Daniza, si riapre l’inchiesta

Il Gip di Trento Carlo Ancona respinge la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte dell’orsa Daniza durante il tentativo di cattura e riapre l’inchiesta. 
di LAC Lega Abolizione Caccia

 

orsoTrento – LAC Lega Abolizione Caccia ONLUS per la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol, associazione sia ambientalista, sia animalista, apprezza che il Giudice per le indagini preliminari di Trento, Carlo Ancona, abbia respinto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte dell’orsa Daniza durante il tentativo di cattura e riaperto l’inchiesta. Troppi i punti oscuri. Per il giudice è necessaria una ulteriore fase investigativa riguardo le azioni del veterinario che narcotizzò e uccise l’orsa il 10 settembre 2014.

Il Gip Ancona, il 10 febbraio 2015, ha depositato il provvedimento con il quale ha respinto la richiesta della Procura di archiviazione dell’inchiesta sulla morte dell’orsa durante il tentativo di cattura. Il giudice ha riconosciuto come corretta la ricostruzione della Procura, ma ritiene che si possa individuare la responsabilità del veterinario che ha preparato la dose per narcotizzare l’orsa Daniza.
Il giudice osserva che si possa accusare il veterinario per il reato di maltrattamento di animali, si tratta di una contravvenzione per la quale è sufficiente una condotta colposa. La Procura aveva escluso anche questa contravvenzione dal momento che aveva ritenuto che il veterinario avesse comunque agito in un quadro normativo chiaro, ovvero, secondo la Procura, le operazioni di cattura dell’orsa rientravano in un caso previsto dalle norme e anche dai protocolli.

Il Gip Ancona, puntualizza che è vero che il protocollo prevede la possibilità di catturare gli orsi problematici, ma non di ucciderli. Per questo il giudice ordina alla Procura di iscrivere il veterinario sul registro degli indagati.

La Procura aveva osservato che l’ordinanza è stata adottata seguendo il “Piano di azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi”, però, contestualmente, il veterinario non ha avuto «un’adeguata capacità di contrastare in modo efficace la complicanza della narcosi sostanziatasi nell’ipossiemia indotta dall’uso della medetomidina. Nel momento topico si è verificato un inappropriato approccio da parte del veterinario»

LAC sostiene che non era necessario catturare la mamma orsa Daniza, sarebbe stato sufficiente seguirla, tramite il radio collare di cui era fornita e lasciarla andare in letargo con i piccoli. La Provincia insisteva, però, nel voler catturare l’orsa e l’assessore Michele Dallapiccola ci aveva assicurato, il 3 settembre 2014, in occasione della consegna delle prime 65.000 firme raccolte con la nostra petizione (attualmente a oltre 72.000), che avrebbero usato il modo meno traumatizzante possibile.

Solo pochi giorni dopo, cosa ha indotto una tale brusca accelerazione delle operazioni e la scelta di usare un metodo riconosciuto come rischioso e che già aveva ucciso altri orsi in Trentino?

Il veterinario non ha agito con adeguata competenza nel preparare il materiale, predisporre la presenza di collaboratori e tenersi pronto ad ogni eventualità. La squadra di cattura di Daniza ha dimostrato poca o nulla professionalità, incapacità di apprendere dagli errori commessi in passato con altri tre orsi morti in precedenza per cause direttamente o indirettamente collegate all’anestesia.

Rimarrà, comunque, il dubbio: si trattò di insufficiente preparazione medica o di precisa volontà di uccidere?

Uno slogan della PAT recita: “Ha condiviso le grotte con i nostri avi, le montagne con i nostri padri, e le culle con i nostri figli. L’orso: parte della nostra storia.” Speriamo tanto che non si intenda una storia finita per sempre.

 

    di LCa Lega Abolizione Caccia
           (07/03/2015)

 

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