La coscienza di Zeno

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, riporta su carta le trasformazioni radicali dell’assetto societario europeo.  Reale successione temporale, in un unico tempo soggettivo, che mescola piani e distanze.
di Beatrice Borini

Un classico della letteratura italiana, un vero capolavoro che ha lasciato il segno. Molto diverso dai precedenti romanzi dello scrittore triestino Italo Svevo, La coscienza di Zeno riporta su carta le trasformazioni radicali dell’assetto societario europeo, le nuove teorie della psicanalisi e della relatività, e un mondo fatto di inetti.

Attraverso soluzioni stilistiche nuove, che inaugurano un diverso tipo di letteratura, più introspettivo e meno naturalistica, Svevo narra l’esperienza umana, sondandone ogni aspetto. Attraverso una sorta di memoriale, che Zeno scrive sotto prescrizione del suo medico psicanalista Dottor S. e che lo stesso si è deciso a pubblicare, quasi per far dispetto al suo paziente che si è sottratto alla cura prima di averla portata a termine, l’autore racconta la vita del protagonista, le sue paure e la sua psicologia.

“Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s’intende, sa dove piazzare l’antipatia che il paziente mi dedica.”

Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità.

Gli eventi non vengono presentati secondo la reale successione temporale, ma sono inseriti in un unico tempo soggettivo, che mescola piani e distanze, dove il passato riaffiora continuamente e si intreccia al presente. A ogni tema fondamentale viene dedicato un capitolo: dal vizio del fumo al rapporto con il padre e alla sua morte, dal matrimonio al rapporto con l’amante. Per ultimo viene appunto il capitolo dedicato alla psicanalisi, in cui Zeno si sfoga con il suo psicanalista e dichiara di essere guarito.

” Che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.”

Inetto, nevrotico, un malato immaginario, Zeno è un narratore inattendibile. È il suo medico a denunciarlo, nella prefazione. Quelli che racconta attraverso la sua autobiografia sono nient’altro che autoinganni inconsci, con cui egli cerca di far tacere i sensi di colpa. L’ironia oggettiva con cui il protagonista viene presentato ci fa dubitare delle motivazioni da lui adottate per giustificarsi. Zeno Cosini ha un disperato bisogno di salute, di normalità, ma quando arriva a scoprire che la salute degli altri è anch’essa malattia, che le sue imperfezioni – e la loro accettazione – lo rendono normale molto più di chi si crede perfetto e non lo è, gli fanno capire di essere completamente guarito.

“La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure.”

Un libro che vi farà riflettere e, se pensate che è stato scritto più di 90 anni fa, vi farà ragionare sul senso della vita. (  https://www.langolodeilibri.it  )

 

Italo Svevo “La coscienza di Zeno”
Ed Mondadori, 1923
pagine 434 Euro 10,00 
EAN 9788804492948

 

       di Beatrice Borini
          (17/03/2021)

 

 

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