Vasta e Elena Stancanelli, che danno un’apertura letteraria e narrativa a questa storia.

Sono cinque le sorelle del titolo, di età diversa, nel primo capitolo hanno dai 9 anni ai 18, prima di rivederle nelle altre due parti, da adulte e da anziane. Chi nel frattempo scompare viene sempre raccontata insieme alle altre, ma cristallizzata all’età della morte. Vivono in un appartamento all’ultimo piano della periferia di Palermo, troppo sgarrupato per definirlo attico. Sono Katia, Pinuccia, Maria, Lia e Antonella e come ogni fratello o sorella battibeccano continuamente, sono fracassone, la differenza d’età crea dei piccoli gruppi, fra istinto di protezione e una vita senza genitori, in cui sono delle colombe a provvedere al loro sostentamento. Un simbolo potente di libertà e bellezza che accompagna le sorelle.

La prima parte delle stagioni delle Macaluso, quella più solare dell’infanzia, è l’estate, le porta al mare, in una cornice piena di vita e rituali eterni, dai panini preparati per pranzare in spiaggia ai costumi, nuovi o ricavati. Non mancano le canzoni, a far da vitale colonna sonora prima di spegnersi nelle fasi successive: quella della responsabilità adulta e quella della vecchiaia.

Come detto, le sorelle morte restano in scena, così come i segni del tempo incidono sui volti, le vite, il volume con cui parlano e la costanza con cui battibeccano. Le strade si dividono, come è naturale, per alcune di loro. Un’ora e mezza in cui la Dante condensa la vita, le loro vite, messe costantemente in gioco in quel viaggio capriccioso che percorriamo tutti noi, pieno di curve e salite, di pericoli dietro l’angolo ma anche del coraggio leonino infuso quando si hanno i compagni di viaggio giusti. È un miracolo, nonostante tutto ci vuole raccontare la regista palermitana, alternativamente giocoso e funereo, malinconico e speranzoso.

Ci verrebbe da dire che abbiamo più amato la prima parte, così come nella vita si guarda con sempre maggiore nostalgia alla giovinezza, in un film che è un commovente viaggio di volti, corpi, credibili anime fragili, pronte a sbagliare e con difficoltà a riconoscerlo. Ragazze, donne, esseri umani come tutti noi, in cui è facile proiettare ricordi e rimpianti. Un merito non da poco per una storia nata per il teatro e resa cinema grazie a una narrazione fluida o compassata, che respira ai diversi ritmi delle stagioni della vita. Un dedalo in cui districarsi, fra scelte impossibili e raggi di luce in stanze buie, rancori dal tempo – ancora lui, antagonista instancabile – resi sempre più amari. Ma la forza rimangono loro, le sorelle, al plurale, e con loro la casa in cui vivono insieme agli stessi mobili, agli stessi oggetti, agli stessi lavoretti mai fatti. (  https://www.comingsoon.it  )

    di Mauro Donzelli
     (14/09/2020)

 

 

 

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