Ultima copia, chiude il Giornale Trentino

Ultima copia, chiude il Trentino, sono stato innamorato di questo giornale sin dall’inizio, un amore cieco. L’ultima storia che ho avuto la fortuna di raccontare è quella di un soldato triste il giorno di Natale.
di Andrea Selva 

Ultima copia, chiude il Giornale TrentinoL’ultima copia del Trentino: eccola qua. Il giornale a cui ho voluto un bene incondizionato, fin dai tempi, ormai lontani, in cui mio padre mi raccontò che era il foglio fondato dal Comitato di Liberazione, il giornale che dovevi comprare per trovare le notizie che dovevano essere lette. Erano anni in cui i giornali andavano (veramente!) a ruba. E anche questa storia comincia con un furto: quello che commettevo ogni mattina quando prelevavo il giornale dalla cassetta postale del nostro vicino di casa (abbonato storico) per restituirlo (stirato alla perfezione) dopo la lettura. Ovvio che – quando venne il momento – fu quello il giornale a cui mi presentai, senz’altra raccomandazione di alcuni scritti nello zaino.

Sono stato innamorato di questo giornale, di un amore cieco, al punto che quando mi chiamò l’altro giornale dissi “no grazie”, troncando la telefonata, senza pensarci due volte. Una scelta di cui non mi sono mai pentito, perché questo è il giornale che mi ha dato spazio e libertà (a me e ai miei colleghi), il giornale che mi ha consentito di raccontare ogni settimana “i fatti miei” in prima pagina, il giornale che mi pagò l’avvocato quando un politico di grido mi citò a giudizio (perdendo) con una richiesta di 400 mila euro. Il Trentino è il giornale che mi ha concesso di firmare anche centinaia e centinaia di pezzi su Repubblica e che mi ha lasciato fare quando – qualche anno fa – ho cominciato a riprendere il mondo con una telecamera comprata in svendita al supermercato.

Il primo articolo non lo ricordo, perché stavo pensando già al secondo. E poi al terzo, al quarto e così via, in questa corsa a perdifiato (e senza sosta) che si chiama “cronaca”. L’ultimo articolo, invece, è quello che non ho scritto perché non ne abbiamo avuto il tempo: dalla sentenza di condanna a morte all’esecuzione sono passate poche ore, nemmeno il tempo di fumare “l’ultima sigaretta”. Ma che senso ha cercare colpevoli (e dare la colpa alla pandemia) in questo mondo di cambiamenti magnifici (e crudeli) in cui il vecchio negozio di dischi dove trascorrevo interi pomeriggi, sgomitando fra gli altri ragazzini, si è ritirato in un seminterrato dove vende (finché dura) spartiti musicali che puoi comprare comodamente in rete? PS: riconoscente per i bei tempi andati, anche l’altro giorno ho comprato uno di quegli spartiti per il mio piccolo pianista. Le cose in cui credi (compresa l’informazione) si sostengono così: mettendo mano al portafogli. Perché – dicono gli esperti di marketing – se un bene è gratis, vuol dire che il prodotto sei tu.

Abbiamo due certezze: 1) oggi un giornale è morto; 2) di giornalismo ci sarà sempre bisogno. E poi una terza, che è la legge fondamentale di chi fa questo mestiere: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla” (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, cioè Alessandro Baricco).

Ultima copia del Trentino. L’ultima storia che ho avuto la fortuna di raccontare è quella di un soldato triste il giorno di Natale. Una storia che ha raggiunto 2 milioni di persone, grazie anche al sorriso dolce di un ragazzo che oggi andremo a salutare al cimitero in Val di Fassa. Che brutto periodo ragazzi, ma quanto è bella la vita (e il raccontarla) anche ai tempi del Covid. Grazie a tutti per l’attenzione che avete riservato a questo giornale: per noi giornalisti è il bene più prezioso.  ( https://www.giornaletrentino.it/  )

 

di Andrea Selva
(16/01/2021)

 

 

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