Ecco chi muove i fili del sistema invisibile padrone dei nostri destini. Cancel culture, guerre cognitive, Big Tech e libertà. Esce in libreria il nuovo libro di Marcello Foa. Gli stregoni della notizia. “Pensavamo di essere padroni del nostro destino mentre altri decidevano per noi”.
di Andrea Indini
Il Sistema invisibile padrone dei nostri destini. “Perché non siamo padroni del mondo”. Per Marcello Foa non è una domanda. Sa che è così. D’altra parte ce lo aveva già spiegato anni fa dando alle stampe il suo – al tempo avveniristico, oggi possiamo dire predittivo – Gli stregoni della notizia. Il punto è che per l’ex presidente Rai, firma storica del nostro Giornale ed ex responsabile del Giornale.it, la vita di ognuno di noi è profondamente condizionata da fattori che sono al contempo visibili e invisibili e che vanno identificati, se si vuole capire davvero il malessere che colpisce le società occidentali.
Foa lo fa con coraggio e autorevolezza nel suo ultimo libro Il sistema (in)visibile (Guerini e Associati). “Pensavamo di essere padroni del nostro destino – si legge – mentre altri, in luoghi che nemmeno immaginavamo e che non necessariamente coincidevano con governi e parlamenti, decidevano per noi”.
Marcello, qual è oggi lo stato di salute della democrazia?
“Non è positivo. In tutti i Paesi occidentali c’è uno scollamento tra la volontà popolare espressa col voto e la reale capacità di riforma dei governi.”
Dove nasce questo scollamento?
“Da un fatto storico, noi vincemmo la guerra contro il comunismo sovietico anche perché esisteva una coerenza tra i nostri valori, una società a benessere diffuso con un capitalismo bilanciato anche da istanze sociali e la propaganda. Chiunque poteva osservarci e dire: ‘Gli occidentali vivono bene’. Dall’altra parte, invece, il paradiso dei lavoratori era un incubo fatto di oppressione e sussistenza. Questo confronto è stato decisivo per conquistare i cuori e le menti dei cittadini che vivevano oltre il muro di Berlino. Quando, però, è caduto il Muro, è caduta anche la coerenza tra i tre punti citati.”
Cosa è successo dopo?
“Sono cambiati gli obiettivi strategici. La globalizzazione non è solo un fenomeno economico, ma anche sociale, culturale, politico, istituzionale. Tende a uniformare mercati, popolazioni, culture e attua meccanismi per cui armonia ed equilibrio non sono più indispensabili. Anzi, diventano un impedimento. Il nuovo paradigma crea un paradosso: omologa disomologando. E troppo in fretta. Questo ha generato squilibri che paghiamo oggi; tra l’altro anche spostando i centri decisionali fuori dagli Stati ma pretendendo che la volontà del popolo sia ancora sovrana.”
Perché non capiamo più la nostra società?
“Perché nessuno spiega davvero le regole del gioco. La società è determinata da condizionamenti impliciti istituzionali, economici, sociali, psicologici, mediatici e ultimamente anche digitali che non vengono dichiarati né illustrati in modo esaustivo ma di cui i cittadini sentono gli effetti. Ci sono tante polemiche ma il quadro complessivo resta offuscato..”
Da qui il titolo del libro Il sistema (in)visibile?
“Certo collegando i condizionamenti espliciti a quelli impliciti il puzzle si compone e la nostra caotica realtà diventa comprensibile”.
A dividersi il potere sono i monopoli. La democrazia può conviverci?
“Fino a vent’anni fa il liberalismo e il capitalismo avevano una virtù: evitare l’eccesso di concentrazione di potere, anche economico, nel presupposto che la parità di opportunità fosse un requisito fondamentale affinché l’economia di mercato espletasse le sue innegabili virtù. Questo principio è caduto e oggi, senza ammetterlo, si incoraggia la creazione di oligopoli. Poche grandi aziende dominano singoli mercati.”
Non stai esagerando?
“Purtroppo no. Alla fine del 2021, la capitalizzazione di Apple era superiore al Pil di tutti i Paesi del mondo eccetto Stati Uniti, Cina, Germania e Giappone, mentre Microsoft era più ricca del 92% dei Paesi al mondo. Quando ci troviamo di fronte a queste realtà si genera uno squilibrio inaccettabile.”
Uno squilibrio mai risolto….
“Mai risolto perché il problema non viene mai posto. Si tende, al contrario, ad esaltare il potere e l’immagine di questi grandissimi gruppi. Prende così forma una doppia realtà: sopra abbiamo pochi leader di mercato in posizione dominante a livello mondiale, sotto l’insieme delle piccole e medie aziende che meritoriamente cercano di ritagliarsi uno spazio a distanza siderale dalle aziende leader. La sproporzione tra il potere dei pochi che stanno sopra e gli altri operatori è insostenibile.”
Come siamo arrivati fin qui?
“Parliamo spesso di conflitto di interessi, mentre la nostra epoca è caratterizzata dalla coincidenza di interessi tra la politica e il potere economico. Quando la globalizzazione divenne un obiettivo prioritario degli Stati Uniti, le grandi aziende sono state incoraggiate a espandersi in tutto il mondo, senza controlli e senza contrappesi. Politica e grandi aziende si sostengono a vicenda generando gli eccessi in cui viviamo.”
Qual è la concentrazione più potente?
“Sicuramente quella tecnologica, che rischia di violare i diritti fondamentali dell’individuo e snaturare le democrazie attraverso un sistema di sorveglianza generalizzato e implacabile, come già accade in Cina.”
Quando Trump è stato estromesso dai social, i media statunitensi, anziché indignarsi, si siano schierati contro di lui. Ti stupisce?
“La grande stampa non svolge più da tempo la funzione critica. È troppo vicina all’establishment. D’altronde, il 90% dei giornalisti è di sinistra e questo è indicativo”.
In Italia non va diversamente…
“Certo, tra gli anni Cinquanta e Sessanta c’è stato un cambio radicale di paradigma culturale. Un Paese cattolico come l’Italia divenne improvvisamente marxista e ciò si riverbera fino ai nostri giorni.”
Il Giornale, non a caso, è nato proprio in risposta al pensiero unico dominante in quegli anni.
“Quando è crollato il muro di Berlino, questa impalcatura cultural-mediatica si è trovata senza più un orientamento ideologico e ha cercato un nuovo faro.”
Quale?
“La globalizzazione. Oggi la stampa che trova origine nel marxismo è la principale stampella di questo sistema. Ha cambiato le idee ma non i metodi che restano omologanti: o sei nella corrente o finisci emarginato.”
Il potere passa anche attraverso il controllo della lingua. Dilagano campagne culturali come la cancel culture. Qual è l’obiettivo?
“L’estremizzazione di certi movimenti è esplosa quando l’establishment ha messo in pista qualunque forma di resistenza per far cadere Trump. Tra queste c’era anche l’utilizzo della protesta di piazza e dei movimenti sociali.”
I Black Lives Matters…
“Sotto Obama erano considerati estremisti e non avevano seguito, ma dopo il successo di Trump sono diventati funzionali all’establishment: servivano a metterlo in difficoltà e a ghettizzare i conservatori.”
Se andiamo a vedere i finanziamenti, ci accorgiamo da dove piovono tutti quei soldi…
“Se qualcuno li finanzia, vuol dire che ne apprezza operato e finalità. Se, poi, la vicepresidente di Black Lives Matter è anche un membro dello Young Global Leaders del World Economic Forum di Davos, il sospetto che non siano sgraditi a un certo establishment diventa plausibile.”
Si rischia lo stesso contro la Meloni e il nascente governo di centrodestra?
“Non mi stupirei. D’altronde c’è il precedente delle Sardine contro Salvini. Un movimento che fu creato dal nulla.”
Il libro spiega come sia possibile influenzare una società ed evidenzi l’importanza dei condizionamenti psicologici. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Non ho l’ambizione di prevedere il futuro ma parto da un aspetto positivo. Le crisi che abbiamo vissuto negli ultimi anni hanno favorito il risveglio della coscienza civile e democratica. Questo lascia ben sperare. Non c’è assuefazione. Però pesano diverse incognite”.
Quali?
“Che con la necessità di combattere una guerra strategica tra Stati Uniti e Cina, si possa eccedere nell’uso di tecniche che potrebbero compromettere i valori democratici sfociando nelle guerre cognitive di cui si parla pochissimo, ma che rischiano di trasformare ogni persona in un’arma.”
Fantascienza o realtà?
“Gli Stati Uniti le stanno già studiando proprio in funzione anti cinese. Ma fino a che punto le democrazie occidentali liberali possono spingersi nello studiare e applicare queste tecniche? Chi ci offre la garanzia che non vengano poi usate contro di noi? Questo è il grande dilemma. Il nostro futuro sarà positivo e quel che abbiamo costruito negli ultimi settant’anni non sarà compromesso, se tornerà a esserci una coincidenza tra valori, realtà e propaganda. È giunto il momento di affrontare tutti questi temi e portarli fuori da polemiche sterili e strumentali che impediscono una vera riflessione. Parliamone e torniamo ad essere padroni del nostro destino.” (https://www.ilgiornale.it )
di Andrea Indini
(10/10/2022)
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