Filosofia politica di Gatti Roberto

Filosofia politica di Gatti Roberto. L’autore passa in rassegna alcuni caratteri di fondo dell’intreccio tra epistemologia e pensiero politico nel positivismo, nello storicismo e nel marxismo.
di Luca Mori 

Filosofia politica di Gatti Roberto Filosofia politica di Gatti Roberto. Il volume fa parte di una collana di “strumenti universitari di base” e, quindi, viene presentato come un manuale introduttivo allo studio della filosofia politica. L’autore, tuttavia, non ha voluto semplicemente aggiungere, alle tante esistenti, un’altra esposizione di tipo storico, scandita in termini cronologici; piuttosto, l’idea è quella di proporre un manuale costruito per nuclei tematici, utile sia agli studenti ma anche a chi è impegnato nella didattica o nella ricerca.

Il primo capitolo affronta i dibattiti sullo statuto della filosofia politica, in particolare quelli tra approccio ermeneutico e approccio normativo: semplificando e sorvolando sulle molteplici varianti dell’uno e dell’altro filone teorico, l’alternativa è tra chi si concentra sull’interpretazione dell’evoluzione storica delle relazioni politiche – ritenendo che la ragione non possa «sollevarsi al di sopra della condizionatezza temporale e sociale» (come nel caso dello storicismo) – e chi, proponendo una concezione generale del bene o del giusto, e presentandola come conseguimento di una ragione capace di trascendere la condizionatezza delle relazioni storicamente situate, ne fa il criterio per valutare, criticare ed eventualmente mutare le relazioni sociali e politiche esistenti. Sono esempi di quest’ultima opzione l’espediente teorico della fictio di un patto originario, oppure il rinvio alle implicazioni dell’agire discorsivo e alle caratteristiche di una comunità discorsiva ideale. Un’ulteriore domanda, presentata da Gatti come cruciale, è quella «se dimensione ermeneutica e dimensione normativa esauriscano lo statuto della filosofia politica o se la loro connessione non richieda il riferimento a un piano ulteriore, cioè quello metafisico, che comporta di misurarsi, pur in forme che possono essere evidentemente diverse, con il problema del fondamento ultimo del vivere politico […]» (p. 13).

L’autore passa in rassegna alcuni caratteri di fondo dell’intreccio tra epistemologia e pensiero politico nel positivismo, nello storicismo e nel marxismo, per delineare premesse e caratteri della «riabilitazione della filosofia pratica»: dal ruolo riconosciuto al «verosimile», al «probabile» e al «ragionevole» nella teoria dell’argomentazione di Perelman, fino al politeuestai su cui richiamò l’attenzione Hannah Arendt, insistendo sulla centralità del discorso pubblico relativo al bene comune, come unico spazio in cui può darsi una libertà propriamente politica, non confinata all’ambito privato né condizionata dall’economia; dall’agire comunicativo di Habermas – trattato con un’analisi attenta del concetto di «situazione discorsiva ideale», delle nozioni collegate e della distinzione tra consenso su regole morali e accordo su norme giuridiche –; fino al pensiero di John Rawls, dalla teoria della giustizia alla concezione del liberalismo politico.

Il secondo capitolo propone un interessante excursus sulle premesse antropologiche del pensiero politico, a partire dalla psyché di Platone e dall’“animale politico” di Aristotele fino alle concezioni di Machiavelli, Hobbes, Locke, Rousseau, Marx, Hegel, Maritain e Mounier. Benché il carattere introduttivo e il disegno complessivo del volume costringano l’autore ad essere molto selettivo, non mancano, di volta in volta, i cenni a pensatori rappresentativi, le cui analisi convergono o entrano in tensione con quelle dei filosofi maggiormente trattati, nonché ad alcuni saggi di letteratura secondaria.

Nei successivi capitoli dedicati a “giustizia”, “autonomia”, “potere”, “libertà” e “bene comune”, la trattazione di filosofi di varie epoche, e l’attenzione riservata ad alcuni nodi emblematici del pensiero contemporaneo, fanno cogliere chiaramente uno dei maggiori pregi dell’esposizione per nuclei tematici: il raffronto tra le riformulazioni dei temi passati in rassegna introduce il lettore al metodo e allo stile caratteristici della “storia concettuale”.

La sezione antologica, pur succinta, ha il suo pregio nell’essere stata pensata per evidenziare alcuni passaggi centrali nel pensiero dei filosofi tradizionalmente più discussi, o per illustrare grandi “fratture” nella tradizione del filosofare politico (ad esempio, quella tra l’impostazione aristotelico-tomista e l’impostazione hobbesiana: p. 193).

Concludendo, nell’economia complessiva del volume – che tra l’altro accompagna l’esposizione dei capitoli con una fitta trama di citazioni degli autori trattati, distribuite nel testo – il lettore troverà un buon esempio di un’utile e stimolante storia concettuale della filosofia politica. Per chi volesse approfondire, infine, la terza parte del volume contiene un’agile raccolta di indicazioni bibliografiche essenziali, per la didattica e la ricerca, sulle questioni generali e sui singoli concetti tematizzati nel volume.  (http://www.recensionifilosofiche.info )

 

Gatti Roberto, Filosofia politica
Brescia, La Scuola, 2007
Pag. 284, € 23,00, ISBN 9788835021476

 

    Generica
  (07/05/2022)

 

 

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