SAT, prevenzione antincendi e risorse idriche

Sat, la vicenda dello Stivo, che andò completamente distrutto da un furioso incendio, scotta ancora. Cambiamenti climatici influiscono anche sugli approvvigionamenti idrici nelle strutture in quota.
Redazione

 

SAT, prevenzione antincendi e risorse idrichePrevenzione antincendi e risorse idriche, le allerte sulle quali si concentra quest’anno l’attenzione dei gestori dei rifugi SAT.  Sono principalmente due i temi affrontati durante l’incontro tra la Commissione Rifugi e i gestori dei rifugi SAT, che si è tenuto ieri pomeriggio alla Casa della SAT: la sicurezza anti incendi e il problema acqua.

In occasione dell’apertura ufficiale infatti, da sempre fissata attorno al 20 giugno (ma moltissimi rifugi in questi ultimi anni hanno anticipato l’apertura), la riunione ha il compito di dirimere, in un confronto serrato, i temi e problemi del momento.

La vicenda del Tonin, che il 28 dicembre 2016 è andato completamente distrutto da un furioso incendio, scotta ancora sulla carne viva dei satini e dei gestori di rifugio, perché quel frangente, che per fortuna si è risolto senza danni alle persone, ha palesato in tutta la sua gravità, come un’evenienza di quel genere possa accadere in qualsiasi momento, a qualsiasi ora del giorno e della notte, in totale assenza di cause apparenti.

Per questo la dirigenza SAT ha invitato l’ingegner Gabriele Pilzer, tecnico del Servizio Anticendi e Protezione Civile del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Trento, per un ripasso ed un aggiornamento, sulle normative in vigore e sulla prevenzione. L’ingegner Pilzer fu uno dei tecnici che intervenne quel 28 dicembre, pertanto pienamente a conoscenza della dinamica dell’incendio. Un focus approfondito quindi sul decreto 81 (ex 626) sulla normativa che oggi si applica, non soltanto ai pubblici esercizi, ma anche ai rifugi, non senza enormi difficoltà, dovendo a volte intervenire su strutture del 1800 a 2.500 metri di quota. “SAT – informa Pilzer – è sul problema, tanto da aver introdotto nei propri rifugi un dispositivo non obbligatorio: il rilevatore di fumo, anche se nonostante questa attenzione in più, sono numerosissimi gli elementi che concorrono ad evitare l’espandersi di un incendio”

Un altro tema di strettissima attualità riguarda le risorse idriche, i cambiamenti climatici stanno stravolgendo i paradigmi degli approvvigionamenti idrici soprattutto nelle strutture in quota. I rifugi SAT prelevano acqua al 28% dalla sorgente, nel 22% dei casi dal torrente, all’8% dai laghi, l’11% usa acqua piovana, il 14% dipende dallo scioglimento della neve e solo il 17% è collegato all’acquedotto.

Inutile dire che la carenza di precipitazioni e soprattutto di accumuli di neve in quota inquieta, e inquieta parecchio. Che fare? A cura dei gestori i controlli continui ai punti di captazione, serbatoi, condotte, riduzione della pressione nei circuiti, chiusura delle docce in caso di deflussi minimi, tenendo anche un diario della disponibilità delle portate. Secondo fronte la sensibilizzazione nei confronti degli escursionisti, a questo proposito SAT ha preparato un cartellone sulla necessità impellente di utilizzare meno acqua possibile, un manifesto, uguale per tutti i rifugi per informare e rendere consapevole la clientela delle particolari condizioni che si sono venute a creare, un primo ma non unico strumento (servirà anche una incessante comunicazione verbale) per far fronte al problema.

In occasione dell’incontro Marcella Morandini ha consegnato la targa di identificazione info point ai rifugi SAT che rientrano nell’area “cuore” Dolomiti Unesco: Rifugio Antermoia, Roda di Vael, Vajolet,  Silvio Agostini, Tosa e “T. Pedrotti”, Tuckett e Q. Sella, XII Apostoli, Rosetta “G. Pedrotti”,  Velo della Madonna. (  http://www.sat.tn.it/  )

 

    Redazione
 (02/06/2017)

 

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