Un matematico sul lettino

Un matematico sul lettino. Secondo uno dei più noti dogmi di quella religione atea, o superstizione razionalista, che Sigmud Freud battezzò psicoanalisi.
Redazione

Oddifreddi-matematicoUn matematico sul lettino. Secondo uno dei più noti dogmi di quella religione atea, o superstizione razionalista, che Sigmud Freud battezzò psicoanalisi, e che Vladimir Nabokov più accuratamente descrisse come psichiatria vudù, le invidie dei membri del gentil sesso si concentrerebbero sul membro dell’altro sesso.

Anche i matematici, naturalmente, come le signore analizzate dal grande stregone viennese, reprimono la loro brava invidia. Ma non nei confronti  del pene: sembra infatti che fu proprio l’esplosivo membro del famoso analista Gosta Mittag- Leffler ( nel senso di specialista di analisi matematica, e non di praticante freudiano. Anche se, ovviamente, tout se tiens ), sul quale si erano concentrate le attenzioni della signora Nobel, a far decidere ad Alfred ( Li si, invidioso) di non istituire un premio per la matematica…

L’invidia del matematico è, semmai, rivolta a quello che Woody Allen chiamò il suo secondo organo preferito: il cervello. O meglio, a quell’emisfero cerebrale destro che si contrappone al suo, secondo la lateralizzazione delle funzioni scoperta da Roger Sperry. Se, infatti, la matematica costituisce l’espressione più sublime dell’attività razionale ( sinistra), essa rappresenta anche la forma più sublimata dell’attività artistica ( destra). E, secondo la predicazione del profeta dell’inconscio, dove c’è sublimazione palese, c’è anche repressione nascosta, e dunque invidia latente.

Quando Pino Donghi mi invito a tenere una serie delle prestigiose << Lezioni italiane>> organizzate dalla Fondazione Sigma-Tau e dall’Editore Laterza , decisi allora di cogliere l’occasione per offrirmi una terapia pubblica di autoanalisi, con Umberto Eco  nell’insolito ruolo del psicoanalista virtuale.

Questo libretto riporta la trascrizione dell’associazioni libere emerse nel corso di tre sedute nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, il 29,30,31 marzo 2004. Esse mascherano una triplice invidia del matematico neo confronti della penna dello scrittore, del pennello del pittore e della bacchetta del direttore d’orchestra: invidia che si manifesta in un delirio di potenza che lo spinge a ridurre il fecondo calore, o la calda fecondità, dell’arte agli “aridi” numeri dell’ aritmetica, o alle “fredde” forme della geometria.

Com’è tipico della psicoanalisi, oltre che del vudù, la terapia non ha prodotto alcun esito serio,  e il matematico continua imperterrito a credere nella superiorità dei suoi mezzi di analisi. Confortato, in ciò dall’esperienza dell’altissimo poeta che, giunto di fronte all’assoluto, fu costretto a confessare: << non eran da ciò le proprie penne >>. E non lo erano neppure i propri pennelli e le proprie bacchette, se il Paradiso dovette appunto concludersi more matematico , con un << geometra che tutto s’affige per misurare lo cerchio>>.

Ma, come nel viaggio, anche nell’analisi ciò che importa è il percorso, più che il raggiungimento di una meta. Ringrazio dunque i compagni di strada che me l’hanno repo possibile e piacevole: Pino Donghi, che me l’ha organizzato; Umberto Eco e Anna Vicari, che mi hanno assistito dal capezzale e dalla sponda del lettino; il maestro Roberto Cognazzo, che mi ci ha cullato con il pianoforte; e l’Editore, che ora pubblicala trascrizione delle sedute. Un ringraziamento particolare al mio inconscio, che, dopo aver acconsentito a lasciar emergere parzialmente alcune delle sue invidie, può finalmente tornare a inabissarsi. Quanto al mio conscio, dopo le fatiche del lettino, passerà volentieri ai riposi del letto.

…dal Libro “ Penna pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico” di  Piergiorgio Odifreddi

 

    Redazione
 (23/08/2016)

 

 

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